Cos’è il Vision Pro, l’avveniristico visore VR/AR di Apple

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Ieri Tim Cook, il CEO di Apple, ha annunciato una meraviglia tecnologica straordinaria, un passo in avanti per la realtà virtuale e la realtà aumentata che non pensavamo fosse possibile raggiungere con così tanto anticipo. Come ben sapete su VR Italia trattiamo l’argomento da sempre, abbiamo provato e recensito tutto quello che offre a oggi il mercato, e stiamo attenti a tutti i movimenti di una tecnologia di cui siamo profondamente innamorati, semplicemente perché sappiamo cosa può trasmetterci. Sinceramente, però, quello che è successo ieri non ce lo aspettavamo.

L’Apple Vision Pro è il primo visore per realtà mista di Apple, dopo che Meta, Sony, Pico, Valve e altre decine di competitor ci provano oramai da anni, senza aver mai bucato davvero il mercato consumer. Certo, Meta con i suoi venti milioni di Meta Quest 2 piazzati ci è andata vicino, ma soltanto Apple – in questo senso – può probabilmente fare la differenza, se non altro per l’appeal di un marchio che da sempre è sinonimo di qualità e tendenza. 

Il perché è presto detto: il Vision Pro è quello che tutti si aspettavano dalla realtà virtuale qualche anno fa; un visore che non contempla il gaming, o lo fa soltanto in parte, e che è pensato per un utilizzo quotidiano, quasi fosse la forma ultima di tutti quei device che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni. In questo senso Apple ce l’ha presentato attraverso una strategia chiara, concisa ed estremamente a fuoco: il Vision Pro è un computer, o meglio, è il computer del futuro, che apre per la prima volta il mercato al concetto di spatial computing. Non dobbiamo pensare al visore come a uno schermo, come fa chi non sa di cosa sta parlando, o come di un altro modo di fruire determinati contenuti: è a tutti gli effetti un modo inedito di intendere e fruire la tecnologia.

Partiamo dalle basi. Il visore di Apple è un visore di realtà mista, ovvero un headset che ha al suo interno funzioni di realtà virtuale e di realtà aumentata. Cosa vuol dire? Vuol dire che da una parte ci permette di vivere esperienze immersive a trecentosessanta gradi, isolandoci completamente dal mondo esterno e piazzandoci interamente dentro a un ambiente virtuale; e dall’altra ci permette invece di integrare elementi virtuali dentro al nostro spazio reale. Lo fa attraverso ben dodici camere, cinque sensori di profondità e sei microfoni, che riescono a tracciare lo spazio come mai era successo fino a oggi con un visore del genere. Questo vuol dire che, potenzialmente, il Vision Pro è serenamente in grado di sostituire il nostro soffito di casa con un cielo stellato, o di aprire una nostra parete a una caverna sconfinata, o – ancora – di posizionare con precisione dentro al nostro spazio fisico oggetti, persone e schermi.

Questo ci porta a un primo, banale, utilizzo del vision pro: la visione di film e contenuti. Esattamente come facciamo oggi con gli altri visori attraverso Big Screen, ma integrando lo schermo dentro al nostro spazio reale, il Vision Pro ci permette di guardare un film esattamente come se fossimo al cinema, o potrebbe, in futuro, piazzarci dentro a un evento sportivo o a un concerto con una qualità visiva che a oggi non ha paragoni.

Il pannello infatti è composto da due schermi micro-OLED che presentano una pixel density paragonabile a due TV 4K messi uno in fila all’altro. Banalizzando, è come avere attaccato alla faccia un televisore 8K, che va a eliminare totalmente quell’effetto zanzariera ancora presente in alcuni visori contemporanei. Vien da sé che se i contenuti – anche quelli filmati – rispetteranno la risoluzione del visore, la distanza tra un contenuto video a 360 VR e un’esperienza vissuta con i nostri stessi occhi potrebbe essere così sottile da non farci accorgere della differenza.

