Recensioni

Crossfire: Sierra Squad | la recensione | PSVR2, PCVR

Giocato su PSVR2

L’anno scorso, quando comprai Xbox Series X, mi fiondai subito sull’unica esclusiva console next gen di Microsoft: CrossfireX. Il titolo di SmileGate e Remedy era un FPS multiplayer e single player di cui si era parlato malissimo, e a cui erano stati appioppati voti ben sotto la sufficienza da gran parte delle testate generaliste di videogiochi. Inutile dire che, invece, trovai le due campagne tra le migliori degli ultimi anni, ovviamente nel contesto dello sparatutto a singolo giocatore. Ero quindi contentissimo dell’arrivo del franchise coreano anche su PlayStation VR2 e PCVR con un inedito capitolo pensato esclusivamente per realtà virtuale. Il risultato? Uno degli FPS VR PVE più divertenti di sempre.

Crossfire: Sierra Squad non è un bel gioco. O meglio, probabilmente non è un bel gioco agli occhi di chi si approccia al medium con una formazione prettamente occidentale. Il titolo di SmileGate fa delle cose così specifiche e puntuali che non assomiglia davvero a nessun FPS mainstream a cui siamo abituati a giocare, eppure – in qualche modo – li comprende anche tutti. 

Di base, Sierra Squad è uno sparatutto arcade diviso in due macro-campagne. La prima, composta da tredici missioni e da giocare in single player, è quella più prettamente story based, in cui seguiamo le gesta di una squadra militare in cerca di un’arma biologica che potrebbe distruggere il mondo. Durante tutte le fasi del racconto, ovviamente iper-kitsch e stilizzato da far quasi tenerezza, gli obiettivi saranno sempre i soliti: corri da punto A fino a punto B, elimina tutti gli avversari, e recupera infine questo o quell’altro oggetto. Le mappe di gioco non sono particolarmente estese, e – anzi – a volte le missioni si limiteranno a farvi difendere una piccola palazzina, o a muovervi letteralmente da una via alla successiva mentre riempiamo di piombo i nostri avversari, ma – miracolosamente – la formula funziona. È infatti un approccio ludico basato quasi esclusivamente sullo shooting, sulla soddisfazione di scegliere l’arma giusta al momento giusto, sul buttare giù decine e decine di nemici a ripetizione, per il solo gusto di farlo.

Non aspettatevi quindi una storia epica, con momenti cinematici alla Call of Duty; Sierra Squad è quello sparatutto da cabinato che vi divertiva tanto giocare da bambini, semplicemente perché l’atto di sparare al nemico era presentato al giocatore nella maniera più giocosa e scanzonata possibile. Non era la trama, il level design o qualche raffinato elemento linguistico a farvi emozionare davanti ai nemici buttati giù a colpi di light gun, ma la bellezza di un gesto semplice, veloce e preciso, che vi restituiva una soddisfazione forse mai sperimentata altrove. Il Crossfire della realtà virtuale è questa cosa qui, che può piacere o non piacere, ma che rappresenta sicuramente un unicum in un panorama VR che arranca nel proporre esperienze all’infuori dei canoni più conservatori che sta delineando.

Quella che a qualcuno potrebbe sembrare un’esperienza piatta e superficiale è in realtà uno dei pochi FPS militari PVE degni di questo nome in realtà virtuale, che eredita in parte lo spirito di quel grande sottovalutato che è stato Bravo Team, aggiungendo al design la libertà di movimento, e sostituendo la strategia delle battaglie con della sana ignoranza d’assalto a cervello spento.  O, almeno, questo è quello che succede nella prima campagna, e a livello arcade. 

Ogni missione di Sierra Squad, sia quelle single player che quelle multiplayer, possono essere giocate a cinque livelli di difficoltà, divisi a loro volta in due differenti livelli di sfida. Il primo, quello per cui è nato il gioco, è sostanzialmente l’esperienza sopracitata: difficile quanto basta in normal+ ma tutto sommato leggera. In modalità realistica, invece, verremo buttati giù con pochi colpi, i nemici non avranno la barra della vita visibile e mancheranno tutte le indicazioni a schermo. Inutile dire che in questo caso Crossfire: Sierra Squad diventa molto più difficile e – in qualche modo – strategico, e sarà divertente riaffrontare tutte le missioni già giocate provando a stare più sulla difensiva, che ad aprirsi costantemente verso l’attacco diretto.

