Giocato su Meta Quest 2 in Air Link su PC
La realtà virtuale, per come la conosciamo oggi, ci permette di fare cose incredibili, ma limitate. Gli headset commerciali scevri dalle periferiche infatti, ci danno la possibilità di muoverci nello spazio e tracciare il movimento della nostra testa e delle nostre mani, senza catturare il movimento delle gambe e dei piedi. Quel giorno arriverà, e con i tracker di Vive è già possibile farlo, ma ci vorrà del tempo finché il mercato consumer si aprirà al tracciamento di tutto il corpo. Questo non ha impedito a Ivanovich Games, nel 2016, di proporci un gioco di calcio validissimo, che ci mette principalmente nei panni di un portiere, ma che ci dà la possibilità di tirare qualche calcio in porta con l’ausilio dei sopracitati tracker. Riscopriamo, a distanza di qualche anno, il miglior gioco della software house.
Ivanovich Games ha fatto un percorso strano. Oggi, la casa di sviluppo spagnola ci continua a proporre prodotti di qualità molto bassa e approssimativa, rilasciando titoli che sembrano fatti più per provare a soddisfare piccole nicchie di mercato, che per una reale esigenza creativa. All’inizio della loro carriera, però, non era decisamente così, tanto che il loro esordio “Final Soccer VR”, era decisamente uno degli esperimenti più interessanti in ambito PCVR.
Il concept di Final Soccer VR è semplice: nei panni di un portiere dovremo parare più palle possibile, fino a quando non ne entreranno tre in porta, e la nostra partita si chiuderà registrando il record appena effettuato. Design dritto e senza fronzoli, ma diviso in tre, differenti, modalità.
La prima è “simulazione”, ovvero quella più vicina al suo sport di riferimento. Con grande tensione di fronte alla nostra porta, dovremo cercare di parare palle provenienti da sei diverse direzioni, con calciatori che si alterneranno a un ritmo sempre più incessante. In Arcade dovremo invece parare le palle sparate da svariati cannoni di fronte a noi, che lanceranno anche bombe da evitare, e power-up che andranno a facilitarci i secondi successivi, con abilità come mani giganti e muri. Nella modalità storia, infine, ci verranno presentati moltissimi livelli con obiettivi unici, divisi sempre tra arcade e simulazione, in cui dovremo vincere una delle tre classiche coppe, che andranno a definire i nostri sforzi in partita.
Nonostante la semplicità e la potenziale ripetitività del gameplay, Final Soccer VR riesce nella grande impresa in cui riuscivano molti dei giochi VR della prima ondata: farci divertire con poco, immergendoci in uno spazio riconoscibile ed esaltante. Chi vi parla non è un tifoso, non ha mai seguito una partita di calcio e si barrica in casa con le cuffie ogni volta che in strada si manifesta qualche festeggiamento; eppure, Final Soccer VR mi ha divertito, e continua a divertirmi moltissimo, proprio grazie a un concept eccezionalmente centrato.
Paradossalmente, rispetto a tutti i giochi successivi di Ivanovich Games, il loro esordio è anche quello più bello dal punto di vista tecnico. Tolto un comparto audio un po’ cheap e ripetitivo, dal punto di vista prettamente visivo, Final Soccer VR si dimostra pulitissimo, vario e tagliente, riuscendo a immergerci dentro a un enorme campo da calcio, e restituendoci un briciolo di quelle sensazioni che solo alcuni, al mondo, possono provare davvero. Il lavoro sulle mappe, così come sui modelli e sul lighting, è eccezionale ancora oggi, e nonostante alcune sporcature – proprie di uno studio indipendente – riesce fare molto meglio di altri colleghi arrivati con molto più ritardo.
Ci sono, tuttavia, due problemi da considerare. Il primo è che l’area di gioco richiesta per giocare a Final Soccer VR è di circa tre metri per tre: uno spazio davvero molto ampio, che non tutti possono permettersi. Nella mia stanza, che si aggira intorno a quelle misure, ho rischiato più volte di prender dentro cassettiere e scrivanie, e il gioco non restituisce nessuna opzione per adattare il campo alla propria area di gioco. Anche la rotazione dello spazio, come succede ad esempio con Beat Saber, non è presente, e ci toccherà semplicemente ricentrare la visuale, sperando di beccare il punto esatto in cui il campo potrebbe adattarsi allo spazio.
Il secondo problema è che purtroppo, a sei anni di distanza, Final Soccer VR non ha più una modalità che poteva rivelarsi uno dei più grandi pregi del prodotto: il multiplayer. Al lancio, il titolo di Ivanovich Games proponeva infatti un multiplayer asincrono, in cui una persona giocava in VR nei panni di un portiere, e l’altra giocava da smartphone, interpretando gli altri giocatori. Un’idea, anche qui, semplice ma efficace. Ahimè, questa modalità non è più funzionante, e non sappiamo se lo studio di sviluppo proverà a riesumarla in futuro.
Da segnalare poi che, attraverso i sopracitati tracker di HTC Vive, o semplicemente infilandosi un controller nel piede – sempre con i visori HTC – è possibile anche tirare i calci di rigore. Una modalità che purtroppo non ho potuto provare, ma di cui ho sentito pareri contrastanti. C’è chi dice che funziona dignitosamente, e chi dice che è troppo imprecisa per risultare davvero divertente; ma è vero che per essere un prodotto nato a pochi mesi dalla nascita del medium, Final Soccer VR è riuscito a proporre per primo qualcosa di unico e ancora inimitato.
Final Soccer VR è un titolo imperdibile per ogni amante del calcio, e non solo. Se vi piacciono gli arcade alla Fruit Ninja, i giochi con molto movimento, o semplicemente i titoli originali, il prodotto di Ivanovich Games è davvero un imperdibile del mercato PCVR, che – per qualche motivo assurdo – non è ancora arrivato su Meta Quest. Consci dei suoi difetti e delle sue mancanze, se siete attratti da Final Soccer VR non fatevelo scappare, soprattutto sotto ai dieci euro, prezzo a cui il gioco si trova piuttosto facilmente.
Final Soccer è disponibile su Steam dal 18 novembre 2016 al prezzo di 19,99€.
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