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Gran Turismo 7 | la recensione | PS5

Giocato su Playstation 5

Uno dei miei primi ricordi legati al gaming, che conservo con una certa gelosia, risale al 1998, all’epoca della prima Playstation. Ricordo che durante le notti estive mi svegliavo nella mia cameretta, incuriosito dalla luce – quasi a giorno – che illuminava il salotto. Ci trovavo mio padre, intento a superare le ostiche patenti di guida che caratterizzavano Gran Turismo, rimanendo spesso ad osservarlo fino alle prime luci dell’alba. Personalmente capivo ben poco di quello che diventò poi il gioco più venduto in assoluto sulla prima console di Sony, ma il fascino magnetico del suo design mi accompagnò, e mi accompagna, da tutta la vita. Non ci posso fare niente: nonostante tutti i videogiochi di guida su cui ho messo le mani, la serie di GT rimane tutt’ora la mia preferita in assoluto. Il 4 marzo arriverà finalmente sugli scaffali la settima iterazione del franchise firmato Polyphony, scopriamolo insieme nella nostra recensione.

Il primo impatto con Gran Turismo 7 è qualcosa di realmente emozionante. Ritrovare finalmente un capitolo della saga principale dopo due generazioni di console è un po’ come guardare la copia restaurata di un film che vi ha cambiato la vita, e che avevate visto soltanto in videocassetta molti anni prima. È davvero una sensazione difficile da descrivere, poiché da una parte gioca con il ricordo dei precedenti capitoli, e dall’altra ribadisce senza alcun contraddittorio che ogni altro videogioco di guida non è Gran Turismo; e non c’è grafica, estensione del mondo di gioco o contenuti che tengano. GT è semplicemente un qualcosa d’altro, un videogioco che mette l’eleganza sopra all’esibizionismo muscolare, l’inclusività prima del tecnicismo più effimero, il dettaglio sopra allo scontato. La cosa incredibile è che GT7 fa questo, ma riesce, parallelamente, a fare anche tutto il resto.

È un titolo che non lascia a casa niente, quello di Kazunori Yamauchi, e che vuole essere summa definitiva e ultima del concetto che sta alla base dell’automotive, secondo il designer giapponese. L’automobile non è soltanto velocità, competizione e brivido, ma è soprattutto cultura e bellezza, e va trattata come si tratta una qualunque altra forma d’arte contemporanea. Questo è ciò che ci suggerisce con una certa compostezza Yamauchi fin dall’avvio della sua ultima opera, accogliendoci con un’intro meravigliosa, che ripercorre i passi più importanti della storia dell’auto e del 900 in generale. Veniamo poi immediatamente sbattuti all’interno dell’hub principale: una mappa con vista a volo d’uccello, che contiene una miriade di modalità e menù senza precedenti.

Quello da cui partiamo è un piccolo cafè nel bosco, che si fa vera e propria campagna principale dell’intera esperienza a singolo giocatore. Qui, una serie di NPC andranno a restituirci un vasto numero di compiti, atti a farci scalfire superficialmente tutto ciò che il prodotto ha da offrire. Più che campagna, di fatto, si tratta di una sorta di tutorial della durata di qualche decina di ore, che andrà a farci toccare con mano ogni singolo elemento offerto dal gioco, facendoci contestualmente collezionare una buona quantità di auto, oltre che acquisire informazioni sui mezzi che andremo via via a collezionare. Dopo un capitolo come GT: Sport, in cui la progressione era dettata fondamentalmente dall’acquisizione di denaro in funzione del solo acquisto, risulta estremamente soddisfacente andare a completare una serie di “quest” alla vecchia maniera, che ci fanno oltretutto venir voglia di esplorare tutto il resto, a prescindere dall’offerta del cafè.

Le cose da fare in GT7 possono sembrare apparentemente le solite nel contesto del gioco automobilistico, ma – in questo caso più che mai – l’elemento legato alla progressione assume un ruolo preponderante all’interno dell’esperienza, facendoci finire in un game-loop raffinato quanto entusiasmante.

