Giocato su Oculus Quest 2
Aspettavo Beat Arena con una certa insistenza, fin dall’uscita del prodotto in esclusiva sul mercato orientale. Questo perché, come forse qualcuno di voi saprà, sono un grande appassionato di rhythm game, che soprattutto in VR Riescono ad appassionare e divertire come poche altre cose nel mondo dei videogiochi. Purtroppo, proprio a causa dell’uscita occidentale, mi sono invece reso conto che no, Beat Arena non è un gioco che aspettavo, e sarebbe stato meglio se fosse rimasto nel suo mercato di appartenenza. Scopriamolo insieme nella nostra recensione!
Beat Arena è un classico rhythm game che si rifà alle dinamiche di Rock Band e Guitar Hero, mettendoci nei panni di un musicista alle prese con quattro diversi strumenti musicali. Chitarra, basso, batteria e tastiera sono infatti i tool che utilizzeremo per completare la manciata di tracce presenti nel gioco, tutte tratte dall’universo di Konami, con qualche piccola e poco invasiva variazione sul tema. Il grosso problema di questo titolo musicale lo si riscontra però già dopo pochi minuti di tutorial: ovvero il design legato all’esecuzione del brano.
Iniziato il primo brano con la chitarra infatti, ci rendiamo subito conto come il suonare strumenti virtuali senza una periferica fisica non dia propriamente grosse soddisfazioni, anzi. Per completare uno schema con la chitarra dovremmo eseguire le note che correranno verso di noi, premendo uno dei tre tasti assegnati agli accordi, e dando infine l’immancabile pennata con la mano destra. Nonostante l’operazione possa sembrare semplice, la verità è che eseguire una pennata precisa su una chitarra virtuale è praticamente impossibile, soprattutto a causa di una rifinitura imbarazzante delle poche meccaniche di gioco che Beat Arena presenta. Suonare la chitarra risulta un inferno già dai livelli più semplici, ragion per cui sono passato velocemente agli altri strumenti.
La batteria non si dimostra tuttavia da meno, con una disposizione totalmente nonsense del kit, che andrà a farci premere continuamente per errore i pad posizionati vicino a quelli che dovremo effettivamente colpire, in un turbine di cacofonia che ci farà soffrire per tutta la durata del brano.
Le cose migliorano con il basso, che – banalmente – relega i motion controller a una mera funzione estetica, e che funziona fondamentalmente attraverso la pressione del trigger destro per la pennata, riciclando il design della chitarra sulla mano sinistra. Può sembrare assurdo che in un gioco VR l’unica cosa che funzioni davvero sia anche l’unica che non prevede l’effettivo movimento delle nostre mani, ma avrei sinceramente preferito un prodotto realizzato tutto intorno a questa trovata, piuttosto che aggrapparsi a meccaniche chiaramente fallimentari, che rovinano un prodotto potenzialmente interessante.
La tastiera risulta infine una via di mezzo, e ci richiederà di premere una serie di tasti posizionati un’area ben specifica, verso cui voleranno le note. Su alcuni brani funziona, su altri è un disastro, ma quando gli astri si allineano riesce a risultare discretamente divertente, se non fosse per un altro dei grandi difetti del prodotto Konami.
I brani scelti per Beat Arena, infatti, non solo non funzionano bene a causa di una ritmicità che poco si sposa con le dinamiche del rhythm game, ma sono anche mixati in maniera terribile, e risultano – spesso e volentieri – anche fuori tempo rispetto agli input visivi che dovremo pedissequamente seguire. In un rhythm game bisogna fare letteralmente due cose in croce per farlo funzionare, ma in quel di Konami sembra abbiano fatto di tutto per fare male anche quelle.
Un impatto visivo ispirato chiaramente all’anime più pop e una personalizzazione del personaggio dignitosa salvano il prodotto dal disastro totale, ma non bastano comunque a far raggiungere la sufficienza a una produzione che sbaglia quasi tutto quello che poteva sbagliare.
Per non parlare poi del prezzo: trenta euro per una decina di brani da giocare in solo, una campagna della durata di un paio d’ore e un multiplayer asincrono totalmente inutile e poco interessante. Con trenta euro ci si compra Tales From the Galaxy’s Edge o, banalmente, Beat Saber, ed è inutile dire che il paragone non regge decisamente il confronto.
Beat Arena era un rhythm game che poteva darci grandi soddisfazioni grazie alla sua estetica, e alla possibilità di suonare più strumenti all’interno di una band. Il Risultato è invece un pasticcio di game design dietro l’altro, che ha dalla sua soltanto una discreta presentazione, ma che non saprà soddisfare né gli amanti dei giochi musicali, né – probabilmente – i fanatici della cultura nipponica. Per quello che costa Beat Arena, e soprattutto quello che offre, cercate serenamente in altri lidi.
Beat Arena è disponibile dal 26 Agosto 2021 su Steam e Oculus Store al prezzo di 29,99€.
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