In ogni caso le missioni multigiocatore, che superano abbondantemente la cinquantina e che è possibile giocare fino a due player, presentano un design ancora differente.
Di base l’idea rimane quella: entra in missione, elimina tutti ed estrai, ma in questo caso la narrativa passa in secondo piano, in favore di livelli con sfumature di gameplay più specifiche. Troviamo anche qui il livello di difesa della posizione e quello in cui muoversi per lunghi corridoi eliminando ogni nemico, ma troviamo anche mappe nella neve da affrontare esclusivamente con mirini termici e altre varianti che non voglio svelarvi.
Sotto alla faccia di uno sparatutto facilone senz’anima, infatti, sia queste missioni che la main story propongono una manciata di cambi di rotta che riescono sinceramente a stupire. Non sono sempre perfetti e spesso sono un po’ cheesy, ma se riuscite a non prendere sempre sul serio ciò a cui state giocando potreste sinceramente divertirvi parecchio.

C’è anche una modalità orda da giocare fino a quattro giocatori che ricorda un po’ la struttura dei primi Gears of War su 360, e che può divertire per altre ore, dopo aver completato tutto il completabile. E sarà un viaggio mica da ridere, scoprire e sbloccare tutti i contenuti che Crossfire: Sierra Squad propone ai giocatori, tanto che non stenterei a definirlo uno dei prodotti contenutisticamente più ricchi che abbiamo mai visto in realtà virtuale, in termini di ore di gioco.

E allora, dopo tutte queste lodi, perché ho aperto la recensione asserendo che Sierra Squad è un gioco brutto, o che potrebbe risultarlo per una certa fetta di pubblico?
Perché il titolo di SmileGate ha davvero tanti problemi. L’IA, sia dei nemici che dei nostri compagni in single player, è sinceramente imbarazzante. Gente che si incastra, rimane ferma a prendere colpi, o non fa altro che correre verso l’obiettivo. Probabilmente la peggiore intelligenza artificiale che ho visto recentemente.
La struttura della campagna è poi strana, e vi costringe a uscire al menu principale ogni volta che completate una missione per entrare manualmente in quella successiva. Non proprio l’esperienza più flawless di sempre.
La storia è probabilmente la meno interessante a cui ho mai assistito in un videogioco in realtà virtuale di queste proporzioni, così come la sua lore.
La direzione artistica, che ricorda un po’ quella di Army of Two, è vecchia di almeno un decennio, con la sua palette da Unreal Engine di due generazioni fa, e la sua musica pacchiana e fuori tempo massimo.


Potrei andare avanti, eppure questa sfilza di difetti che dovrebbero portare a un voto insufficiente, per me, non sono altro che dettagli, che passano in secondo piano rispetto al divertimento puro e sincero che il titolo coreano ha da offrire sui nostri visori per realtà virtuale.

Lo capisco, lo so che c’è qualcuno lì fuori a cui un prodotto del genere non piacerà proprio a causa della sua natura intrinseca, e che si concentrerà sui suoi bug e i suoi problemi di facciata come tende a fare una certa fetta della critica e la maggior parte del pubblico, ma vi assicuro che io non mi divertivo con un FPS VR da un bel po’, e nonostante sia ben conscio di non trovarmi di fronte a un prodotto perfetto com’è Synapse, sono sinceramente contento che un prodotto di questo tipo sia finalmente tra noi.

Tornando brevemente sull’aspetto tecnico, in realtà Sierra Squad fa la sua bella figura. Non propone l’estetica più ispirata del mondo, e non presenta la pulizia di un Resident Evil Village o di un Gran Turismo, ma propone comunque una manciata di dettagli tecnici – come l’ambiente distruttibile – che non vediamo tutti i giorni in realtà virtuale. Si poteva fare di meglio, ma il risultato, visto il contesto, è comunque molto buono.

Piccola nota sulla versione PC. Ho giocato a Sierra Squad nella sua versione PSVR2, semplicemente perché era stata annunciata come versione principale del prodotto. Da quello che ho sentito in giro rispetto alla versione PC – invece – pare che ci siano molti più problemi di quelli che vi ho elencato. HMD che non vengono letti, modelli dei PSVR2 Sense al posto dei controlli dei visori PC, mancanza di audio, problemi tecnici di vario tipo. Il mio consiglio, se siete interessati alla versione per personal computer, è quello di tenere d’occhio la pagina steam in attesa che le cose vengano sistemate, prima di buttarvi anche voi nel mondo di Sierra Squad.

Mi verrebbe quasi da definire Crossfire: Sierra Squad un bellissimo gioco brutto. È un prodotto con tanti difetti, quello di SmileGate, che dimostra tutti i limiti di un tipo di produzione a cui in occidente non siamo abituati, ma è anche un prodotto divertentissimo, ricco di contenuti e di cose da fare, che potrebbe tenervi agganciati al vostro PSVR2 per più tempo di gran parte del parco giochi presente a oggi sullo store PlayStation. È quello che mi aspettavo, né più né meno, e non vedo l’ora di ributtarmici su il prima possibile per tentare di ottenere il rank massimo in tutte le missioni. Ci vediamo sul campo di battaglia.

 

Crossfire: Sierra Squad è disponibile dal 29 agosto 2023 al prezzo di 29,99€ su Steam e Playstation VR2.






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Alessandro Redaelli

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