Ciò che oggi manca alla maggiorparte dei prodotti VR e che si sta iniziando a perdere di vista è il sentirsi completamente immersi in una bella storia, sentendo visceralmente quell’epica propria del viaggio che ci permette di vivere realmente un’esperienza in prima persona. Gli italiani di Marslit Games riescono nella difficile impresa di far sentire il giocatore all’interno di un mondo credibile e coerente, nonostante alcune chiare mancanze; riuscendo dove tanti colleghi, anche ben più rinomati, hanno fallito.
Unknown Fate si apre con una sorta di sogno ambientato alle porte della nostra dimora: le strade si distruggono, le luci si fanno eteree e, attraversando una porta di luce, ha inizio la nostra traversata.
Ammetto subito che la narrativa offerta dai fratelli Marsili è innegabilmente confusa, un po’ ingenua e si regge in piedi quasi esclusivamente tra momenti ruffiani e cliché telefonati. Tuttavia, per due ragioni molto semplici, riesce a tenere in piedi in modo dignitoso un contesto originale e del tutto personale.
Prima di tutto la messa in scena funziona, contrariamente a molti prodotti simili. L’estetica generale, nonostante risulti piattina sulle prime battute, regala invece grandi soddisfazioni sulla lunga distanza. Gli ambienti sono spesso interessanti, i character hanno un gusto unico e la musica – per una volta – riesce a tener testa a tutto il resto. Come spesso succede quindi, la mano autoriale eleva uno script un po’ sottotono, riuscendo grazie all’insieme degli elementi a mantenere coinvolto il giocatore. Il secondo motivo è che il ritmo di gioco risulta sempre ben calibrato, l’evoluzione formale sempre in vista e i turning point su cui poggia il racconto funzionano proprio nel loro essere prevedibili ed immediatamente decodificabili.
Va da sé che nelle tre ore necessarie a concludere la campagna ci sentiremo finalmente immersi all’interno di un percorso che nonostante tutto funziona, intrattiene e incuriosisce fino all’ultimo secondo.
Sul fronte ludico Unknown Fate è strutturato come una classica avventura a enigmi dritta, con aree in cui si dovranno risolvere puzzle ambientali e altre in cui si dovranno sconfiggere i nemici, per poi proseguire nella sezione successiva dopo alcune brevi cutscene. Sulla mano destra avremo a disposizione una sorta di artefatto con una serie di poteri necessari a risolvere i rompicapi, tutti piuttosto diversificati anche se forse troppo classici nelle loro funzioni. Muovendoci attraverso un sistema di teleport, non avremo poi problemi a coprire le lunghe distanze proposte dal level design, percorribili in una manciata di click sul controller sinistro e a prova di motion sickness.
Ogni tanto spunteranno fuori alcuni flashback, da affrontare come una sorta di punta e clicca e in cui l’estetica cambierà totalmente approccio: da un mondo barocco e pieno di colori ad un bianco e nero estremo dall’impronta piacevole. Durante questi ultimi momenti sarà necessario scovare dei punti specifici con cui interagire, che attiveranno delle cutscene, faranno progredire il nostro alter ego del passato e sveleranno i retroscena della vicenda.
Unknown Fate non è tuttavia privo di difetti. Oltre alla scrittura un po’ blanda, l’esordio di Marslit games soffre anche di tre gravi mancanze. La prima è l’assenza delle mani virtuali; può sembrare una sciocchezza, ma guardare i controller dell’headset in VR stacca enormemente il giocatore dal contesto virtuale, minando in parte l’immersione. Il secondo è una gestione del teleport altalenante, poiché se la velocità di fruizione risulta ben calibrata, il posizionamento e la lettura dei punti di arrivo lasciano davvero a desiderare, causando più di una volta situazioni spiacevoli e frustranti. Il terzo grosso problema è invece legato al combattimento: sparare le sfere di luce ai nemici ha un gusto non voluto di anni novanta, che trasparirà dai movimenti degli avversari e le loro goffe reazioni. Oltretutto i nemici hanno tutti lo stesso modello poligonale, che risulta sensato nelle logiche narrativa ma infastidisce sul fronte della varietà.
Questo in realtà si porta dietro anche un’altra problematica. In alcuni momenti chiave della narrazione ci verrà automatico pensare che si sta per approcciare una boss fight o una sezione più articolata; tuttavia durante questi specifici momenti assisteremo semplicemente ad una cutscene in prima persona, in cui il protagonista agirà autonomamente, magari attaccando i nemici senza poter in alcun modo interagire. In VR una costrizione del genere duole non poco al senso di presenza e infastidisce soprattutto perché è applicata a momenti effettivamente convincenti a livello coreografico.
Il titolo oltretutto esce con supporto alla realtà virtuale, ma è possibile giocarlo anche flat. Nonostante a monitor risulti tutto più pulito e convincente, il paragone con molti suoi competitor di livello più alto lo rende probabilmente poco appetibile per chi non cerca un’esperienza VR.
Giocato in realtà virtuale, Unknown Fate risulta come un titolo inaspettatamente riuscito e curato. E’ abbastanza palese che il titolo di Marsilit Games sia un esordio, ma a è oggettivamente difficile trovare una first release VR indipendente e meritevole nel mercato PC, tanto più se sviluppata sul territorio italiano. Se amate le avventure, siete attenti all’impronta artistica e cercate l’immersione all’interno di un racconto Uknown Fate è un piccolo titolo da tenere senza dubbio in considerazione, anche solo per supportare un approccio al gaming VR sempre più necessario.
Unknown Fate è disponibile su Steam dal 6 Settembre 2018, compatibile con HTC Vive e Oculus Rift.
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