Dal giorno uno di questa first generation di headset casalinghi ho accumulato una grande quantità di splendidi ricordi. Accantonando lo stupore delle prime volte, ho ben impressi nella mente i momenti in cui sono riuscito ad emozionarmi grazie ad uno storytelling particolarmente riuscito, ad esaltarmi nella velocità di uno scontro a fuoco e a camminare impaurito temendo per la mia vita. Il ricordo è un tratto fondamentale della VR, poiché le esperienze vissute in quel tipo di contesto riescono a fare le radici, trasformandosi in un qualcosa di prezioso e personale. Ho accumulato parallelamente anche tante esperienze che mi sono scivolate addosso con grande indifferenza, ma ne ricordo solo una come profondamente negativa: la prima partita a Adr1ft. Ecco, con Detached potrò finalmente averne una seconda e, nonostante non sia un titolo estremamente insufficiente come non lo era il titolo sopracitato, i motivi sono pressoché gli stessi.
L’esordio di Anshar Studios nel mercato PC e Console è un’avventura ambientata nello spazio, chiaramente in un contesto a gravità zero e in cui, in seguito ad un incidente, sarà necessario risolvere piccoli compiti di varia natura fino ad arrivare ai titoli di coda.
Peccato che ognuno di questi compiti, nonostante la concettuale semplicità, sia minato dal problema principale di Detached: il sistema di controllo. Su PC abbiamo avuto modo di sperimentare una quantità infinita di titoli a gravità zero e alcuni di questi hanno oramai settato uno standard qualitativo che non può essere ignorato. Lone Echo, ancora oggi la miglior esclusiva Oculus Rift, è nello specifico riuscito a trovare una formula pressoché perfetta in un sistema di locomotion basato sulle prese e sulle spinte. Altri, come il buon Downward Spiral: Horus Station (qui la recensione), hanno invece optato per soluzioni più peculiari come l’utilizzo di un rampino, trovando uno spazio nel contesto di un genere che si è dimostrato più attivo che mai.
Detached, invece, decide di optare per una soluzione via pad, in cui ogni tasto attiva una funzione specifica ed un puntatore imposta la direzione del movimento. Dire che il sistema è macchinoso è come fargli un caloroso complimento e vien da sé che il motion sickness si farà insostenibile già dal secondo livello di comfort che i ragazzi di Anshar Studios hanno implementato. All’inizio del gioco potremo infatti scegliere tre diversi tipi di comfort level che andranno dal più arcade, che minimizza i movimenti e riduce l’inerzia delle spinte fino ad un “anstronaut” che farebbe venire il voltastomaco anche a Samantha Cristoforetti. Giocando chiaramente attraverso il primo tipo di implementazione l’impatto sarà comunque insoddisfacente, e nonostante il motion sickness si possa rivelare quantomeno tollerabile, lo schema comandi risulterà in ogni caso scomodissimo.
Combattendo con un sistema di controllo da galera, il gioco in sé si dimostra poi un po’ povero di spirito e profondamente tedioso.
Detached gode tuttavia di un’ottima realizzazione tecnica, anche nella sua versione per PSVR. La prima volta che usciremo dalla base spaziale, affacciandoci ad un universo sconfinato fatto di detriti e luci accecanti, sarà un’esperienza dal forte impatto emotivo. Nonostante la buona definizione tuttavia, un aliasing davvero accentuato farà perdere alcuni dettagli e andrà a compromettere la leggibilità degli oggetti in lontananza. Questo non sarebbe un grosso problema, se non fosse che il titolo non vuole in nessun modo guidare il giocatore verso gli obiettivi che presenta. Ci ritroveremo così a girare a vuoto per decine di minuti, mentre voliamo ad una velocità spaventosamente lenta e cerchiamo di capire cosa fare e dove farlo, avvicinandoci annoiati ad ogni struttura per poterne soltanto leggere il nome.
Una volta trovati i vari obiettivi la cosa non tende a migliorare particolarmente, poiché quello che offre il gameplay di Detached è un semplice “raccogli e inserisci” da una parte della mappa all’altra. Il tutto risulta come un titolo che sembra composto dalle sezioni ponte più noiose dei lavori a cui si ispira e nonostante lo sforzo produttivo sia palese il gioco non solo stenta sempre a partire, ma risulta in fin dei conti semplicemente noioso.
Ed è un peccato, perché alcuni guizzi Detached li presenta, dal già citato impatto estetico a delle suggestioni sonore di ottimo livello, fino ad un tono da fumetto che gli dona un pizzico di originalità rispetto a diversi competitors. Purtroppo i lati positivi rimangono inglobati all’interno di un gameplay piatto, che forse avrebbe dato qualche soddisfazione in più con il supporto ai move ed un tipo di interazione più fisica.
Detached si rivela quindi uno sfortunato buco nell’acqua, che potrà affascinare qualche appassionato del contesto spaziale provvisto di uno stomaco di ferro ma che deluderà chi cerca una bella avventura, un buon uso della realtà virtuale o semplicemente un gioco divertente.
Detached è disponibile dal 18 Maggio 2017 su Steam e Oculus Store e dal 24 Luglio 2018 su Playstation Store, compatibile con HTC Vive, Oculus Rift, WMR e PSVR.
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Se devo essere sincero Adr1ft mi è piaciuo, tolto il primo periodo rovinato da un motion sickness estremo, alla fine mi è servito a rafforzare la tolleranza al disturbo.
La storia in se qualcosa mi ha lasciato, stessa cosa a livello emozionale, forse merito della scarsità dei titoli all’epoca.
Sì sono d’accordo, Adr1ft non è un brutto titolo ma se provato senza aver superato la prima fase di tolleranza del motion sickness può rivelarsi davvero un’esperienza mortale! Questo sfortunatamente, oltre a questo problema, ne ha anche altri.