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AMONG US VR | la recensione | Quest 2, PCVR

Giocato su Meta Quest 2

Nel 2020 due cose erano inevitabili, onnipresenti e impossibili da ignorare: la pandemia e gli omini colorati di Among Us.

Il gioco di Innersloth – uno studio indie americano al suo secondo titolo – pubblicato nel 2018 senza troppo clamore, ha improvvisamente acquisito una popolarità senza precedenti a metà del 2020, grazie all’azione combinata di diversi content creator che lo individuarono come l’antidoto perfetto al lockdown. Nel giro di poche settimane diventò un fenomeno socio-culturale, generando contenuti web, una valanga (anzi, uno tsunami) di meme e termini come “sus”, entrati (temporaneamente) nel linguaggio di tutti i giorni.

Un gioco in 2D, minimalista, realizzato con poche risorse da un piccolo team si ritrovò sul tetto del mondo. Oggi, due anni dopo, Among Us acquista una nuova dimensione ed entra a gamba tesa sul mercato della realtà virtuale. Ma è ancora un fenomeno “inevitabile” come lo era nel 2020? O è troppo tardi per sbarcare sui visori VR?

Facciamo un piccolo recap, per chi avesse vissuto finora in una grotta. Among Us è un gioco multiplayer in cui, nei panni di una crew di astronauti, i giocatori devono individuare chi tra di loro è un impostore intenzionato a sabotare la loro astronave e ad assassinare i membri dell’equipaggio. Ognuno sa per certo il proprio ruolo, ma non quello degli altri e il gameplay – per gli astronauti – consiste nel perlustrare la nave e svolgere piccoli compiti di manutenzione, guardandosi continuamente alle spalle e tenendo d’occhio il comportamento degli altri giocatori (mentre per gli impostori consiste nel fingersi attivi mimando le azioni degli altri, nascondersi nei condotti di areazione per tendere imboscate e non farsi scoprire mentre si uccidono gli astronauti). 

Ma la parte fondamentale del gameplay di Among Us trascende gli aspetti puramente videoludici. Non è lo stealth, non sono i puzzle, non è l’esplorazione. È l’interazione verbale con gli altri giocatori. Già, perché quando viene scoperto un cadavere, viene indetta una riunione di emergenza, e il gruppo deve votare chi espellere dall’astronave, ovvero chi è sospettato di essere l’impostore. E qui, comunicando tramite la chat vocale in-game, i giocatori possono lanciare accuse, scagionare se stessi o altri, mentire e offrire false testimonianze o rimanere in silenzio – a rischio di risultare sospetti.

Ed è proprio questo aspetto, mutuato dai giochi di società come Lupus in Fabula o Mafia, che rende Among Us un’esperienza da non perdere, a prescindere dalla cornice o dalla confezione o addirittura dal medium tramite il quale lo si fruisce. Che sia su cellulare, o su PC o su una console, poco cambia. Sono le interazioni umane il punto di forza

E in VR invece? Cambia qualcosa? Iniziamo col premettere una cosa: dal picco massimo di popolarità di Among Us in versione flat sono passati due anni, e di mod, fan game e mondi di VR Chat che lo trasferivano in realtà virtuale ne sono usciti parecchi. E data la semplicità del titolo originale, questi adattamenti amatoriali non necessariamente risultavano inferiori né insoddisfacenti. La versione ufficiale di Among Us in VR arriva quindi con un po’ di ritardo, sia dal punto di vista della rilevanza culturale, sia per quanto riguarda, appunto, la disponibilità di alternative.

Ma com’è questo adattamento VR? Il team di Innersloth, con l’aiuto dei veterani di Schell Games (Until You Fall, I Expect You to Die) e Robot Teddy, è riuscito a mantenere intatto il feeling del gioco originale, dando quasi l’impressione che nulla sia stato alterato. Ovviamente, data proprio la natura 2D di Among Us, il gioco è stato ricostruito da zero, con uno stile minimale ma efficace che non distrae dall’esperienza di gioco, con degli spazi ben progettati e una serie di semplici puzzle che mantengono il focus sull’interazione tra giocatori, piuttosto che sulla nuova interfaccia. 

Il feeling è stato preservato anche in altri sensi: laddove il gioco originale si accostava per stile, meccaniche e controlli ai giochi browser based degli anni duemila e all’estetica dei giochi flash fatti in casa, Among Us VR richiama alla mente tutte le caratteristiche di una mappa di VR Chat creata da un utente talentuoso in overdose da caffeina. Il movimento è veloce e scattoso, l’allineamento coi puzzle è brusco e istantaneo, i sound effect sono ridotti all’osso.

In pratica, l’aggiornamento perfetto del mood semi-amatoriale del gioco flat. 

In fondo, come dicevamo, non è la confezione a essere importante in Among Us. Se il matchmaking funziona, anche il gioco funziona. Il resto è una cornice, è decorazione. 

L’unica cosa che Among Us VR aggiunge rispetto ad Among Us è… la realtà virtuale. Il senso di presenza mentre si discute animatamente in sala riunioni, mentre si punta il dito contro il Rosso che si comportava in modo sospetto, mentre ci si trova faccia a faccia con il proprio assassino, è impagabile. E se capitate in un match con il gruppo giusto persone (disclaimer: la mia prova di gioco l’ho passata in compagnia di alcuni degli sviluppatori e di una manciata di giornalisti), il divertimento è assicurato – e arricchito esponenzialmente dall’immersione in un ambiente VR. Certo, gli avatar restituiscono ben poco della vostra gestualità e assolutamente nulla delle vostre espressioni facciali, ma in fin dei conti parte del fascino del gioco sta nelle sue limitazioni.

Se siete fan sfegatati di Among Us è plausibile che in questi due anni abbiate già trovato il modo di provarlo in VR. Ma la versione ufficiale rimane il modo migliore – più stabile, rifinito e ben progettato – di giocarci. Non reinventa la ruota, e forse è giusto così. Ed è la forza del concept originale, unita a una realizzazione perfettamente adeguata, a rendere Among Us VR indispensabile per ogni libreria Quest o SteamVR che si rispetti (sempre che i server e il matchmaking non riservino brutte sorprese).






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Ruggero Melis

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