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DPVR E4: la recensione del nuovo visore PCVR

Era un po’ che non usciva sul mercato un visore esclusivo per PCVR. Sarà perché la PCVR è morta (cit), sarà perché la soluzione all in one di Quest 2 e Pico 4 si è rivelata vincente, o sarà perché non c’è più nulla da aggiungere dopo i vari G2, Index e Pimax, ma il mercato VR – negli ultimi due anni – ha preso tutt’altra direzione. La pensano diversamente gli amici di DPVR, che escono oggi sul mercato con il loro E4: un visore only PC, con cavo, che offre una serie di feature da non sottovalutare.

Diciamolo subito: sul fronte del form factor e dell’estetica, il DPVR E4 non si discosta da ciò che abbiamo visto negli ultimi anni da competitor come Meta e Pico, ma ha al suo arco un paio di frecce inedite che – almeno su questo fronte – lo fanno brillare di luce propria. Intanto è decisamente più contenuto nella forma, quasi fosse una sorta di Quest 2 in miniatura; il che lo rende più piacevole da vedere, e più leggero e bilanciato tra la parte anteriore e quella posteriore. Il merito va a uno strap integrato pensato inaspettatamente bene, che riesce a equilibrare il peso come pochi visori recenti sono riusciti a fare, anche grazie – ovviamente – alla mancanza di un hardware interno. L’altro grande pregio è poi la possibilità di alzare il visore, attraverso una giuntura mobile, mentre lo stiamo indossando, mantenendo lo strap ben saldo alla testa. È una soluzione che avevo trovato soltanto nel Vive Cosmos e pochi altri, che si rivela qui straordinaria alternativa al passthrough (comunque presente), comodissima per controllare telefono, computer o spazio circostante. È un visore comodo, leggero e ben fatto dal punto di vista dell’oggetto in sé, ma il resto?

L’E4 monta un pannello LCD da 4K complessivi che arriva fino a 120Hz di refresh rate, propone un FOV di 116 gradi circa, e monta quattro telecamere per il tracciamento inside out a sei gradi di libertà. La risoluzione è di conseguenza ottima, contrasti e luminosità più che dignitosi, ma la fedeltà del colore mi è sembrata decisamente sottotono. Ho fatto dei test passando da Quest 2 via Virtual Desktop e il DPVR E4 e non c’è paragone: quest’ultimo propone una palette più smorta, nonostante la definizione decisamente superiore. Ottima invece la possibilità di scegliere dal suo software proprietario tra i 72, i 90 e i 120Hz, a seconda della vostra macchina da gioco e delle vostre preferenze. Eccellente anche il FOV, decisamente più ampio di quello di Quest 2, e che riesce a immergerci nello spazio di gioco come pochi visori PCVR ho provato recentemente. Non benissimo invece il tracking: sufficiente rispetto ai controller, ma un po’ ballerino nel tracciamento del visore, soprattutto se le condizioni di luce non sono esattamente quelle richieste. Il Quest 2 funziona sostanzialmente in qualsiasi condizione di luce, e forse mi sono abituato troppo bene, mentre il DPVR E4 ha bisogno di uno spazio di gioco estremamente luminoso e uniforme, come forse non tutti riuscirebbero a ottenere dalla propria stanza.

A proposito dei controller, invece, questi ultimi sono sostanzialmente la copia carbone di quelli di Quest 2, solo più leggeri, e anche più cheap. Non sarebbe un problema enorme se non fosse che i tasti posteriori tendono a incastrarsi un po’ troppo durante le nostre partite, e che il tracking – nonostante non tocchi i livelli incresciosi del primo G2 – gioca sporadicamente qualche brutto scherzo. Ahimè, tra i peggiori controller che ho provato in vita mia, e non è questo l’aspetto peggiore.

L’elemento oggettivamente più disastroso del visore in esame è l’audio, che esce da due altoparlanti laterali, esattamente come i suoi competitor più diretti, ma che restituisce un suono bassissimo ed equalizzato sinceramente male. Questo ci obbliga sostanzialmente a utilizzare un paio di cuffie tradizionali, da agganciare all’entrata jack posizionata sulla parte del cavo più vicina all’headset.

