The Climb 2: recensione e video recensione (Quest)

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Giocato su Oculus Quest 2

The Climb è stato, ed è tutt’ora, una delle esperienze più incredibili che è possibile provare in realtà virtuale. L’opera di Crytek è infatti riuscita nell’intento di far immedesimare completamente qualunque utente provasse ad approcciarcisi, grazie ad un impatto visivo sbalorditivo, un gameplay semplice ma millimetrico ed un feeling generale davvero incredibile. Dopo l’arrivo del primo capitolo su Oculus Quest, e dopo l’abbandono del mercato PCVR da parte di Oculus, non sapevamo tuttavia cosa ne sarebbe stato del già annunciato seguito di questa imperdibile perla tedesca; ma oggi possiamo finalmente svelarvelo, perché The Climb 2 esce esattamente tra qualche ora in esclusiva sullo standalone di Facebook. Dunque non perdiamoci in chiacchiere, e partiamo subito con la recensione del titolo più atteso della stagione per Oculus Quest.

Per chi fosse vissuto sulla luna fino a ieri, o per chi non ha mai assaporato l’ebrezza della realtà virtuale, The Climb è sostanzialmente un gioco di arrampicata, in cui – nel minor tempo possibile – dovrete scalare una discreta moltitudine di superfici con le vostre stesse mani; stando attenti ai pericoli che vi circondano, e tentando di non cadere rovinosamente da un dirupo. Un gioco per persone coraggiose, che non temono le altezze e che non si lasciano spaventare dalle imprese titaniche, ma che troveranno alla fine di ogni percorso un senso di realizzazione personale che ha davvero pochi eguali nel mondo della VR.

Questo secondo capitolo ci propone sostanzialmente lo stesso gameplay del prodotto originale, con due variazioni sul fronte del gameplay, nuove mappe ed un’ambientazione totalmente inedita.

Sul fronte ludico è esattamente tutto come lo ricordate. Muovendo le vostre mani virtuali all’interno dello spazio, dovrete aggrapparvi alle giuste sporgenze per tentare di raggiungere i tre checkpoint disseminati attorno alla parete rocciosa che state affrontando, facendo attenzione agli appigli pericolanti e cospargendovi costantemente le mani di magnesite. Quest’ultima polverina sarà infatti necessaria a mantenere una stamina sufficiente al passaggio da un appiglio all’altro, poiché la stessa tenderà a diminuire ogni qual volta rimarrete appesi con una sola mano alle sporgenze. La meccanica legata alla magnesite è senza dubbio l’elemento ludico più importante ed interessante dell’intera operazione, e ci viene riproposto pedissequamente anche in questa iterazione, regalandoci però un tempo di immissione decisamente minore.

Ma The Climb 2 non ne vuole sapere di dormire sugli allori, e stratifica ancora l’elemento legato alla stamina con una meccanica totalmente inedita. Nel nuovo arrivato in casa Crytek infatti, avremo la possibilità di resistere con una sola mano appesa all’infinito, sfruttando la sensibilità del trigger che stiamo premendo. Mantenendo il grilletto del controller esattamente a metà strada, avremo dunque la possibilità di resistere per un tempo indefinito aggrappati ad una piccola escrescenza rocciosa, sfruttando la mano libera per ripulire gli appigli inagibili, usare la magnesite e concentrarci su un salto particolarmente ostico.

A tal proposito, anche i salti subiscono un piccolo cambio. Se nell’opera precedente lanciarsi attraverso lo slancio delle proprie mani risultava molto impreciso, in questo caso sarà molto più semplice eseguire un balzo senza la pressione di alcun tasto, sebbene la possibilità di balzare da un punto ad un altro attraverso un comando diretto sia ancora possibile.

Ma la novità più grande in casa The Climb 2 è senza dubbio l’aggiunta di un ambiente urbano. Se nel precedente capitolo potevamo contare sulla compagnia di una baia soleggiata, un grosso canyon, un monte tirolese ed un freddo ambiente ghiacciato; in questo caso potremo compiere le nostre arrampicate anche su strutture costruite dall’uomo stesso, scalando grattacieli, grosse gru e balconcini pericolanti. Se da una parte questo va a snaturare concettualmente l’idea dello scontro con la natura, dall’altra arricchisce senza dubbio un roaster di ambienti che stava iniziando a stancare, proponendo soluzioni di level design più estrose ed originali.

Proprio sul fronte del level design però, The Climb 2 sembra fare un piccolo passo indietro rispetto alla precedente iterazione. Il primo titolo della saga non proponeva troppe varianti di percorso, ma ogni singola route riusciva a risultare stimolante ed immediata dall’inizio alla fine, proponendo un’unicità estremamente riconoscibile su tutti i livelli. In questo caso i percorsi alternativi si duplicano, ma si assottiglia parallelamente anche l’equilibrio millimetrico che ha sempre contraddistinto l’opera di Crytek. Non fraintendetemi: i livelli di The Climb 2 sono splendidi, ricchi e si sforzano evidentemente di proporre soluzioni inedite per il franchise, ma a volte, alcuni percorsi, non riescono nell’impresa di risultare perfettamente coes, ed inoltre alcuni di loro si assomigliano un po’ troppo.

