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Dead Space | la recensione | PS5

Giocato su Playstation 5

Di Dead Space mi ricordo la paura, insieme ai miei amici, mentre camminavamo a piccoli passi in un corridoio buio, mi ricordo l’aria sbuffafa dalle pareti che sembrava essere lì, a fianco a me, mi ricordo che ogni sound effect ci faceva sobbalzare all’unisono come un branco di scolaretti. Mi ricordo però anche il fascino di un immaginario che mi ha formato, l’esaltazione degli scontri e il prestigio visivo. Di Dead Space ho tanti ricordi, e forse – proprio per questo – un remake a quasi quindici anni di distanza mi spaventava, e non per i motivi degni di un horror. È uscita infatti da pochi giorni la riedizione di uno dei survival horror più amati di due generazioni fa, riportato in vita da un Motive Studio che prova a farci riscoprire gli orrori e le meraviglie della Ishimura, sotto una veste parzialmente inedita.

Non è infatti soltanto la veste grafica a esser stata ricostruita da zero in questo remake, che vanta più di una manciata di modifiche, che dimostrano come EA e Motive Studio si siano di fatto impegnati non poco per riesumare il franchise. Partendo dall’aspetto tecnico, che salta ovviamente subito all’occhio, Dead Space propone un impatto visivo sbalorditivo. Il Frosbite sprigiona tutta la bellezza di un motore effettivamente eccezionale, che riesce a mettere l’accento su tutti quei micro e macro-elementi che avevano contraddistinto l’atmosfera impressionante del capitolo originale. Ecco quindi che il lighting riesce a rendere ancora più spaventoso un corridoio semi buio, i modelli dei personaggi ci sembreranno ancora più presenti in scena, e le texture che vanno a coprire ambienti e necromorfi vantano di un dettaglio mai visto prima. Davvero, sul fronte visivo – quantomeno nella versione PS5, giocata in modalità prestazioni – davvero nulla da aggiungere rispetto a delle immagini che parlano sinceramente da sole. Anche dal punto di vista del suono il lavoro è encomiabile: ogni bit di sound fx vi farà saltare dalla poltrona come poche cose al mondo, e se già il lavoro sul sonoro nell’originale era da applausi, grazie alle tecnologie di nuova generazione l’esperienza puramente uditiva raggiunge vette davvero inaspettate.

L’altro elemento importante è invece quello legato alla narrativa. Sebbene l’IP di EA non sia mai stata esattamente Dostoevskij, questo rifacimento va da una parte ad aggiungere elementi narrativi che ne approfondiscono la lore, e dall’altra a rendere Isaac Clarke – il nostro protagonista – un essere umano quantomeno senziente. Se infatti nell’originale Issac non proferiva una parola, arrivando forse dalla scuola di Gordon Freeman in Half Life, qui il signor Clarke sarà invece parte integrante della sua storia, interagendo con i personaggi in scena e commentando le sue disavventure.

Sul fronte della messa in scena abbiamo qui anche un sistema dinamico di spawn dei nemici e di simil-jumpscare gestiti da un’IA che propone la bellezza di migliaia di incontri unici. Se pensavate quindi di arrivare ai titoli di coda in tranquillità, conoscendo già il materiale di partenza, potreste ritrovare le stesse identiche sensazioni provate nel 2009, quando avete messo per la prima volta piede sull’Ishimura.

Anche a livello ludico sono stati fatti dei cambiamenti. A partire dalle sezioni a gravità zero – adesso più interattive e alla stregua della gestione che avevano nei seguiti – fino ad arrivare a un nuovo sistema di upgrade, un po’ più macchinoso, ma anche più soddisfacente. E poi qualche puzzle ambientale che va a variare la formula, attacchi secondari per le armi, e soprattutto un inedito sistema di chiavi che stimola il backtracking, dandovi la possibilità di esplorare più volte tutte le aree per recuperare tutto il recuperabile.

Insomma, di lavoro – dal punto di vista dell’adattamento – ne è stato fatto, ed è tutto di gran valore. La vera domanda è: ha ancora senso Dead Space nel 2023?

Un paio di mesi fa ho giocato a The Callisto Protocol, quello che doveva essere – su carta – il nuovo Dead Space. Quello che mi sono ritrovato di fronte è stato invece un gioco vecchio nelle meccaniche, un po’ ottuso nel level design e nel combat system, ma tutto sommato divertente. La grossa sorpresa è stata però quella di trovarmi davanti a un gioco tremendamente superato sul fronte ludico, che era anche un po’ quello che mi ricordavo di Dead Space. Rigiocando Dead Space dopo tanti anni ho ritrovato da una parte un gioco incredibilmente più maturo, divertente ed emozionante, ma – dall’altra parte – un prodotto comunque in qualche modo invecchiato.

E non è il combat system, ancora divertente e stimolante; oppure il level design a corridoio, che non va più di moda da qualche anno a qualche parte, ma proprio la struttura: le fondamenta di un prodotto che sembra – e di fatto è – uscito da un’altra epoca. Non fraintendetemi: il remake di Dead Space è un videogioco eccezionale, divertente, spaventoso ed esaltante, ma mantiene dall’inizio alla fine dell’avventura un retrogusto marcatamente old school, che va un po’ in controtendenza con una grafica che racconta di tutt’altra epoca.

Alla sesta ora di fila che propone il medesimo game-loop beat per beat mi sono sentito un po’ stanco. Forse sono io che sono invecchiato male, o forse è il gioco che rimaneva nel ricordo più solido di quanto in realtà non lo sia; ma quello che ricordavo come un capolavoro imprescindibile da storia del medium, non è altro oggi che un ottimo survival horror. E attenzione, “avercene”, ma Dead Space ha perso nel tempo quell’alone intoccabile che l’aveva sembre contraddistinto, e un po’ mi dispiace. Nei miei ricordi, tra l’altro, il secondo capitolo rimane tutt’oggi quello più bilanciato, e forse avrebbe funzionato meglio come remake nel 2023; ma ora di remake abbiamo quello del primo capitolo e, in ogni caso, va bene così.

Dead Space è ancora oggi un gioco divertente, teso e a tratti esaltante; il restyling tecnico è eccezionale e le aggiunte sul fronte ludico fanno dignitosamente il loro lavoro. Risulta però un prodotto un po’ fuori dal tempo; non troppo, ma quanto basta per rivalutare a ribasso quello che nella memoria collettiva è sempre stato uno dei grandi capolavori della storia del videogioco. Se non l’avete mai giocato vi piacerà, ricordandovi un’epoca in cui il videogioco era forse meno stratificato, ma se l’avete già giocato e ne avete un ricordo eccessivamente idealizzato potrebbe semplicemente farvi rendere conto di quanto tempo è passato dal 2009 a oggi.

 

Dead Space è disponibile dal 31 gennaio 2023 al prezzo di 69,99€ su PC, Xbox series X e S, e Playstation 5.






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Alessandro Redaelli

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