Gal Gun 2: la recensione

Introduzione

Un titolo come Gal Gun 2 assume una certa importanza nel paronama della realtà virtuale, e va contestualizzato. Come serie in sé ha avuto diversi episodi ed espansioni su tutte le piattaforme PC e console, solitamente con una accoglienza favorevole da parte di pubblico e critica, anche se per sua natura risulta un titolo di nicchia che punta dritto agli otaku e che quindi si presta fino a un certo punto ad una recensione generalista. All’interno di questo filone, il team giapponese Inti Creates ha lanciato due estati fa Gal Gun VR che risulta essere la struttura portante di questo Gal Gun 2, con un impianto grafico pressoché identico e medesima interfaccia. Uscito a luglio 2018 per monitor, Gal Gun 2 è stato subito hackerato dagli appassionati che avevano individuato un modo di forzarne l’avvio in realtà virtuale (ma con alcuni bug) anticipando il rilascio del supporto ufficiale, giunto con l’apposito DLC da alcune settimane. Per maggiori dettagli sul questo primo titolo, invitiamo a leggere la nostra recensione del 2017.

Il gioco

Gal Gun è un progetto che trasuda follia nipponica da ogni poro, facilmente etichettatile quale “gioco per pervertiti” viste le tematiche trattate, ma sarebbe un giudizio non solo ingeneroso ma anche erroneo consideratane l’elevata qualità produttiva. Non solo direzione artistica ma anche caratterizzazione dei personaggi, trama, missioni principali e secondarie, personalizzazioni. Gal Gun VR ha rappresentato un esperimento, riuscito considerate le le quasi trecento recensioni su Steam positive al 95%, che portava dell’universo della serie solo un unico lato, risultando uno sparatutto lineare piuttosto corto e certamente molto caro. Questo punto di partenza ha permesso di convertire Gal Gun 2 alla realtà virtuale senza colpo ferire, e stavolta parliamo di un gioco completo che nello sciatto panorama VR brilla di luce propria.

Il gioco inizia con un gradevole intermezzo animato, mostrato tramite uno schermo fluttuante che verrà utilizzato nei rari frangenti illustrati della storia. Un liceo femminile è stato infestato dai demoni, i quali si attaccano alle studentesse rendendole aggressive spargendo il male in ogni dove. Guidati da un angelo custode, anch’esso avvenente, e dotati di uno speciale visore che mostra le creature ultraterrene, dovremo riportare la pace armati sulla mano destra di una pistola ai feromoni e sulla sinistra di un potente aspiratore. Sebbene il trovare un senso in tanta follia è cosa improba, la pistola dovrebbe sia ferire i demoni instillando amore, sia purificare le ragazze sempre grazie all’innamoramento. Tale stato va ottenuto colpendo i punti deboli di ciascuna, che emergono dopo alcuni istanti di osservazione, scritte giapponesi incomprensibili ma sagacemente differenziate per colore e posizione così da permetterci di capire se mirare alla testa, al tronco, al bacino o alle gambe. Ma, cosa riuscitissima in realtà virtuale, potremo ottenere un risultato ancora più potente fissandole negli occhi da breve distanza: tutti i personaggi ci seguiranno con lo sguardo, e quando li fisseremo per un certo lasso di tempo, si innamoreranno perdutamente creando un effetto a cascata su tutte le studentesse astanti. Gal Gun 2 può essere giocato anche da seduti, ma un roomscale ampio faciliterà di molto l’esecuzione di questa tecnica denominata “lovestruck” rendendoci dei seduttori infallibili.

Quanto detto finora rappresenta l’ossatura del gioco, nonché quanto il più volte citato Gal Gun VR aveva da offrire. Il titolo è tuttavia molto più articolato, con un collante narrativo forte: avrete 18 giorni per debellare l’invasione demoniaca in corso ed i finali possibili saranno molteplici, a seconda delle missioni portate a termine. Ci saranno infatti dei personaggi principali, ad iniziare dal nostro angelo custode, con delle loro trame che si dipaneranno fino ad un loro esito naturale, nonché personaggi secondari e terziari con ulteriori vicende e l’aggiuntiva possibilità di ottenere i loro numeri di telefono, per chiedere appuntamenti futuri. Ogni giornata si dividerà in mattina, pomeriggio e sera con un conseguente cambio di illuminazione ed altrettante possibili missioni, per poi giungere la notte nella nostra cameretta che sarà personalizzabile nell’arredamento e oggetto anch’essa di dialoghi ed incontri.