Ed è proprio forse sull’ambiente urbano che i cali di ritmo dovuti al level design mostrano più il fianco, poiché per la prima volta sarà necessario aspettare un ascensore o attendere che il passaggio di una gru giunga al termine, sbilanciando un po’ il pacing di alcune sezioni, che potevano risultare effettivamente più adrenaliniche.

In generale comunque, il gameplay di The Climb 2 riesce a mantenere quell’immediatezza e quella soddisfazione propria del brand, osando quanto basta sul fronte delle meccaniche e del level design, con conseguenti bersagli centrati in pieno, ed altri toccati di striscio. Ma il gameplay in The Climb non è tutto, e l’impatto estetico – che rappresenta il secondo elemento centrale della produzione – riesce ad accompagnare con grande stupore le nostre matte corse verticali.

Ora, qui c’è da fare una piccola premessa. Su PC, il primo The Climb è stato straordinario, tanto che risulta ancora oggi una delle cose più belle in assoluto da vedere attraverso un HMD per personal computer. La versione Quest era invece sì sbalorditiva, ma esclusivamente perché messa in rapporto con l’hardware su cui il software stava effettivamente girando. In questo caso, Oculus ha deciso di tagliare la testa al toro e rilasciare soltanto la versione per Oculus Quest ed Oculus Quest 2, presentando di fatto un downgrade grafico consistente per tutti quelli che venivano dal primo, indimenticabile, capitolo. Il sottoscritto è una di quelle persone, e nonostante mi sia goduto il primo The Climb anche sullo standalone, ogni qualvolta mi veniva voglia di fare una scalata, attaccavo il link al PC e giocavo alla versione visivamente più ricca. Non sappiamo se ad un certo punto verrà rilasciata una versione enhanced per PCVR, ma visto l’andazzo in quel di Oculus non ci scommetterei poi troppo, e ci tocca analizzare l’unica versione ad oggi disponibile.

Detto questo, comunque The Climb 2 su Oculus Quest 2 fa veramente un lavoro egregio. Certo, rispetto alla controparte PC del primo capitolo le texture si abbassano di risoluzione, i poligoni si dimezzano e gli effetti di luce si fanno meno insistenti; ma l’impatto visivo generale è comunque meraviglioso, e riesce a superare anche il capitolo precedente in quanto ad elementi a schermo e dimensione delle mappe. Forse Tales from the Galaxy’s Edge era riuscito a spremere ancora di più i muscoli dell’hardware, ma se questo è il risultato dell’ottimizzazione made in Facebook per Quest possiamo comunque ritenerci soddisfatti, ed ammirare estasiati dei paesaggi che mai avremo potuto vedere attraverso un HMD standalone. Rimane comunque l’antipatico problema di pop-up degli elementi poligonali, che andranno a modificarsi a seconda della distanza del nostro sguardo; e che spero troveranno una risoluzione da qui a qualche patch post lancio. Da menzionare infine i tempi di caricamento, letteralmente dimezzati rispetto al capitolo precedente, e che rendono molto più facile una sessione mordi e fuggi tra un’attività e l’altra.

Anche i contenuti si ingigantiscono rispetto a The Climb. In questo caso abbiamo cinque ambientazioni diverse, a fronte delle tre disponibili nella prima versione per Oculus Quest e le quattro presenti nella versione PCVR; la quantità di personalizzazioni si amplia ancora, con orologi, guanti e fasce di varia natura; ed infine sarà anche possibile sfidare il fantasma di amici e sconosciuti con scontri a tempo personalizzati. Non stiamo parlando chiaramente di una modalità multiplayer tradizionale, ma della possibilità di confrontarci con tutti quelli che hanno affrontato un livello specifico, imparando da loro e sfidandoli virtualmente. Da non dimenticare poi la possibilità di scegliere ancora una volta sesso e colore della pelle per il nostro alter-ego; scelta ahimè non scontata in un clima come quello contemporaneo, ma che andrebbe resa obbligatoria per tutti i titoli VR che non presentano un elemento narrativo preponderante.

The Climb 2 prende tutto quello che funzionava del primo capitolo e ce lo ripresenta sotto steroidi; sia per quanto riguarda le meccaniche ludiche, sia per quanto riguarda contenuti ed impatto estetico. L’ultimo arrivato in casa Oculus Quest non è un prodotto migliore del primo capitolo in termini assoluti, ed anzi presenta una manciata di sbavature che non erano presenti nell’opera originale, ma che son figlie della rinfrescata generale che è stata data – giustamente – al prodotto. In ogni caso, chiunque abbia amato il primo capitolo, chiunque non l’abbia mai preso in considerazione e soprattutto chi si è affacciato da poco al mondo della realtà virtuale, troverà in The Climb 2 una delle esperienze più entusiasmanti della stagione, se non un gioco da portarsi nel cuore nei prossimi anni a venire. Dunque, ancora una volta, mille grazie Oculus Quest.

The Climb 2 è disponibile dal 4 Marzo 2021 su Oculus Store, compatibile con Oculus Quest ed Oculus Quest 2.

 

 

 




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