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Green Hell VR | la recensione | Meta Quest 2

Giocato su Meta Quest 2

La realtà virtuale come la conosciamo oggi, dal mio punto di vista, ha una sola necessità di base: l’accessibilità. In questi sei anni abbiamo visto come ciò che funziona meglio attraverso un headset e i movimenti del nostro corpo sia sostanzialmente un tipo di approccio immediato e comprensibile, che va in controtendenza ad alcuni generi specifici. Giochi come Myst, o i simulativi più estremi, faticano a funzionare attraverso il nostro linguaggio preferito, proprio a causa di una complessità del loro linguaggio che mal si amalgama con un’esperienza totalmente immersiva. Green Hell VR era un simulativo estremamente complesso uscito su PC e console, che vede oggi una riedizione in realtà virtuale per Meta Quest 2; saranno riusciti quelli di Incuvo a rendere la sua fruizione dignitosa in realtà virtuale? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.

Green Hell VR si apre all’interno di una foresta selvaggia. Interpretiamo un giovane esploratore, che insieme alla fidanzata si ritrova in un posto sperduto del mondo per studiare una tribù che vive quello specifico pezzo di terra. Dopo aver imparato i rudimenti del gameplay però, la nostra dolce metà sparisce nel nulla, e starà a noi riuscire a trovarla, cercando di sopravvivere all’ambiente inospitale che stiamo calpestando. Prendendo spunto dal cannibal movie alla Deodato, Green Hell ci costringe quindi a cercare di non morire sotto gli attacchi di animali pericolosi, cadendo da qualche dirupo, o a non avvelenarci mangiando la pianta sbagliata; tutto questo avendo in testa un solo e unico obiettivo narrativo. Alla base l’idea funziona, ma è proprio il gameplay che mostra immediatamente i suoi enormi punti di debolezza.

In flat i giochi criptici e difficili da interiorizzare sono legittimi, fanno parte di un filone che una discreta nicchia di utenti ama, e sono in grado di restituirci enormi soddisfazioni. Come anticipato, in VR, le cose cambiano radicalmente. Quando manca l’immediatezza, quando siamo costretti a girovagare per decine di minuti, in piedi, con un pesante headset sulla testa senza capire cosa fare, l’esperienza – di base – non funziona. È – ahimè – proprio il caso di Green Hell VR, che ripropone 1:1 il prodotto già visto su PC qualche anno fa, senza fare poi molto per renderlo più digeribile attraverso la realtà virtuale. Questo vuol dire che se verrete punti da uno scorpione dopo trenta secondi di gioco non avrete la benché minima idea di come guarire, cercando all’impazzata l’eventuale pianta che potrebbe curarvi e salvarvi dal game over. Vuol dire che quando verrete attaccati da un qualsivoglia animale non saprete assolutamente come difendervi, se non proseguendo nel gioco e imparando una per una le armi da costruire. Vuol dire, soprattutto, che se non avrete superato un punto di salvataggio dopo decine di minuti di gioco, dovrete ricominciare tutto da capo.

Questo mi porta al mio grande problema con Green Hell VR: non ho sinceramente capito come salvare. Ho giocato diverse ore al prodotto di Incuvo, ricominciando a ogni morte da capo il mio playthrough. Ora, probabilmente non sono la persona più sveglia sulla faccia della terra, ma vi assicuro che non è segnato da nessuna parte come poter salvare. Ho provato ad accendere il falò, a riposare, a mangiare, a spostarmi da un’area all’altra, con tanto di caricamento in mezzo. Niente, non c’è stato verso. Sono morto di fame, di sete, cadendo da letteralmente quaranta centimetri di sporgenza, avvelenato da serpenti e così via, e ogni volta ho dovuto rincominciare da capo. Di conseguenza non ho finito Green Hell VR prima di scrivere questa recensione, e non ho nessuna intenzione di farlo. C’è un limite alla frustrazione che si può provare con un videogioco, e quest’ultimo l’ha superata ampiamente, facendomi odiare letteralmente ogni minuto in sua compagnia.

Esiste la possibilità di giocare Green Hell VR anche attraverso modalità estremamente più semplici, che vanno a eliminare tutti i pericoli del gioco, ma – in questo caso – stiamo parlando di una sorta di walking simulator senza troppo da dire, e che non rappresenta la vera essenza della produzione.

Non mi interessa che in un gioco si possa costruire l’impossibile, che ci siano decine di meccaniche, tanti modi di interagire con gli elementi in scena; voglio semplicemente divertirmi, o assistere a qualcosa di interessante. In Green Hell VR non mi sono divertito, e non c’è niente di così interessante. Almeno per me. Sono sicuro che lì fuori ci sia della gente disposta a passare sopra alle decine di difetti del gioco, pur di avere tra le mani un survival iper-hardcore, in cui immergersi, come ha già fatto con altri videogiochi su schermi tradizionali. Io, ahimè, no, nonostante una buona parte del lavoro di adattamento sia comunque stata svolta dignitosamente.

Ciò che balza subito all’occhio di Green Hell VR è infatti il suo comparto tecnico. Il titolo di Incuvo presenta un’ottima realizzazione puramente tecnica, e ci dà la possibilità di esplorare una foresta semi-realistica con condizioni atmosferiche variabili, un buon lavoro sulla fisica e una quantità di elementi a schermo davvero ragguardevole. Questo vuol dire che Green Hell VR sia bello da vedere? Decisamente no, ma per girare su Quest 2 ciò che è stato raggiunto i meri termini di calcolo è davvero impressionante. Certo, la direzione artistica è brutta forte, il framerate ballerino, i glitch non si contano certo sulle dita di una mano: ma quasi nessuno è riuscito a proporre un impianto tecnico pseudo realistico sullo standalone, e di questo gliene va dato atto.

Green Hell VR ha anche il grande pregio di essere sottotitolato completamente in italiano, ragion per cui sia la storia che ciò che è indicato sul vostro diario vi sarà chiaro a una prima occhiata, tolto tutto quello che il gioco non ci tiene assolutamente a spiegarvi.

Se con Song in the Smoke avevamo toccato il punto più alto del survival game su Meta Quest, con Green Hell VR tocchiamo decisamente il più basso. E non perché di base il titolo di Incuvo sia un gioco orrendo, quanto perché non fa niente – se non la scontata interazione con gli oggetti – per adattare il suo linguaggio a quello della realtà virtuale. L’impatto tecnico, tolte alcune mancanze in termini di framerate, può risultare notevole, ma è l’esperienza di gioco che non convince decisamente, sotto ogni punto di vista. Da valutare soltanto se grandi fan del genere, e se Song in the Smoke non vi era piaciuto. In questo caso, comunque, consiglierei anche un bel TSO

Green Hell VR è disponibile dal 7 aprile 2022 al prezzo di 29,99€ su Meta Quest 2.

 






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Alessandro Redaelli

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