Giocato su Meta Quest 2
Immagino questa scena nel quartiere generale di Codemasters: il CEO dice “Meta ci ha chiesto di portare un nostro prodotto su Meta Quest 2, pensavo a GRID Legends che è il più nuovo”, uno sviluppatore risponde “ma è impossibile, è un gioco PS5, come lo portiamo su un hardware mobile? A furia di downgrade verrebbe fuori un comparto tecnico da prima Playstation!”, e il CEO risponde “perfetto, basta che giri”. Mi immagino quindi sti due poveri sviluppatori incaricati di questo infausto compito che lavorano giorno e notte provando a togliere letteralmente tutto, e abbassando la risoluzione fino a quando GRID Legends non risulta giocabile. Credo proprio che sia andata così.
La serie GRID, sebbene un po’ meno fortunata di altri franchise di corse ben più rinomati, si è ritagliata, nonostante tutto, una fetta di giocatori dignitosa nel tempo. L’ultimo GRID Legends, uscito appunto su console di ultima generazione e PC, aveva riscosso un successo dignitoso tra gli appassionati, risultando un discreto titolo automobilistico, alla stregua di altri arcade-sim della stessa scena. Ero quindi contentissimo che il titolo pubblicato da Electronic Arts arrivasse su Quest 2, soprattutto perché un altro franchise conosciuto avrebbe approdato finalmente in realtà virtuale. Avevo però un grosso dubbio, in che modo potevano farcela? Forse riscrivendolo da zero, oppure estraendo soltanto alcuni elementi che ben si potevano prestare alla realtà virtuale.
L’ho già anticipato e lo ripeto: uno dei grossi drammi di GRID Legends per Meta Quest 2 è – banalmente – Meta Quest 2, e sfortunatamente non è il solo. Ma andiamo con ordine. Per chi non conoscesse il prodotto originale, il titolo di Codemasters è un racing game un po’ generico con una lunga modalità storia inframezzata da filmati girati realmente a mò di serie TV, che offre anche una campagna personalizzata in cui affrontare sfide e campionati di diversa natura, una buona modalità multiplayer competitiva e la possibilità di acquistare più di cento automobili su licenza per usarle durante proprie attività. Non mi soffermerò più di tanto sul contenuto effettivo del gioco, poiché – nonostante GRID Legends offra una gran quantità di modalità, gare e circuiti – non si discosta dalle decine e decine di prodotti analoghi che ben conosciamo nel contesto del genere, se non per l’inedita, e sopracitata, modalità storia.
Mi concentrerò invece su un altro punto: la pigrizia di Codemasters e la follia di Meta. Codemasters ci restituisce un prodotto che presenta una risoluzione percepita di 640×420 spalmata in faccia. Non sto scherzando, una risoluzione così bassa non la si ottiene neanche tirando al minimo il rendering del proprio visore su Steam VR: un impatto imbarazzante e anacronistico, che risulta anche peggio dei giochi per PSP emulati attraverso lo stesso HMD. Non che “graficamente” – nel senso più generico del termine – GRID Legends sia brutto, anzi. I tracciati sono splendidi, le coreografie nei pressi del circuito divertenti, il senso di presenza eccezionale. Il problema, sul fronte puramente visivo, è soltanto quella maledetta risoluzione, ingiustificabile in un prodotto che esce oggi, nel 2023.
Ma non è finita qui, perché GRID Legends ha anche un altro grosso problema: l’integrazione con la realtà virtuale. Ora, essendo un titolo per standalone non mi aspettavo certo un supporto di qualche tipo ai volanti, ma quantomeno la possibilità di guidare attraverso l’utilizzo delle proprie mani sì. Mini Motor Racing X ha dimostrato che attraverso i motion controller è possibile restituire una sensazione di guida estremamente soddisfacente, che premia i movimenti del nostro corpo come dovrebbe fare un vero videogioco in realtà virtuale. Codemasters se ne frega, e ci lascia con l’unica possibilità di sterzare attraverso il semplice stick analogico, come un qualsiasi gioco flat tradizionale da divano; e questa è forse la sconfitta più grossa di tutte.
È una sconfitta specialmente perché di per sé, poi, GRID Legends è anche un gioco divertente. Le gare funzionano, il senso di fluidità c’è tutto, la guida è perfetta per un prodotto VR che vuole allontanarsi dal classico racing-sim da PC, e soprattutto – come già anticipato – la quantità di contenuti offre decine e decine di ore di divertimento. Sarebbe bastato sbattersi per un paio di settimane sistemando le criticità più importanti, e invece no, è stato fatto il minimo indispensabile, e questo a Meta tornerà indietro. Se mai GRID Legends uscirà su PSVR2, che figura ci farà Quest 2 attraverso eventuali comparison tra le versioni? Quando uscirà Gran Turismo 7 VR tra poco più di un mese, cosa si dirà – secondo voi – della compagnia di Zuckerberg? Mi sembra così assurdo che quasi non ci credo che qualcuno abbia approvato una release di questo tipo; più per i danni che può fare un gioco come questo all’immagine della realtà virtuale, che per l’insufficienza di un prodotto che, alla fine, insufficiente nemmeno è.
Nonostante questi due grossi problemi, infatti, vista soprattutto la scarsità di offerta su standalone e console, GRID Legends si lascia giocare piacevolmente. Sempre con l’amaro in bocca, sempre con un certo nervosismo addosso dato da quello che poteva – o non poteva – essere; ma la bontà dell’opera originale di Codemasters si rivela anche così: attraverso un porting in realtà virtuale sciatto e a tratti offensivo.
GRID Legends è un vero titolo di corse, il primo vero titolo di corse in realtà virtuale per un visore standalone. Il problema è che forse, su Quest 2, un prodotto di questo tipo non doveva esistere. Sarebbe stato meglio aspettare Quest 3, o rivedere da zero il gioco creando una versione proprietaria, ma oramai il danno è fatto, e sarà probabilmente l’unico esponente di un genere inesplorato su un caschetto standalone. Se non aspettavate altro e non avete un PC c’è poco da fare: un giretto su GRID Legends dovete provarlo, se invece conoscete già il mercato dei racing-sim su PCVR state quanto più lontani che potete dal prodotto di Codemasters.
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