E questa non è l’unica feature impressionante che ci ha mostrato Apple con il suo Virtual Pro. Le casse, posizionate sostanzialmente come gli altoparlanti dei suoi concorrenti più economici come Pico 4 e Quest 2, sembrano essere qui di tutt’altro livello, potendo potenzialmente sfruttare la tecnologia che sfruttano già le AirPods e le AirPods Pro. Dal video non si vede molto, ma se la qualità audio fosse anche la metà di quella delle cuffie high end proprietarie del marchio staremmo già su un altro livello rispetto alla concorrenza.

La head band, che va invece ad avvolgere la testa in modo uniforme, senza alcuna fascia superiore, sembra di una comodità unica. Abbiamo parlato spesso di come PlayStation VR2 risulti molto comodo per alcuni, e molto scomodo per altri. Io lo trovo comodissimo, molti miei amici no. Perché? Perché la forma è sostanzialmente prestabilita, e la fascia che va ad avvolgere la testa non si adatta alle dimensioni e alle forme del singolo utente. In questo caso Apple promette invece una vestibilità unica, che potrebbe adattarsi serenamente a qualsiasi persona, cambiando ancora una volta le carte in tavola nell’avvicinamento a un’utenza allargata.

La digital crown è poi un’altra chicca. Sostanzialmente, ruotando la famosa corona già presente su Apple Watch, sarà possibile “aprire” o “chiudere” il mondo virtuale a nostro piacimento. Da una parte abbiamo l’apertura completa sul nostro mondo, con integrazioni AR quali schermi, app, ed elementi che è possibile piazzare nel nostro spazio reale; dall’altra abbiamo la chiusura completa in un mondo virtuale, necessaria per fruire di esperienze a trecentosessanta gradi quali eventi, contenuti video e videogiochi.

Rispetto ai videogiochi spunta però fuori la prima grande incognita: il Vision Pro proporrà anche esperienze videoludiche? Meta Quest 2 offre a oggi una libreria di oltre cinquecento giochi, molti dei quali risultano ancora esperienze straordinarie e imperdibili. E il Vision Pro? è possibile proporre oggi un visore per realtà virtuale che non presenta un minimo focus sull’unico aspetto su cui si è concentrata l’industria negli ultimi sette anni? Per ora non lo sappiamo, ma staremo a vedere.

Con il top button posizionato sulla sinistra sarà invece possibile scattare foto e girare video in 3D da rivedere attraverso il visore: una vera e propria macchina dei ricordi, fino a oggi relegati a fotografie e video tradizionali. Sembra una sciocchezza, ma poter rivivere dall’interno una situazione specifica in realtà virtuale potrebbe essere la grande mossa che porterà la realtà mista nelle case di tutti, anche solo per immortalare come si deve un momento importante.

E i controller? Tutti i visori di realtà virtuale hanno fino a oggi sfruttato dei controller proprietari che tracciavano le nostre mani nello spazio. Certo, visori come il Quest 2 o il Quest 3 sfruttano anche l’hand tracking senza l’utilizzo dei controller, ma a oggi la tecnologia non è così precisa, e funziona giusto per le operazioni più semplici e i videogiochi “ludicamente” meno esigenti. Apple decide però di fare all in, e ci propone un visore che si basa interamente sul tracciamento degli occhi (un po’ come fa PlayStation VR2) e delle mani, senza bisogno di alcun controller per selezionare, muovere, toccare. È una scelta coraggiosa, che se è stata presa, è stata sicuramente scelta con consapevolezza. Che sia l’hand tracking di Apple quello che ci mostrerà davvero le potenzialità effettive di questa tecnologia?

E poi c’è il design: minimale ma accattivante, in pieno stile Apple. La possibilità di guardare gli occhi della persona che sta utilizzando il caschetto è una grande trovata, grazie a uno schermo posizionato sulla parte frontale del visore, che cattura in tempo reale ciò che avviene dall’altra parte dell’headset. D’altronde è sempre stato uno degli aspetti più criticati della VR: e se ci isola troppo? Chiaramente sono sciocchezze, sempre in bocca a chi non sa guardare neanche di striscio verso il futuro.

