Era il 2016 quando, agli albori della VR commerciale, Owlchemy Labs faceva il suo ingresso nelle case dei primi possessori di un headset con Job Simulator (qui la recensione), un simulatore di “lavoro umano” visto con gli occhi di una civiltà futuristica. L’approccio immediato, l’ironia pungente e un sottotesto satirico trasformarono l’esordio di Owlchemy Labs in un successo straordinario, che finì col diventare uno dei titoli fondamentali della prima generazione di headset. Tre anni dopo molte cose sono cambiate: la VR si è evoluta, il gusto del pubblico si è spostato verso esperienze più complesse e la software house di Austin è stata acquisita da Google. Prima di iniziare il nuovo lavoro dello studio americano avevo un dubbio: un titolo come Job Simulator ha ancora senso nel mercato VR contemporaneo? Il responso è assolutamente positivo.
Vacation Simulator è il seguito diretto del precedente titolo di Owlchemy Labs, arrivato ad un paio d’anni di distanza dalla seconda release dello studio americano: Rick & Morty: Virtual Rickality, titolo divertente ma leggermente fuori fuoco rispetto al loro titolo d’esordio. Vacation Simulator prende il meglio dei due titoli sopracitati e restituisce ai giocatori un cocktail saporito carico di idee ed attività, in cui l’interazione con lo scenario rimane l’elemento cardine dell’esperienza.
La prima cosa che notiamo è che, contrariamente a Job Simulator, nel mondo di Vacation Simulator è possibile spostarsi da un punto all’altro. Se nel primo capitolo dovevamo necessariamente sfruttare soltanto il perimetro della nostra stanza, qui viene ripreso l’efficace sistema di movimento a nodi visto nel titolo dedicato a Rick & Morty. Puntando con lo sguardo la posizione che vorremo raggiungere basterà premere un tasto sul controller per ritrovarsi esattamente in quel punto, permettendoci di fare un veloce avanti e indietro tra i livelli e rispettando i nostri ritmi di gioco.
Sul fronte sceneggiatura, il macro-racconto che emerge attraverso i tre setup ambientali è meno pretestuoso di quanto si possa credere. Come nel precedente capitolo, la cornice di Vacation Simulator ci porta in un futuro prossimo in cui le macchine hanno preso il sopravvento, e ricostruiscono – come in un museo interattivo – le esperienze di vita comune del nostro secolo. Dopo il simulatore di lavoro arriva quindi il simulatore di vacanze, in cui potremo esplorare le tre mete più ovvie del nostro contemporaneo: una spiaggia soleggiata, una riserva naturale e l’immancabile montagna innevata.
All’interno di queste tre aree avremo a che fare con una buona dose di NPC, che ci assegneranno dei compiti più o meno vari ai quali dovremo adempiere. Le quest sono tantissime e ogni volta che ne completeremo una riceveremo una “memoria”, sbloccando di conseguenza livelli avanzati, chiaramente di difficoltà crescente. Una volta raggiunto un certo numero di memorie potremo accedere ad attività aggiuntive all’interno dell’area, che a loro volta sbloccheranno nuove quest.
Il titolo ironizza costantemente sul controsenso dovuto alle necessità ludiche del medium stesso, portando ad un finale un po’ scontato ma efficace, che chiude un’esperienza immediata e divertente come poche.
Per giungere ai titoli di coda basterà collezionare trenta memorie, ma il divertimento e la soddisfazione data dai meccanismi di gameplay ci porteranno a volerle ottenere tutte. Durante il mio primo playtrough sono riuscito a concludere la storyline principale in tre ore abbondanti, ma per completare i tre mondi al cento per cento saranno necessarie diverse ore in più. A occhio, escludendo i molti collezionabili e tenendo conto soltanto delle quest che restituiscono le memorie, serviranno almeno sei o sette ore per ritenersi davvero soddisfatti.
Il timbro stilistico di Vacation Simulator è quello del low poly più ricco, che risulta estremamente efficace, dimostrandosi a tutti gli effetti una piccola evoluzione rispetto al capitolo precedente. I tre mondi disponibili risultano enormemente diversi tra loro ed offrono una grande varietà di elementi e situazioni, conditi da un’art direction piacevole e perfetta per il target di riferimento.
Avendo provato il titolo su Oculus Rift non sappiamo come si comporterà esattamente su altri hardware ma – a sentimento – non dovrebbe essere difficile realizzare un adattamento pulito su PSVR e Oculus Quest, piattaforme su cui il titolo approderà rispettivamente a Giugno e in primavera.
Owlchemy Labs fa ancora centro, con un titolo scanzonato e divertente che fa dell’immediatezza il suo principale punto di forza. L’atmosfera giocosa e al contempo satirica che caratterizzava il capitolo precedente ritorna più forte che mai e ci ricorda che oggi la VR ha ancora bisogno di prodotti di questo tipo, che fanno dell’accessibilità la loro priorità numero uno. Siamo curiosissimi di cosa lo studio americano sfornerà con l’uscita dei prossimi visori stand-alone, poiché la forma mentis che hanno dimostrato potrebbe regalarci enormi soddisfazioni soprattutto su queste nuove piattaforme.
Vacation Simulator è disponibile su Steam e Oculus Store dal 9 Aprile 2019 al prezzo di 29,99€, compatibile con HTC Vive e Oculus Rift. Il titolo sarà disponibile dal 18 Giugno su Playstation VR e dalla primavera del 2019 su Oculus Quest.
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