Giocato su Oculus Quest 2
Il concept di Dungeon & Dragons mi ha sempre affascinato. Ritrovarsi in casa di un amico, costruire insieme una storia e giocare di ruolo tutta la notte è un qualcosa che ho sempre vissuto soltanto attraverso i videogiochi, ma di cui riconosco sicuramente il valore anche in relazione alle giocate tradizionali. In quest’ultimo caso, infatti, la creatività abbatte prepotentemente le barriere e i limiti imposti da questo o quell’altro elemento di design, permettendoci di vivere un’avventura unica, sempre nuova e profondamente personale. Quello che prova a fare Demeo, degli instancabili Resolution Games, è esattamente questa cosa: buttarci dentro a un gioco da tavolo insieme al nostro alter-ego, e farci cooperare insieme ai nostri amici per superare una serie di dungeon. Vediamo come se la cava questo attesissimo titolo in uscita oggi su PCVR e Oculus Quest nella nostra recensione.
Se è vero che l’ispirazione di Demeo è chiaramente quella di D&D, è anche vero che, dovendosi appoggiare al game design più spiccatamente videoludico, il prodotto di Resolution risulta fin da subito una via di mezzo tra ciò a cui aspira e un RPG a turni cooperativo tradizionale. Nei panni di una delle quattro classi disponibili, che comprendo il classico tank, due classi ranged ed il mio amato assassino, ci ritroveremo all’interno di uno scantinato da “immaginario collettivo”, con di fronte soltanto un tavolo da gioco. Questo non è altro che un vero e proprio dungeon in miniatura, esattamente come quelli sperimentati con molti giochi da tavolo; ma la grossa differenza rispetto ad una giocata dal vivo, è che in Demeo potremo “entrare” a far parte dell’azione quasi in prima persona. Colpisce subito, infatti, la possibilità di zoomare, ruotare e spostarci come più ci aggrada all’interno del dungeon, arrivando addirittura ad affiancarci ai nostri beniamini, osservandoli in una presenza 1:1 che ha – decisamente – qualcosa di magico.
In ogni caso, come ogni gioco di ruolo a turni che si rispetti, ogni giocatore avrà qui due azioni da compiere prima di passare il turno; azioni che si dividono tra spostamento, attacco e lancio di una carta. Se lo spostamento è quello proprio del gaming turn based, con un massimo di caselle in cui spostarci all’interno dello stesso turno, l’attacco si rifà invece palesemente al materiale cartaceo. Dopo aver selezionato un nemico dovremo infatti lanciare un dado, con la possibilità di eseguire un attacco normale, un colpo critico o di mancare completamente il bersaglio. Nonostante possa sembrare un elemento puramente decorativo, il dado rappresenta una delle meccaniche più interessanti e tese dell’intera esperienza, e vi porterà a compiere sia azioni straordinarie e inaspettate, sia buchi nell’acqua che potrebbero compromettere l’intera giocata. Ultimo, ma non ultimo, l’elemento delle carte. Aprendo una delle vostre mani avrete sempre a disposizione una manciata di carte che guadagnerete strada facendo, e che restituiscono bonus, attacchi speciali ed evocazioni. Ogni carta ha un costo in termini di punti, e riesce a stratificare ogni partita con elementi sempre nuovi e appassionanti, che rendono – di base – il game design di Demeo una vera e propria macchina infallibile.
Grazie a tutti i suoi elementi, compresa la possibilità di acquistare le carte ad ogni cambio dungeon con i soldi guadagnati in game, il titolo di Resolution restituisce ai giocatori in realtà virtuale un tipo di esperienza assolutamente inedita in tutto il mercato, e lo fa sempre con una grazia ed una maestria che non sono decisamente da tutti.
Ma non è finita qui, perché nonostante i timori che potevano suggerire molti titoli Quest recenti, Demeo su Quest 2 è davvero uno spettacolo per gli occhi. A partire da una direzione artistica che suggerisce delle suggestioni melancoliche eppure mai provate, l’impatto grafico dei dungeon e dei personaggi che lo popolano stupisce per ricchezza, pulizia e dettagli. Sembra quasi di ritrovarsi dentro al rimpianto Dungeon Keeper di Bullfrog, girovagando per corridoi infiniti illuminati a stento dal calore delle lanterne; facendoci sentire parte di un mondo dark fantasy alla Diablo, senza vivere realmente l’avventura dagli occhi del nostro protagonista.
