Provato su Oculus Quest
Quando pensiamo alla realtà virtuale, Resolution Games non è sicuramente il primo studio che ci viene in mente. Questo perché la simpatica software house svedese non è mai riuscita davvero a sfondare nel mercato con un prodotto forte e riconoscibile, nonostante personalmente trovo siano uno degli studi più competenti in circolazione ad aver trattato il medium. Il problema principale di Resolution è il tipo di produzioni che la software house decide di proporre al suo pubblico; ovvero giochi semplici, dal concept ben preciso, e che non si allontanano di una virgola da quello che promettono fin dalla loro presentazione. Anche Cook-Out: A Sandwich Tale fa parte di questa categoria, ma il gameplay proposto è così avvincente che probabilmente sancirà finalmente la posizione di Resolution Games nel mercato.
Cook-Out non è altro che Overcooked in versione VR, chiaramente adattato per funzionare al meglio all’interno del suo linguaggio. Nei panni di uno chef, andremo a posizionarci in uno dei quattro slot presenti intorno ad un tavolo rotondo, eseguendo una serie di ordini che ci si presenteranno di fronte, e tentando di soddisfare più clienti possibile. Questi ultimi, sebbene molto pazienti, non rimarranno tuttavia in coda all’infinito, poiché ogni ordine avrà uno specifico tempo limite per essere completato; pena, l’allontanamento del cliente e la perdita di punti.
Sul fronte del gameplay, quello che dovremmo fare sarà chiarissimo fin dall’incipit. Dalla nostra postazione fissa, che conterà un massimo di quattro ingredienti disponibili, dovremo riempire dei piatti che continueranno a girare su un tavolo rotante, attendendo – nel caso – che gli altri giocatori o l’NPC aggiungano anche i loro ingredienti. Esattamente come in Overcooked infatti, l’esperienza di Cook-Out è pensata principalmente per esser fruita in multigiocatore online, o – al limite – insieme ad un compagno comandato dall’IA. Questo perché ogni postazione conterrà esclusivamente alcuni ingredienti specifici, e non potremo quindi completare praticamente nessun ordine soltanto con le prelibatezze a nostra disposizione. L’elemento cardine del gameplay risulta quindi la cooperazione tra utenti ed il conseguente caos che si verrà a creare quando le comande andranno ad accumularsi, rendendo il ritmo del titolo sempre piacevole ed incalzante.
Nel caso non aveste voglia di giocare in compagnia, come specificato in precedenza esiste anche la possibilità di godersi il titolo insieme ad un NPC; ovvero un robottino velocissimo e preciso, che andrà tuttavia ricaricato attraverso una manovella dopo ogni manciata di operazioni. La pezza per rendere il titolo fruibile anche in single-player risulta piuttosto azzeccata, ma pecca un po’ in un bilanciamento della difficoltà che già dopo i primi livelli inizia a farsi eccessiva.
Poco male, una volta che ci butteremo a capofitto in un ristorante popolato da altri esseri senzienti verremo invece sopraffatti da una quantità di input a tratti straordinaria, in uno dei pochi casi nel mondo VR in cui per vincere c’è la necessità effettiva di comunicare tra giocatori.
Tuttavia Cook-Out non si discosta dal tipo di produzioni che Resolution è solita proporre, e se dunque non vi affascinerà l’unico elemento centrale del gameplay, vi annoierete sicuramente in tempo zero. Le meccaniche di gioco funzionano alla grande, ma sono – di fatto – ripetute all’infinito, presentando ben poche variazioni sul tema. Se nei primi livelli dovremo soltanto tagliare le pietanze con la nostra mannaia e posizionarle sul piatto, Cook-Out svelerà gradualmente un’altra manciata di elementi, come il fornello, le pozioni, od un discreto numero di clienti speciali che richiederanno un tipo di trattamento diverso dal normale. Se da una parte questi elementi aiutano a spezzare una monotonia di fondo innegabile, dall’altra non vanno sicuramente a rendere più tecnico il gameplay, che andrà semplicemente a farsi sempre più caotico fino alla fine del gioco. Non che questo sia necessariamente un male, ma sottolinea ancora una volta uno spirito da party game, molto più divertente se giocato in compagnia.
Anche sul fronte grafico la varietà di situazioni non brilla per ricchezza, con una piccola manciata di sfondi pre-calcolati fuori dal ristorante, ed un numero piuttosto risicato di NPC ad interpretare i clienti. Dalla sua però, Cook-Out mantiene il fascino semplice ma irresistibile dei prodotti Resolution; sempre in grado di buttarci ad occhi aperti all’interno di un mondo sognante e fiabesco, nonostante i pochi poligoni a disposizione dati dalla piattaforma.
A proposito di poligoni, il titolo si gioca sicuramente in maniera più libera ed immediata su Oculus Quest. Nonostante sul fratello maggiore l’impatto visivo risulti a conti fatti un filo più dettagliato, la modesta perdita di definizione non si fa rimpiangere quando a sopperire ci pensa la mancanza del cavo, che vista anche l’impronta arcade del prodotto, fa di Cook-Out un titolo squisitamente da giocare su Quest.
Cook-Out: A Sandwich Tale è quanto di più vicino si possa trovare sul mercato VR ad Overcooked. Se la libreria in realtà virtuale di stampo culinario è piuttosto fitta e presenta titoli anche più riusciti come Dead Hungry o I’m Hungry, l’ultima opera di Resolution Games è però l’unica a proporre un comparto multigiocatore all’altezza delle aspettative. Se vi piacciono i giochi di cucina ed amate il multiplayer, Cook-Out è veramente un prodotto imperdibile, specialmente su Oculus Quest. Se invece non apprezzate troppo i titoli arcade in cui far punti è l’unico credo, e magari prediligete oltretutto esperienze più solitarie, non è sicuramente un prodotto adatto a voi.
Cook-Out: A Sandwich Tale è disponibile dal 3 Settembre 2020 al prezzo di 19,99€ su Oculus Quest ed Oculus Rift.
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