Le gare sono tutte raggruppate all’interno dello stesso menù, e sono divise per America, Europa e Asia. All’interno delle varie regioni – che contengono tutti tracciati su licenza – troverete poi le classiche gare singole e i campionati. Niente di nuovo sotto il sole, così come i premi che acquisirete completando i circuiti. Come da tradizione, ogni gara vi ricompenserà con una certa quantità di valuta in-game a seconda della posizione, mentre alcune sfide specifiche andranno a regalarvi le stesse automobili che potrete invece acquistare, spendendo i sopracitati risparmi nei saloni.

All’interno del mondo di GT7 si posizionano infatti svariati negozi, in cui acquistare le circa quattrocento auto presenti nel gioco, che si dividono tra il mercato dell’usato, il nuovo e quello leggendario. A partire da macchine da diecimila, fino ad arrivare a milioni, collezionare tutti i pezzi di storia offerti dall’esperienza risulterà estremamente faticoso, ragion per cui l’ammontare di ore passate in compagnia di Gran Turismo 7 – anche rimanendo nell’ottica del solo single-player – possono serenamente superare il centinaio abbondante, soprattutto per chi vuole esplorare ogni singolo elemento che il prodotto ha da offrire. Fortunatamente, il guadagno di valuta non si limita alle sole corse a cui siamo abituati, ma passa anche attraverso una manciata di feature inedite.

La prima è quella della lotteria. Dopo aver completato alcune richieste specifiche, nel vostro personale garage appariranno dei biglietti lotteria che vi faranno guadagnare denaro, auto, o parti per le stesse. È una piccola aggiunta figlia del game as service più contemporaneo, ma che riesce a restituire un po’ di quel brivido effimero della vittoria che ha sposato recentemente il videogioco, avvicinandosi pericolosamente al gioco d’azzardo. Fortunatamente qui, al contrario dei giochi trappola di stampo mobile, la pensata funziona, così come funziona la possibilità di accumulare chilometraggio giornalmente, che andrà infine a premiarvi con una somma randomica di denaro.

Con i soldi guadagnati potrete non solo riempire il vostro garage con i modelli che amate di più, ma potrete tornare finalmente anche a modificare nel dettaglio ogni singola vettura. Torna infatti il mercato del tuning, dentro al quale potrete acquistare ogni tipologia di accessorio utile al potenziamento delle auto, trasformando una 500 degli anni sessanta in un bolide da corsa dalla velocità straordinaria. Dall’altra parte viene invece integrato un editor dell’estetica mai così profondo. Bussando alla porta di un secondo negoziante infatti, avrete la possibilità di modificare la vostra auto in ogni minimo dettaglio; a partire dai cerchioni, per finire con un sistema di personalizzazione delle livree estremamente profondo e raffinato, che propone una quantità di vernici, adesivi e accessori, che è difficile trovargli oggi un competitor diretto, per quantità e qualità dell’offerta.

Da non dimenticare poi la possibilità di personalizzare l’assetto dell’auto attraverso un menù specifico, sia in garage che prima di ogni gara. Per chi non ha una conoscenza dell’automobile estremamente approfondita, sembrerà quasi di trovarsi davanti a una vecchia tavola in latino sgualcita dal tempo e impossibile da decifrare, mentre chi bazzica il mondo del tuning potrebbe invece – attraverso questa feature – divertirsi parecchio. Fortunatamente anche noi ignoranti di meccanica possiamo stare tranquilli: quest’ultima possibilità è decisamente facoltativa, e potreste serenamente arrivare a completare il gioco al cento per cento senza spulciare mai i suoi menù più astrusi.

Se c’è una cosa che mi ha sempre affascinato di GT sono poi le patenti. Queste bizzarre collezioni di pseudo mini giochi tornano infatti con il settimo capitolo della saga, e si riveleranno fondamentali sia per guadagnare un po’ di valuta, sia per riuscire a comprendere al meglio un sistema di guida che coniuga sapientemente il realismo più freddo, all’arcade più avvolgente e figlio del medium.

