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Ember Souls |Recensione| Meta Quest, PCVR

Da bambino, come molti miei coetanei, siamo rimasti affascinati dall’ambientazione orientale e dal carismatico protagonista di Prince of Persia: Le sabbie del tempo, un gioco che ancora oggi ricordano in tanti con molto affetto e che in molti vorrebbero poter rigiocare in una versione remake. Ma nell’attesa, tutti i possessori di un visore Meta Quest o di un visore per PC possono giocare ad Ember Souls , nuovo titolo sviluppato dai ragazzi di VirtualAge e che ha molto in comune con la saga targata Ubisoft.

Il parallelismo tra Ember Souls e la saga delle Sabbie del Tempo di Prince of Persia, è inevitabile, soprattutto per quanto riguarda lo stile. Infatti, gli stessi sviluppatori hanno ammesso di aver tratto ispirazione proprio dalla famosa saga creata da Jordan Mechner.

Il gioco ci catapulta all’interno di un lussuoso palazzo persiano, dove dovremo cercare di recuperare le Ember Stone, quattro pietre elementali in grado di donarci poteri speciali per affrontare e sconfiggere il Sultano Oscuro. Le Ember Stone sono il fulcro del gameplay di Ember Souls. Grazie a esse e al loro potere, saremo in grado di progredire nell’avventura, ad esempio utilizzandole come rampino o congelando getti d’acqua su cui arrampicarci. Il parkour è uno degli aspetti meglio riusciti dell’intera produzione: divertente, fluido e preciso, senza che il personaggio si incastri continuamente con l’ambiente circostante. Purtroppo, il potere delle Ember Stone risulta fin troppo sbilanciato in favore del giocatore durante i combattimenti, rendendoli a tratti poco divertenti.

Da un punto di vista tecnico, il gioco si presenta con un ottimo colpo d’occhio, con buone texture e una buona realizzazione del mondo circostante. Purtroppo, la stessa cura non è stata riservata ai vari NPC che popolano il gioco, i quali risultano decisamente troppo grezzi, con movimenti legnosi e poco naturali.

Anche il level design non è particolarmente ispirato. L’influenza stilistica di Prince of Persia è evidente, ma a tratti risulta quasi ridicola, come quando, vicino a una camera da letto, ci si trova di fronte a due enormi asce che basculano dal soffitto, dando l’idea di una struttura della mappa del tutto casuale.

Il vero difetto dell’intera produzione è sicuramente l’intelligenza artificiale dei nemici e il combat system in generale. Quest’ultimo, basato sulla fisica, rende fin troppo facile uccidere gli avversari. I nemici, infatti, o attaccano dalla distanza con frecce o magia, oppure attaccano frontalmente a testa bassa. In quest’ultimo caso, basta allungare il braccio per infilzarli. Ripetendo due o tre volte la stessa procedura, si esce praticamente indenni da qualsiasi scontro, almeno nelle fasi iniziali dell’avventura. Per i nemici più ostici, invece, abbiamo a disposizione la magia delle pietre, che però, come ho già detto, risulta sbilanciata in favore del giocatore. Tralasciando l’errore umano, saremo delle vere e proprie macchine da guerra inarrestabili.

Ember Souls prova a rendere interessanti i combattimenti con l’ottenimento di punti abilità spendibili all’interno di un’area raggiungibile solo attraverso dei teletrasporti che compaiono durante l’avventura. I punti abilità, così come l’oro, possono essere spesi per potenziare il nostro personaggio o per acquistare strumenti come pozioni, armi e armature. Purtroppo, a causa del problema di cui parlavo prima, spendere i punti abilità per la progressione del personaggio o l’oro in armi e armature risulta praticamente inutile e poco efficace.

In conclusione, Ember Souls è un gioco che riesce solo in parte a mantenere le sue promesse. Da una parte, ci riporta indietro ai bei vecchi tempi in cui giocavamo a Prince of Persia su PlayStation 2, riuscendo anche a divertire grazie ad alcune buone idee. Dall’altra, i combattimenti basati sulla fisica, fin troppo sbilanciati,  un’IA poco intelligente ed un level design fin troppo casuale, non riescono ad elevare questo gioco a qualcosa di più che mediocre. Un vero peccato, perché le premesse per un gioco migliore c’erano tutte. Consigliato soprattutto agli amanti di Prince of Persia o a chi cerca un titolo story driven non troppo impegnativo.






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Lorenzo Vizzari

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