Se mi seguite da un po’ saprete sicuramente qual è il mio videogioco VR preferito. È quello che per la prima volta mi ha fatto vivere in VR le emozioni di Silent Hill e di Resident Evil tutte insieme; è quello che mi ha dimostrato con più convinzione le potenzialità dell’horror in realtà virtuale; è una gemma nascosta che purtroppo molti di voi non conosceranno. Fortunatamente, però, dopo esser stato relegato nei meandri di Steam in esclusiva su PCVR, questo grande videogioco arriva anche su PlayStation VR2, e adesso nessuno ha più scuse per non giocarlo.
Organ Quarter è l’opera prima di Outer Brain Studio, un team piccolo, anzi minuscolo, che ha dato però vita a un’opera meravigliosa, spaventosa, e a tratti avanguardistica, nonostante rimanga – ancora oggi – volutamente sporca e grezza. Ed è proprio forse la sua sporcizia formale e tecnica ad avermi fatto innamorare in modo così profondo del titolo di Dmitry Pirag e compagni, che riesce a entrarti dentro come pochi altri titoli VR – e oserei dire anche flat – sono riusciti a fare nell’ultima decade.
Per chi non lo conoscesse, Organ Quarter è un survival horror che ci mette nei panni di un uomo intrappolato nella sua casa, e che, quando si decide a uscire, si ritrova catapultato in un incubo senza fine. Il suo quartiere, e forse il mondo interno, è stato colpito da un virus che ha riempito le strade di mostri mutaforma in cerca di carne umana. Il vostro obiettivo è quindi quello di scappare dal palazzo dentro al quale vi eravate rifugiati, per poi proseguire nelle strade della città, nella metropolitana, nei parchi e nelle location adiacenti, alla ricerca della verità. È una narrativa bizzarra, non-lineare, molto vicina allo spirito di David Lynch e del cinema surrealista, che vi guiderà attraverso il suo sviluppo riempiendovi di domande, piuttosto che darvi risposte. Può piacere o meno, ma è innegabile il fatto che in realtà virtuale non esista niente del genere.
Tolto Resident Evil e un’altra piccola manciata di titoli, non esiste niente del genere nemmeno sul fronte del design. Organ Quarter ha tutti gli elementi di un survival horror tradizionale: il pericolo costante, la scarsità di munizioni, i puzzle e il backtracking, ma ha in più un grande elemento inedito che – a oggi – nessuno è riuscito a superare. L’esplorazione, in Organ Quarter, va di pari passo con un lavoro personale e soddisfacente sulla nostra mappa di gioco. La meccanica è semplice: prendendo in mano la mappa avremo a disposizione una piccola serie di timbri, che dovremo utilizzare a nostro piacimento per segnarci ciò che abbiamo già visto, ciò che dobbiamo ancora vedere, e ciò su cui dobbiamo tornare. Sembra una sciocchezza, ma questo semplice elemento di design rende l’esplorazione un qualcosa di realmente unico, e ci spinge a vivere per davvero la scoperta di un mondo ignoto che è possibile interiorizzare.
Il resto è un classico: i nemici sono più dei colpi che abbiamo a disposizione, gli enigmi ci sbloccano zone di mappa da scoprire attraverso il backtracking, e i boss si ergono a grande chiusura d’atto ogni volta che cambieremo location.
C’è poco altro da dire su Organ Quarter, e per un’analisi più approfondita vi invito a recuperare la mia recensione della versione PCVR – fondamentalmente identica a questa, se non per l’aggiunta, nel porting in esame, dei sottotitoli in italiano – ma un’ultima cosa la voglio ribadire. Organ Quarter sprigiona una direzione artistica fenomenale, che – per mio gusto personale – non ha assolutamente eguali. L’immaginario che strizza l’occhio a Cronenberg, la palette propria dell’animazione giapponese anni 90, una colonna sonora letteralmente indimenticabile. Dal punto di vista stilistico, per me, Organ Quarter è il non plus ultra dell’horror, anche perché si rifà spiccatamente a quell’estetica PlayStation 2 che ho sempre amato, e che cerco costantemente nel gaming moderno. Attenzione, non confondiamo il fronte artistico con quello prettamente tecnico. Tecnicamente Organ Quarter sembra un gioco PS2, a volte per scelte stilistiche ben precise – e che, ripeto ancora una volta, adoro – e a volte perché rimane fondamentalmente un piccolo gioco indipendente finanziato in parte attraverso una campagna kickstarter. Certo, il pannello Oled giova infinitamente agli spazi bui e spaventosi del titolo di Outer Brain Studios, ma vien da sé che chi si aspetta qui l’impatto tecnico di un Resident Evil Village rimarrà deluso, perché siamo lontani davvero anni luce da quello che potrebbe fare PlayStation VR2 attraverso la potenza del suo hardware.
Spiace anche aver trovato un paio di piccoli bug non presenti nella versione PC. Il più fastidioso è sicuramente quello legato al timbro, che tende a disallinearsi dalla mano col tempo, e che spero venga risolto con una patch quanto prima. Ora come ora basta salvare, ricaricare la partita e torna tutto come dovrebbe essere, ma è l’ennesima dimostrazione del fatto che Organ Quarter è un gioco piccolo: un gigante, ai miei occhi, ma che avrebbe meritato di diventare un immortale “pop”, e non soltanto per me e pochi altri.
Se vi piacciono i Survival Horror, vi stuzzica l’immaginario che vi suggeriscono le immagini del gioco o cercate un prodotto sinceramente terrorizzante, Organ Quarter è un titolo impossibile da non amare, e che dovete assolutamente portarvi a casa. L’opera altissima di Dmitry Pirag diventa oggi alla portata di (quasi) tutti, tanto che sarebbe davvero un peccato mortale avere in casa un PlayStation VR2, senza avere una copia di Organ Quarter.
Organ Quarter è disponibile dal 9 maggio 2023 al prezzo di 20,49€ su PlayStation VR2.
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