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Another Fisherman’s Tale | la recensione | PSVR2, PCVR, Quest 2

Giocato su PSVR2

A Fisherman’s Tale (qui la recensione) era un puzzle game contenuto ma geniale nel suo sperimentare con la prospettiva del giocatore e con tutti quegli elementi necessari a farci sentire parte di un mondo virtuale. Non si faceva granché: si diventava grossi e poi piccoli, si risolvevano puzzle spostando questo o quell’altro oggetto, e ci si lasciava abbracciare da una narrativa piacevolissima. In Another Fisherman’s Tale le cose cambiano radicalmente, e Innerspace decide di fare all in proponendo invece un’opera molto più ambiziosa: uno dei puzzle game più brillanti del genere, se non uno dei giochi VR più memorabili di sempre.

Nei panni del marinaio Bob andremo a ripercorrere la vita del suddetto, mentre la figlia Nina – che sta ricostruendo le avventure del padre attraverso dei modellini – tenterà di svelare le luci e le ombre della sua famiglia. Un racconto semplice, ma tenero e sentito, che funziona più grazie a delle interpretazioni eccezionali e una messa in scena letteralmente clamorosa, che grazie a un soggetto particolarmente brillante. Se tuttavia in un puzzle game narrativo la storia conta, è il gameplay – qui – a posizionarsi nel punto più alto della scala dei valori. Dimenticatevi del capitolo precedente, il nuovo titolo distribuito da Vertigo Games fa una cosa completamente diversa.

L’intero design di Another Fisherman’s Tale ruota attorno alle vostre capacità da burattino. Potremo infatti modificare a nostro piacimento le nostre mani, sostituendole con artigli, chele e così via, sfruttando le proprietà uniche dei tool che decideremo di utilizzare per proseguire. Potremo poi lanciarle nello spazio, e guidarle attraverso un soddisfacente sistema di movimento ad accelerata, che si muove quasi dalle parti dei racing game. Ma non solo, perché il nostro alter ego può addirittura sganciare la propria testa, lanciandola ovunque per avere una visione più completa dello spazio di gioco. Non starò qui a svelarvi come Innerspace ha escogitato i suoi puzzle brillanti perché voglio che li scopriate in prima persona, ma vi basti pensare che ogni cinque minuti rimescolano le carte delle proprie possibilità, e danno vita non solo a momenti soddisfacenti sul fronte ludico, ma anche bilanciatissimi a livello di ritmo.

Se c’è un pregio innegabile nell’ultimo titolo della saga di A Fisherman’s Tale è infatti quello del pacing, che corre come un treno continuando a inventare e reinventare, stupendoci letteralmente ogni minuto con trovate ludiche ed estetiche davvero memorabili. Non scherzo quando dico che raramente ho giocato un titolo VR con la quantità di idee e la coerenza formale che ha Another Fisherman’s Tale, tanto da renderlo non solo decisamente superiore al suo predecessore, ma uno dei migliori puzzle game della storia della realtà virtuale, a mani basse.

Verso tre quarti del gioco mi stava iniziando a balenare in testa un’idea: e se Another Fisherman’s Tale fosse un gioco da dieci? Ero sopraffatto dalla quantità di input e di invenzioni che Innertale aveva messo in scena con grande talento, ma poi, quando il climax è arrivato alle stelle, sono spuntati fuori – inaspettatamente – i primi problemi. Problemi da poco, nel grande quadro delle cose, ma abbastanza fastidiosi da farmi scendere, almeno un pochino, l’entusiasmo generale. Parlo nello specifico di un puzzle molto semplice, ma verso cui il level design non è riuscito a guidarmi, facendomi perdere quaranta minuti buoni nella risoluzione di una sciocchezza, e distruggendo il ritmo fino a quel punto impeccabile che mi era stato presentato. Parlo di un momento, subito dopo, in cui non sono riuscito a capire cosa fare, e ho “barato” sporgendomi un po’ troppo in là per raggiungere un oggetto, perché il mio personale climax era oramai compromesso. Parlo di un finale che narrativamente parlando funziona, ma che non esplode come il secondo turning point tende a suggerire. Piccolezze, concentrate letteralmente negli ultimi venti minuti di un gioco che può serenamente durare quattro ore abbondanti, a seconda della confidenza che avete con i puzzle game. È un peccato perché Another Fisherman’s Tale ha davvero dentro qualcosa di prezioso e inestimabile, qualcosa che hanno avuto davvero pochi prodotti in questi ultimi anni: una creatività coerente, un’identità ludica ed estetica, una quantità di idee brillanti da fare invidia.

Anche visivamente il titolo si difende bene, e se la direzione artistica è decisamente più valida del comparto tecnico, su PlayStation VR2 il prodotto di Vertigo Games ci regala comunque un’immagine pulita e piacevolissima, come sempre anche grazie all’OLED del pannello. Farà molto piacere sapere che il gioco è completamente tradotto in italiano, sia nei sottotitoli che in alcuni elementi in game che, sinceramente, non mi aspettavo nemmeno di trovare.

Another Fisherman’s Tale è un mezzo capolavoro, sicuramente uno dei puzzle game più brillanti, creativi, e meglio messi in scena della storia della realtà virtuale, dalla sua nascita fino a oggi. Scoccia un po’ per un ultimo atto meno forte del previsto, sia sul fronte ludico che su quello narrativo, ma il livello rimane altissimo, tanto da renderlo un vero imperdibile per chiunque abbia un PSVR2, un PC o un Meta Quest 2. Fatevi un favore, e giocatevi quello che non stento a definire, a mani basse, il miglior titolo della stagione.

Another Fisherman’s Tale è disponibile dall’11 maggio 2023 al prezzo di 19,99€ su PSVR2, Steam e Meta Quest 2.






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Alessandro Redaelli

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