Lieve ma piacevole anche un aspetto ruolistico, visto che alcuni elementi della nostra dotazione potranno essere potenziati progredendo nel gioco, in particolare l’aspiratore di demoni che – per pura coincidenza – farà sbandierare anche gli abiti ed oltre un certo livello arriverà a sfilarli integralmente lasciando le malcapitate in biancheria intima. Nutrito anche l’inventario, con una serie variegata di dolciumi che potremo offrire all’interlocutrice di turno per ottenerne i favori, posto che venga individuato il giusto alimento nel giusto momento. Nonostante il buon numero di personalizzazioni sia nell’abbigliamento che negli accessori, nonché i numerosi DLC con vestiti di ogni tipo, non ci saranno scene di nudo in Gal Gun ed anzi il prodotto scoraggerà il giocatore dall’avvicinarsi troppo ne’ supporterà alcun tipo di interazione diretta, anche se non mancheranno pretesti molto fantasiosi per presentare scene promiscue inscenando combattimenti demoniaci ad alto tasso di voyeurismo. Il punto di vista prettamente maschile e di certo pretenzioso non sminuisce la caratterizzazione dei personaggi femminili principali, che risultano anzi curati ed interessanti, talvolta otaku essi stessi come la nostra vicina di casa nostalgica del retrogaming che disprezza le produzioni casuali di oggi e la forte propensione a vuoti titoli multiplayer, critica velata che calza come un pennello allo sconclusionato scenario VR odierno. Forte anche l’ironia visibile fin nei più minuti particolari, come la pila di pacchi col sorriso Awazon o gli apparecchi elettronici Pony.

Comfort e implementazione

Tecnicamente il gioco è ne’ più ne’ meno equipollente a Gal Gun VR, quindi curassimo sotto il profilo stilistico e dei dettagli sebbene tutto sommato leggero nelle specifiche. L’interfaccia sarà rappresentata dai più classici menù tipici degli Jrpg, con un buon numero di ramificazioni. A parte Kai-Ri-Sei Million Arthur, mai distribuito in Europa da Square Enix, e Megadimension Neptunia VIIR che supporta la realtà virtuale solo parzialmente, Gal Gun 2 rappresenta il migliore esempio su PC di questo stile. Pur non essendo nativo VR, grazie alla sperimentazione già menzionata il titolo non fa una grinza adattandosi a tutti i visori principali e supportando tutte le funzioni della versione flat. Leggermente spiazzante nelle prime partite la relatività di orientamento e altezza del pavimento, impostabile dalle opzioni ma relativa al contesto, visto che il nostro personaggio si nasconderà spesso sotto i tavoli, nei tombini o sopra gli armadi, e che nelle scene animate si girerà sempre dal lato dell’interlocutore. Musiche ed effetti di eccellente qualità, con un parlato tutto giapponese ed i sottotitoli in alcune lingue (ma niente italiano) ed una ottima localizzazione in lingua inglese, di facile lettura.

Conclusioni

Gal Gun 2 non è un gioco per tutti, ma non riesco ad immaginare un appassionato di animazione e videogiochi giapponesi dotato di sistema VR che voglia privarsene. Il titolo che, lo ricordiamo, è il medesimo della versione monitor con sei euro di DLC VR da aggiungere al conto, ha un prezzo importante ma giustificato dalla qualità e dalla quantità dai contenuti. Consigliato senza riserve per gli otaku e personalmente lo annovero tra i migliori titoli in realtà virtuale del 2018. Se vi approcciate solo ora a questo mercato, lasciate pure perdere Gal Gun VR e iniziate dal 2, il primo non va considerato quale prequel quanto piuttosto come prototipo del titolo qui recensito.






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Raffaele Cadeddu

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