Pad alla mano, Gran Turismo 7 riesce a restituire sia le stesse emozioni di un tempo, sia l’inedito e sbalorditivo feeling proprio del Dual Sense di Playstation 5.
Il sistema di guida è sempre il solito: liscio, avvolgente, capace di risultare al contempo accessibile e complicato. Il classico esempio di “easy to learn, hard to master”, che risulta legato anche alle tre modalità di guida disponibili. La prima, indicata a chi non ha mai toccato un gioco di guida, accompagna il giocatore sia nelle frenate che nelle curve, facendogli iniziare a prendere mano con i tempi – decisamente legati al marchio – del gioco. Il secondo aiuta soltanto durante le frenate, lasciando invece lo sterzo alle capacità del giocatore, e lasciando a terra alcuni indicatori di posizione e di stop. L’ultima, ovvero quella a cui dovrete necessariamente arrivare per riuscire a giocare GT7 al meglio, è invece scevra di qualsiasi aiuto, e vi restituisce di forza il senso di guida che ha sempre contraddistinto la serie.

I cambiamenti rispetto ai capitoli precedenti non riguardano quindi il sistema di guida, o quei danni estetici richiesti a gran voce ma mai – anche qui – presenti, quanto il “come” si gioca GT7. Il Dual Sense riesce a restituire quel grado di fedeltà in più a una guida difficile da evolvere attraverso gli strumenti più tradizionali del videogioco, grazie a un feedback aptico e una vibrazione eccezionali, che ci fanno sentire attraverso le dita ogni dosso, ogni pozzanghera, ogni cambio marcia, come mai prima d’ora. Un tipo di sensazione straordinaria e inimitabile, che fa raggiungere al racing game giocato via pad un nuovo grado d’immersione. Bella e inaspettatamente funzionale anche la possibilità di usare il joypad a mo’ di volante, sfruttando il giroscopio integrato e vivendo le gare di GT7 – permettetemelo – un po’ alla Mario Kart.

Con un volante in mano, invece, andiamo a perdere le feature del nuovo controller di Sony, in favore di un’esperienza di guida più realistica, millimetrica, soddisfacente. Di giochi di guida, accompagnato dal mio Logitech G29, ne ho giocati tanti, ma nessuno è mai riuscito a restituirmi il feedback impressionante che mi ha restituito GT7. Già, da questo punto di vista, GT Sport asfaltava i vari Project Cars, Assetto Corsa e Forza per quanto riguarda il feedback della guida via volante, ma qui Polyphony si è sinceramente superata, regalandoci un’esperienza che manca solo della realtà virtuale per risultare davvero definitiva.

Definitivo è poi anche un comparto tecnico elegante e sontuoso, con davvero pochi difetti a minare un’esperienza pressoché perfetta dal punto di vista della forma. Ve lo dico subito: Gran Turismo 7 non si discosta in maniera così decisa dal precedente capitolo esclusivo per PS4. Certo, qui abbiamo un 4k pulitissimo a sessanta fotogrammi al secondo, una ricostruzione impeccabile delle vetture e delle location che le accompagnano, un ray tracing moderato in pista e un altro, più deciso, da abilitare durante i replay e le sezioni non giocate, ma il colpo d’occhio è sostanzialmente una versione più rifinita di GT Sport. Il motivo, però, è presto detto: Gran Turismo non è mai stato un titolo dall’impatto tecnico muscolare, non ha mai voluto ostentare un barocchismo visivo che non gli appartiene, e che è invece più vicino a una serie come Forza Horizon o gli ultimi Dirt; Gran Turismo punta tutto sull’eleganza minimalista, sulla pulizia millimetrica delle superfici e su un’illuminazione da manuale. Questo non vuol dire che l’impatto tecnico non sia impressionante, ma rimane – come sempre – soltanto più difficile da percepire a un occhio superficiale.