L’aspetto più criticato di tutto il pacchetto è però uno in particolare: la batteria. Per diminuire il peso e aumentare la comodità, in Apple hanno deciso di scorporare la batteria dal visore, che in questo caso esce sotto forma di power bank da attaccare all’headset con un cavo. L’autonomia è di sole due ore, praticamente la stessa di tutti gli altri visori standalone presenti già sul mercato; ma è anche possibile attaccarlo alla corrente per un utilizzo continuativo da seduti, esattamente come un computer.

E di fatto, ripeto ancora una volta, di un vero e proprio computer stiamo parlando, un computer che monta un processore M2 – praticamente lo stesso dei MacBook – e un secondo processore inedito per la gestione degli elementi AR: l’R1. Apple non ha ancora dichiarato nello specifico qual è la potenza effettiva della macchina, al di là del suo elemento XR, ma questo potrebbe fare un’enorme differenza. Se stessimo effettivamente parlando di un PC che sfrutta lo spazio 3D al posto del classico schermo, come hanno cercato di ribadire più volte durante la conferenza, questo sarebbe effettivamente un headset di un’altra categoria. Sarebbe come comprare un MacBook, con la differenza che la realtà mista ci apre a infinite possibilità: da un banale aumentare la dimensione dello schermo o aprirne degli altri, al lavoro 3D in real time con il modello su cui stiamo lavorando davanti ai nostri occhi. E ancora, sarebbe possibile mixare attraverso una console virtuale posizionata davanti a noi, montare attraverso Premiere Pro dentro a un’ambiente immersivo che facilita e velocizza il lavoro, guardare un film come fossimo al cinema mentre stiamo viaggiando in treno, o in aereo.

Sono cose che è possibile già fare con i visori già in commercio, ma non con questo grado di fedeltà visiva e pulizia nel tracciamento. O, almeno, è quello che promette Apple.
Certo è che il prezzo: 3500$ negli Stati Uniti, che diventeranno almeno 4000€ da noi, ci fa ben sperare. Ben sperare che quello che ci è stato mostrato e realtà, e non un sogno visto da lontano ad anni di distanza come ha fatto Zuckerberg con il metaverso; metaverso di cui, fortunatamente, non si è parlato durante questa specifica conferenza.

Quattromila euro sono tanti, soprattutto per un device che non sappiamo se riuscirà davvero a sostituire gli strumenti che oggi utilizziamo scorporati dalla realtà mista. È anche vero che erano tanti anche i settecento euro che spesi sette anni fa per un Oculus Rift CV1, per giocare a un qualcosa che non avevo nemmeno idea di cosa fosse. La realtà è che io non sono più tornato indietro, e parlo di realtà virtuale su VR Italia anche per questo: perché voglio farvi capire quanto questa cosa qui sia incredibile, ma la verità è che si può capire soltanto dopo averla provata. Oggi tutti hanno la possibilità di entrare nel mondo della realtà virtuale con device straordinari, che fanno anche più cose di quelle che ci promette il visore di Apple, con una spesa serenamente inferiore ai 500€. Quest 2 ormai si trova tranquillamente sotto i 400€, Pico 4 sta da quelle parti, PlayStation VR2 costa poco meno di seicento. Eppure il visore di Apple è stato in grado – grazie alle innegabili doti comunicative dell’azienda di Cupertino – di far vedere davvero alla gente le potenzialità del mezzo. Che venda o meno, a questo punto, è irrilevante. È un visore forse per nessuno, quello di Apple, specialmente per noi che vediamo nel videogioco la vera rivoluzione della realtà virtuale, e che dovremmo attendere probabilmente con più insistenza il prossimo Meta Quest 3 in arrivo quest’autunno a quasi un decimo del perezzo di questo, ma che potrebbe paradossalmente far interessare tutte le persone che sono state lontane da questa tecnologia ad altri visori. Perché? Perché stiamo finalmente entrando nell’era che noi tutti appassionati stavamo aspettando da quasi un decennio: l’era della realtà virtuale.

 




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