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Dungeons of Eternity | la recensione | Quest 2, Quest 3

Giocato su Meta Quest 2

Quando venne annunciato, durante un Meta Connect, Dungeons of Eternity lo sottovalutai fortemente. Mi sembrava il solito dungeon crawler come ce ne sono svariati, in VR, senza una grande personalità dal punto di vista estetico e con veramente poco da dire sul fronte ludico. Dopo aver passato svariate ore in compagnia del titolo di Othergate – sia in solo, che insieme a due amici – posso ammettere che mi sbagliavo di grosso, perché Dungeons of Eternity è probabilmente il dungeon crawler che mancava nello store del nostro standalone preferito.

Il prodotto di Othergate non fa niente di particolarmente ardito nel contesto del suo genere. In fin dei conti, parliamo di un action RPG con mondi procedurali, in cui accedere a diverse attività a partire da un hub centrale, il cui fine ultimo rimane sempre e soltanto il portare a cassa del loot. Il game loop di Dungeons of Eternity si basa infatti esclusivamente sull’entrare in una delle missioni disponibili, uccidere tutti i nemici o risolvere dei semplici puzzle, aprire dei forzieri, estrarre, craftare le ricette che si sono appena appena trovate, potenziarsi e ripetere da capo. Non è diverso – in realtà – da un gioco come Diablo, se non per l’assenza di una vera e propria narrativa a motivarci nella progressione, e il suo squisito elemento procedurale.

Riguardo a quest’ultimo, il titolo di Othergate propone quattro biomi differenti, che propongono tre missioni ciascuno – ognuna con le sue specifiche regole – e che andranno a modificarsi automaticamente ogni venti minuti. In questo modo, nonostante il concept dei livelli – così come gli asset e i nemici – andranno ovviamente a ripetersi, l’impressione sarà sempre quella di affrontare escursioni ogni volta diverse, attraverso una buona varietà di diversificazioni nella struttura del level design. Le missioni si dividono tra il classico scouting, che si chiude con una serie di orde nemiche più un boss finale; un’avventura che ci richiederà di trovare tre diversi cristalli e attivare una grossa piramide da difendere; e – infine – una sorta di wave shooter in cui collezionare anime attraverso un’arma speciale, da donare poi al principe della morte. Un po’ si sente, dopo qualche ora, la ripetizione strutturale, ma tutti gli altri elementi di gameplay sono così buoni, che quasi non ci se ne accorge.

Il grande punto di forza di Dungeons of Eternity è infatti il suo ottimo combat system melee, che riesce – per una volta – a restituirci un senso di presenza dignitoso, grazie a delle hitbox eccellenti, un buon moveset dei nemici, e una più che discreta dose di strategia, necessaria a completare gli scontri. Il titolo di Othergate non è un prodotto facile, soprattutto se affrontato in solitaria, ma è capace di coinvolgerci e di spronarci a migliorare le nostre abilità, per riuscire a giostrarci con più naturalezza contro alla fauna nemica. Un po’ meno centrato il combattimento ranged con archi e balestre, paradossalmente un po’ troppo preciso, e a cui mancherebbe soltanto un filo di auto aim, per rendere gli scontri meno macchinosi. Molto buoni invece i bastoni magici, tra cui spicca un’arma vicina alla gravity gun di Half Life, divertentissima da usare e utilissima nelle situazioni più concitate.

Profondo ma accessibile, invece, il sistema di crescita del personaggio, che si basa sostanzialmente sul craft di equipaggiamento trovato durante i livelli già affrontati e l’acquisto di skill passive che andranno a rendere il nostro alter-ego sempre più forte. Se c’è un appunto, su questo fronte, è che per arrivare a una build davvero soddisfacente, il titolo di Othergate richiede un investimento di decine e decine di ore. Da una parte questo elemento toglie un po’ di smalto a un prodotto che qualcuno potrebbe voler approcciare con troppa voracità, per una full immersion in solitaria che potrebbe durare davvero troppo tempo. Dall’altra, tuttavia, chi deciderà invece di affrontare Dungeons of Eternity in cooperativa, per una partita ogni tanto, magari affiancandolo ad altri prodotti durante un periodo più esteso rispetto alla durata media dei prodotti Quest, potrebbe invece aver trovato un eccellente compagno di viaggio per gli ultimi mesi in compagnia di Quest 2, o per i primi mesi insieme a Quest 3.

Ripeto ancora una volta che Dungeons of Eternity si gioca molto meglio in cooperativa, per team di un massimo di tre giocatori. È possibile anche giocare insieme a due sconosciuti in partite veloci, ma il divertimento che si raggiunge insieme a due amici non ha davvero eguali. In single player il gioco funziona, ma è decisamente più difficile e potrebbe portare a una certa stanchezza dopo qualche ora, nonostante le ottime basi ludiche. Rimane comunque un ottimo gioco da “standalone”, per una partita ogni tanto da solo, ogni tanto in compagnia, che nasce per giocate veloci e distese nel tempo, ma che potrebbe addirittura portarvi al fatidico “faccio l’ultima e poi spengo”.

A proposito dello standalone, il titolo di Othergate propone un comparto tecnico eccellente, che non mi aspettavo da un visore come il Quest 2. Lo stile è vicino al cartoon, è vero, ma alcuni giochi di luce, la fisica del mondo di gioco e – soprattutto – i movimenti dei nostri compagni sono tra le cose migliori mai viste sul visore bianco di Meta. Vorrei mettere un particolare accento su quest’ultimo elemento: quando si gioca in multiplayer, in realtà virtuale, i movimenti dei nostri amici sono sempre impresentabili. Di solito, gli avatar effettuano movimenti molto diversi dalla controparte reale, finendo per risultare sempre un po’ “glitchati”; sempre fuori contesto. Per una volta, invece, i nostri compagni si muoveranno in maniera estremamente naturale, sia durante il combattimento che durante l’esplorazione. È un elemento che mi ha colpito immediatamente, e che riesce a regalarci finalmente quel senso di presenza in compagnia a cui abbiamo sempre ambito in realtà virtuale.

Prima del lancio, il titolo presentava tuttavia una piccola serie di bug non game breaking, ma piuttosto fastidiosi. A un certo punto ho smesso di vedere uno dei miei compagni in game, sia durante la spedizione, che dentro l’hub; le chiavi per aprire le casse, a volte, rimangono in castrate dentro ai forzieri, impedendoci di aprirli; i nemici, anche se molto raramente, tendono a lanciarvi fuori dalla mappa, facendovi cadere nel nulla. Sono problemi minori, che sicuramente verranno risolti prima del lancio, o durante la prima settimana dalla release, ma sono problemi che – a oggi – esistono.

Per il resto, Dungeons of Eternity rimane invece un dungeon crawler eccellente, forse il migliore, tra quelli che offrono il multiplayer, su Meta Quest. Un titolo rifinito e divertentissimo, che offre decine di ore di divertimento, a patto che si apprezzi la formula – un po’ ripetitiva – del dungeon crawler procedurale. Di prodotti così ce ne vorrebbero di più, e non vedo veramente l’ora di scoprire come si evolverà il prodotto di Othergate nel tempo, e se verrà supportato da nuovi contenuti durante le prossime stagioni. Incrociamo le dita, perché il potenziale per un gioco che dura anni, qui, c’è.

Dungeons of Eternity è disponibile dal 5 ottobre 2023 al prezzo di 29,99€ su Meta Quest 2 e Meta Quest 3.






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Alessandro Redaelli

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