Introduzione
In questo Agosto insolitamente denso di pubblicazioni di peso, Hellblade spicca prepotentemente per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto giunge per realtà virtuale dal nulla, Ninja Theory non ha promosso in alcun modo questa VR Edition se non a pochi giorni dal lancio. Ma anche la politica di distribuzione sorprende: il titolo sarà gratuito per tutti i possessori di Hellblade flat che, da titolo pluripremiato nel panorama delle produzioni a tripla A, ha un prezzo di listino aggressivo anche su quel mercato di tanto più competitivo. Sarebbe stato facile per gli sviluppatori richiedere il prezzo intero o quantomeno venderlo quale DLC, i giocatori in realtà virtuale sono un bersaglio facile su cui stavolta non si è infierito. Ricordiamo infine che Ninja Theory ha già una produzione VR all’attivo, l’interessante ma cortissimo DEXED, una sorta di rivisitazione di REZ ad ambientazione sottomarina.
Il gioco
Prima del videogioco, già noto alla critica e al pubblico, è bene descrivere Hellblade quale conversione per realtà virtuale nei sui aspetti tecnici e nei suoi compromessi. Chi sogna un gioco fatto da zero per i controller di movimento, dove si combatte brandendo la spada e ci si arrampica a mani nude, rimarrà deluso. Similmente a vari titoli del versante Oculus, che è stato sul mercato per quasi un anno senza Touch, nonché del versante PSVR che ha svariati titoli a catalogo progettati per il joypad, Hellblade mantiene la sua natura di avventura in terza persona.
Nonostante Hellblade non nasca per realtà virtuale, gli sviluppatori hanno fatto un lavoro di adattamento piuttosto buono. Il sistema di controllo funziona bene e garantisce un confort accettabile, analogo o superiore ai titoli con movimento fluido e non troppo distante dai succitati titoli in terza persona nativi VR. L’engine è stato riprogettato per migliorare le prestazioni, cosa di cui anche i giocatori monitor beneficeranno, ma l’impressionante mole di dettagli gestiti ha un costo a livello di specifiche: Ninja Theory suggerisce una 1080 o equivalente, quale requisito minimo. Non ci è stato possibile provarlo su schede più lente, ma le opzioni grafiche presenti sono davvero numerose, per cui non è improbabile che si possa trovare un compromesso accettabile su schede meno performanti. Certo è che che la cosmesi di Hellblade rispetto agli standard VR risulta talmente sofisticata da sembrare di una differente generazione, non si è mai visto un personaggio dettagliato ed espressivo quanto l’eroina Senua da noi interpretata, ed anche gli scenari godono di una caratterizzazione e di una illuminazione senza paragoni. La realtà virtuale è particolarmente insidiosa nel mostrare elementi incongruenti, quindi capiterà di notare superfici meno curate o elementi dello scenario che cambiano la loro struttura poligonale a seconda della distanza, cose che tuttavia non intaccano il valore assoluto della produzione.
A livello di giocabilità, Hellblade si presenta come una riuscita miscela di elementi di esplorazione, enigmi e combattimenti sorretti da una robusta quanto inquietante trama. A metà tra la malattia mentale e gli abissi del male, avrete onnipresenti voci nella testa a confondervi fin dalla meravigliosa introduzione. Il livello già alto di coinvolgimento fa in realtà virtuale un ulteriore salto di qualità, con un forte senso di presenza, anche se il clima ansiogeno non culminerà mai in fastidiosi jump scares restando su un piano prettamente psicologico. Una buona conoscenza della lingua inglese vi permetterà di seguire i dialoghi, opzionalmente sottotitolati (per la localizzazione in italiano va selezionata dalle proprietà di Steam, avevamo erroneamente riportato che non fosse disponibile in quanto nel menù di gioco mancava questa opzione, ringraziamo leszek nowosiad per il contributo) sebbene la comprensione non sia indispensabile per portare a termine il gioco. Manovrerete Senua posti circa un metro alle sue spalle, vedendo il tutto in scala naturale, con la possibilità di ruotare la telecamera tramite snap turn configurabili e varie altre opzioni di gioco. Nelle scene di intermezzo, la pienezza del campo visivo si restringe ad una sorta di schermo cinematografico per ridurre il disagio del movimento forzato di camera, che torna pieno non appena vi verrà restituito il controllo. Unico elemento frustrante, anche se ben inserito nelle meccaniche di gioco, il tipo di enigmi presenti basati su illusioni ottiche e ricerca di sagome nello scenario, leggermente meno intelligibile in VR di quanto non lo fosse per monitor. Molto curiosa l’opzione sperimentale per ridurre la scala del gioco a livello di plastico, o per ingrandirla con una drammatica inquadratura dal suolo, entrambe usabili anche se non performanti quanto la visuale predefinita.
Conclusioni
Se non avete pregiudiziali rispetto ai giochi in terza persona e all’uso del pad, Hellblade VR si rivela un gioco buono quanto la sua controparte monitor. Abituati ad avere nella migliore delle ipotesi porting di vecchi titoli, o esperienze ridotte all’osso di lavori più recenti, l’apparente semplicità con cui Ninja Theory mette a segno l’operazione quale estensione gratuita non ha precedenti. Rispetto alle produzioni native VR i requisiti hardware sono più onerosi e c’è qualche sbavatura a livello di interfaccia, ma la qualità ludica è talmente alta da colmare il divario e superarlo, rendendolo probabilmente il migliore del suo segmento. Un acquisto obbligato per tutti gli amanti del genere sprovvisti della versione flat, i quali avranno di certo già provveduto al download, che ci auguriamo funga da esempio per altri sviluppatori sia per politica di distribuzione che per metodo.
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In realtà è localizzata anche questa versione, basta andare in proprietà del gioco attraverso steam (click destro sul gioco, proprietà, lingua)
Grazie per la dritta! Ho corretto l’articolo, riportando le tue indicazioni.