Parliamo ora invece di un lato che ha dimostrato luci e ombre durante la nostra prova di più di un mese: il parco titoli e le performance. Essendo il PDVR E4 un visore PC ci si aspetta che tutti i titoli disponibili su Steam siano compatibili, e invece non è così. Il problema non è del visore in sé, quanto dei team di sviluppo che, giustamente, concentrano le loro energie nella compatibilità con una piccola manciata di visori, generalmente quelli più in voga. Ecco quindi che il Quest 2 e HTC Vive sono praticamente compatibili con tutto, mentre visori più di nicchia come il Pimax o il G2 faticano un po’ ad avere accesso all’intera libreria Steam VR. Da questo specifico punto di vista l’E4 mi ha stupito. Praticamente tutti i titoli che ho provato, da quelli più mainstream a quelli più indipendenti, partivano e venivano riconosciuti dal visore, con tanto di controller proprietari riprodotti in game. Un mezzo miracolo che assolutamente non mi aspettavo, soprattutto in virtù del fatto che il visore è appena stato lanciato, e che viene da un contesto che è stato, fino a oggi, decisamente lontano dal grande pubblico.

Molto bene quindi la compatibilità, un po’ meno le performance. Ho provato per un mesetto il DPVR E4 con la mia vecchia GTX 1080ti, e le performance si sono rivelate deludenti, in modo totalmente ingiustificato. Anche impostando il refresh rate a 72hz e con una risoluzione sotto al 100% da SteamVR, una buona parte dei giochi provati non riuscivano a mantenere il target framerate, che rimaneva ferreo soltanto con i prodotti tecnicamente più semplici come Compound. Oltretutto il DPVR E4 va in conflitto con fpsVR, che – per qualche motivo a me sconosciuto – tende a bloccare il framerate sotto i sessanta fotogrammi al secondo. Vien da sé che non ho potuto ragionare sulle prestazioni con dei dati alla mano, ma soltanto attraverso le sensazioni che mi sono state restituite dal solo utilizzo del prodotto. Quando poi ho cambiato GPU, sostituendo la mia oramai anziana 1080ti con una RTX 4090, le cose sono cambiate, ma non completamente. Certo, ora qualunque gioco gira senza problemi a livelli di framerate, alcuni anche al 500% della risoluzione nativa, ma un problema è rimasto. Difficile da descrivere, ma l’E4 restituisce costantemente una sorta di tremolio del pannello che non capisco sinceramente a cosa sia dovuto. La situazione è migliorata con una delle ultime patch disponibili dal launcher, ma il problema continua a persistere nel tempo. È una problematica che, in alcune condizioni e in modo meno evidente, c’è anche su PlayStation VR2, ma che qui risulta anche più invalidante, specialmente nei giochi in cui non ci si muove con troppa insistenza nello spazio di gioco.

Vien da sé che l’esperienza che ci viene restituita in game è decente, ma non esaltante, e una fruizione attraverso gli headset più forti del mercato risulta comunque – un po’ da tutti i punti di vista – decisamente migliore. Si sente comunque lo sforzo, anche nel presentarci un software su PC accessibile e piacevole, anche se tradotto chiaramente dalla versione 0.1 di Google translate. Il DPVR E4 ha tutto l’aspetto di un visore consumer dalla lunga storia ma, in realtà, non lo è, e ha bisogno forse di ancora una o due iterazioni successive per posizionarsi nel mercato. Potrebbe serenamente fare la strada di Pico, con quel Neo 3 Link che aveva grandi lati positivi ma alcune ombre, che è andato poi a trasformarsi nell’ottimo Pico 4, prendendosi una discreta fetta di pubblico anche in occidente. Da questo punto di vista staremo a vedere.

L’unico vero lato positivo del prodotto è il prezzo: 530€ per un visore PCVR con cavo che non restituisce quindi la compressione di Quest 2 via usb c o in wireless, che si può usare senza le base station di Vive e Index, e che è compatibile con praticamente tutto il parco giochi offerto da SteamVR. È anche vero che, al contrario di Quest 2 e Pico 4, non si può usare con una libreria proprietaria in standalone, e che le performance risultano decisamente più cheap dei visori di HTC e di Valve, ma se lo trovate a un prezzo scontato, non avete enormi pretese, o cercate proprio un visore PCVR con queste caratteristiche, il DPVR E4 potrebbe comunque risultare un visore discretamente stuzzicante.






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Alessandro Redaelli

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