Eppure, Demeo, mi ha deluso. Nonostante sul fronte delle meccaniche in partita funzioni ad orologeria, nonostante risulti estremamente divertente in compagnia di due o tre amici, nonostante l’ottimo impatto visivo, ciò che il prodotto offre a oggi – a fronte di un prezzo di circa trenta euro – è davvero ingiustificabile. Una run di Demeo è composta da due dungeon di difficoltà crescente, ed un ultimo quadro – molto meno esteso in termini di metratura – in cui dovremo sconfiggere il boss finale. Si tratta di un’ora e mezza circa di gameplay; di meno se deciderete di correre, di più se deciderete di esplorare completamente le mappe. Ora, data la natura procedurale e basata sulle ripetizioni, la longevità di una singola giocata è decisamente in linea con quello che mi aspettavo, e rispetta assolutamente i canoni imposti dal materiale di partenza. Il grosso problema di Demeo, tuttavia, è che il setup narrativo, e di conseguenza ambientale, è – ad oggi – soltanto uno. Questo vuol dire che non troverete mai un altro boss ad attendervi alla fine della run, che non troverete mai un level design completamente diverso di partita in partita, e che ogni giocata – più o meno – tenderà ad assomigliarsi. È vero che i dungeon cambiano forma e dimensione, ed è vero che la posizione dei nemici e dei segreti sarà sempre differente, ma per un prodotto che esce a questo prezzo, e che soprattutto funziona meravigliosamente nelle sue meccaniche, un setup è davvero troppo poco. Ora, chiaramente Resolution ha già annunciato che andrà a rimpolpare l’esperienza con il tempo, e già per quest’estate è attesa la prima espansione che andrà ad aggiungere un tavolo; ma da oggi fino all’uscita del nuovo capitolo cosa dovremmo fare?
Entrando più nello specifico, il vero problema sta nel fatto che all’interno dei dungeon non andremo ad acquisire nessun elemento permanente che non sia dell’exp, che andrà poi a sbloccare gradualmente una cinquantina di elementi di personalizzazione effettivamente belli da vedere. Da maschere a skin per i personaggi, fino ad arrivare agli immancabili dadi, gli sbloccabili sono sì carucci, ma anche noiosi da guadagnare; poiché andranno sbloccati – oltretutto sempre nello stesso ordine – semplicemente giocando una partita. Avrei preferito cercare degli elementi nascosti dentro ai dungeon, un sistema di loot casuale alla fine della partita; letteralmente qualsiasi altra cosa, piuttosto che un sistema di sblocco pigro, che non invoglia decisamente il giocare a sbloccare ogni elemento estetico.
Come se non bastasse, mi sono ritrovato di fronte ad una problematica che mai mi sarei aspettato da un prodotto come Demeo, ma di cui – per onestà intellettuale – devo mettervi al corrente. Come spesso accade nei prodotti VR top down, attraverso lo spostamento delle nostre mani andremo a muovere il nostro alter ego per tutta la mappa, agendo su tutti gli assi che la compongono, per trovare il punto di vista più adatto alla singola azione. In questo caso potremo anche ruotare la mappa ed ingrandirla con le stesse modalità, con un rischio – incontestabile – di motion sickness. Come ben sapete sono oramai abituato a qualsiasi cosa, e sono sinceramente anni che non provo chinetosi; ma Demeo mi ha riportato un po’ di quel malessere che non provavo da parecchio tempo, che è chiaramente dovuto ad un lavoro sulla prospettiva troppo repentino quando si ruota e ingrandisce l’area di gioco. C’è da dire che questo è un elemento molto personale, e potenzialmente è possibile giocare a Demeo anche stando sempre fissi sulla stessa inquadratura, ma su un gioco che per molti dovrebbe fare da apripista al mondo della realtà virtuale, il lavoro sul comfort non è qui dei migliori.
Qualche sbavatura dell’IA ed un bilanciamento non troppo fino di alcune classi, chiudono un “parco difetti” che soffre però specialmente di un contenuto un po’ troppo risicato, laddove su tutto il resto si può – volendo – chiudere un occhio.
A migliorare la situazione ci pensa una modalità a singolo giocatore identica a quella in multi, con la differenza che sarete voi a controllare tre eroi all’interno della giocata, ma potendo scegliere e agire soltanto sulle carte del main hero. Sebbene questa modalità non risulti divertente come una bella giocata insieme agli amici, la possibilità di affrontare la campagna in solitudine potrebbe rendere appetibile il prodotto anche a chi preferisce giocare senza distrazioni, affrontando comunque una main quest tesa e ben strutturata.
Demeo è l’RPG turn based che in molti sognavano, me compreso, ma risulta quasi come un assaggio di quello che potrebbe diventare il prodotto nel futuro prossimo. Le meccaniche di gioco funzionano molto bene, l’immaginario è splendido e il fronte tecnico si difende più che dignitosamente; rimane pero l’amaro in bocca per un lancio con un tavolo unico, che dopo le esperienze castrate di Tales From the Galaxy’s Edge e Jurassic World brucia oggi più che mai. Speriamo che i giocatori diano a Resolution la fiducia che merita, e che questi ultimi supportino per molti anni a questa parte un prodotto che – in una forma molto più completa di questa – potrebbe ambire a diventare l’RPG multiplayer definitivo. Oggi abbiamo in mano semplicemente un’ottima base, che potrà comunque soddisfare chi aveva sete del genere, ma che ha ancora della strada da fare per diventare un vero must have.
Demeo è disponibile dal 6 Maggio 2021 al prezzo di 29,99€ su Oculus Store e Steam, compatibile con HTC Vive, Valve Index, WMR, Oculus Rift e Oculus Quest.
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