Il lavoro sulle condizioni meteorologiche è maestoso, con nuvole che nascono, mutano, vanno a bagnare il terreno creando pozze d’acqua su tutta la pista. Pozze che vanno ad asciugarsi col tempo durante una partita particolarmente lunga, accarezzate da un sole che si comporta esattamente come si comporterebbe in quel piccolo pezzo di mondo ricostruito dall’opera di Yamauchi. In questo senso luci, ombre e agenti atmosferici sono davvero di primo livello per una produzione di questo tipo, praticamente inediti nel grande quadro delle cose. Piccolezze, come il cambio di esposizione passando da una zona buia a una zona luminosa, aggiungono poi un cinematic touch che non va a snaturare l’integralismo che sta alla base della direzione artistica propria del franchise, rendendo il tutto, semplicemente, più affascinante.

Da lasciare a bocca aperta, poi, l’integrazione con le fotografie nelle due modalità che permettono di osservare la propria auto in giro per il mondo, all’interno di paesaggi reali e luoghi particolarmente iconici. Ci sono momenti in cui la vettura diventa tutt’uno con lo sfondo, facendoci strabuzzare gli occhi increduli dinnanzi a tanta bellezza.

L’audio, da sempre fiore all’occhiello del franchise, vede in GT7 la sua forma definitiva. La tecnologia Tempest 3D di Playstation 5 rende la spazialità del suono vibrante e realistica, facendoci percepire in qualsiasi momento la posizione delle altre vetture in gara, e facendoci soprattutto vivere il suono del nostro motore come raramente era successo prima. Il merito va fondamentalmente a un sound mixing brillante, che si sposa meravigliosamente – soprattutto – alla sua colonna sonora. La musica che accompagna le gare in Gran Turismo 7 è come sempre esaltante e poliedrica, capace di accontentare tutti i gusti con un’eleganza e una coerenza davvero rare. L’accoppiata tra Johann Sebastian Bach e i Bring Me The Horizon potrebbe suonare un po’ troppo eclettica, ma Polyphony è riuscita nell’intento di rendere naturale il passaggio tra mood, che spazia dal rock più aggressivo alla musica classica, per passare per qualche brano hip hop più spiccatamente popolare.

Se vogliamo stare a guardare il pelo nell’uovo, il comparto tecnico di GT7 ha un paio di sporcature che non lo rendono quel prodotto immacolato che – con una manciata di correzioni – potrebbe essere. La risposta delle pozzanghere, ad esempio, risulta un tantino grezza rispetto al resto, con una sorta di sprite 2D ripetitivo che va a comparire dalle ruote incriminate; a volte gli sfondi peccano di dettaglio e, infine, il ray tracing dei replay mostra il fianco – saltuariamente – a qualche leggero calo di framerate. Niente di grave, considerando la bontà di tutto il resto, ma sarebbe bastato davvero poco a rendere il comparto tecnico di GT7 letteralmente impareggiabile.

Eccezionale poi la quantità di informazioni relative ad auto e marchi disponibili all’interno del museo, che ci fanno scoprire una storia legata all’automotive che non tutti prendono in considerazione quando si parla di auto e aziende contemporanee. Quella dell’automobile è una storia che vede tanti elementi di contorno a costruirla attraverso i decenni; decenni che passano dall’industrializzazione alle guerre, dall’inaccessibilità di un mercato per pochi al consumismo sfrenato di matrice statunitense. È una storia affascinante che vale la pena scoprire, e che GT7 ci racconta con la passione propria di una persona follemente innamorata, com’era stato – per fare un paragone facile – l’Hayao Miyazaki di Si alza il vento. È un amore che non solo si percepisce, ma che diventa via via sempre più contagioso a partire fin dai titoli di testa, e che è capace di trasformare un odiatore seriale di automobili in un discreto appassionato. A memoria, non ricordo di videogiochi che sono riusciti a fare lo stesso mestiere.

Durante la nostra fase di review non siamo riusciti a testare come si deve il comparto multigiocatore online, avendo a disposizione soltanto una manciata di persone a provare il gioco in anteprima negli stessi server. Quello che ho provato, comunque, mi ha convinto per qualità e stabilità del netcode, nonostante non sia ancora riuscito a fare una partita a capienza massima all’interno dell’ecosistema online. Ho provato tuttavia con grande gioia il ritorno dello split screen sulla stessa console, ritrovando un divertimento familiare che non provavo da tempo con un prodotto automobilistico. Partite personalizzabili, con il classico taglio a dividere uno schermo sempre in funzione dell’online, e raramente incline al couch multiplayer com’era durante la prima golden age di Playstation. Ahimè, questa modalità non andrà a rimpinzarvi le tasche di valuta, rimanendo esattamente com’era un tempo: un passatempo divertente quanto bonariamente superficiale.

GT7 conta anche l’integrazione della modalità Sport che dava nome al precedente capitolo. Trattasi in questo caso di una serie di partite classificate online, attraverso cui salire i ranghi di una piramide difficile da scalare, ma che potrebbe dare – nel prossimo futuro – moltissime soddisfazioni. Rimane una feature difficile da valutare durante il pre-lancio, ma che sono sicuro verrà supportata a dovere nel tempo.

Un dubbio più concreto riguarda invece la possibilità di acquistare la valuta in game attraverso i soldi reali. Se è possibile guadagnare denaro con una certa rapidità, la possibilità di acquistare dei pezzi rari a tempo che spunteranno senza preavviso nel nostro shop potrebbe spingere una buona parte dell’utenza vittima della FOMO ad acquistare pacchetti valuta con soldi reali. Anche qui, c’è da vedere come Polyphony gestirà questa strategia nel tempo, e se lavorerà con parsimonia nel proporre vetture sempre più rare e costose, o si adagerà al mercato delle skin che ha portato Fortnite al successo.

Chiudiamo con la grande mancanza di questo primo Gran Turismo per Playstation 5: la realtà virtuale. È vero che far uscire un titolo VR su PS5 con il solo supporto al primo Playstation VR, quando PSV2 è alle porte, sarebbe stato quantomeno rischioso. È anche vero che le esclusive per PSVR continuano a uscire (ricordiamo il prossimo Moss II), e non sarebbe quindi stato male avere la VR al lancio in compatibilità con PSVR, per poi uscire con una versione aggiornata su PSVR2. Il dubbio riguarda banalmente il fatto che, essendo GT7 essendo un titolo di guida, non avrebbe comunque avuto il supporto ai motion controller, ma sarebbe stato limitato al solo utilizzo dell’headset, che se la cava ancora oggi piuttosto bene. Pazienza, sono sicuro che con l’uscita del nuovo visore Playstation, Gran Turismo 7 riceverà il tanto agognato supporto alla realtà virtuale, e lì non ce ne sarà davvero per nessuno.

Non so se Gran Turismo 7 sia il racing game definitivo, ma – di certo – è il racing game definitivo per me. Il senso di progressione, la quantità smisurata di modalità e sfide, la pulizia formale e l’accompagnamento sonoro rendono l’opera di Polyphony il non plus ultra del gioco di guida su console. Quella via di mezzo tra realismo sfrenato e arcade immediato che cerco incessantemente da anni nel videogioco automobilistico, ma che riesco sempre e soltanto a trovare nelle opere di Yamauchi. Resta da capire come il prodotto si comporterà nel tempo attraverso la modalità Sport, come sarà gestito l’online sul lungo periodo e quali saranno le probabili aggiunte tramite DLC fino alla fine del ciclo vitale del prodotto, ma – così com’è – GT7 è tutto quello che sognavo da un Gran Turismo e, forse, anche di più. In attesa della modalità VR, Gran Turismo 7 è probabilmente l’unico titolo che giocherò con una certa costanza nel corso dell’anno su schermi tradizionali.

Gran Turismo 7 è in uscita su Playstation 5 e Playstation 4 il 4 marzo al prezzo di 69,99€
Dallo store Amazon: GT7 versione Ps5  | GT7 versione Ps4 | GTSport PSVR






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Alessandro Redaelli

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