Anteprime

HP Reverb G2, primo contatto

Avevo paura, lo ammetto. Anche se avevo già qualche breve esperienza con i visori Windows Mixed Reality (provai un Lenovo Explorer per qualche giorno) uscire dall’ecosistema Oculus nel quale ho vissuto per più di tre anni un po’ mi spaventava. Mentre spacchettavo il visore, durante i collegamenti e la configurazione (registrata tra l’altro tutta in diretta durante la live di ieri) ero già pronto ad affrontare problemi su problemi. In realtà, a parte il fantomatico errore 7-14 (ho una scheda con chipset B550) risolto fortunatamente utilizzando una porta USB 3.1 GEN 2 (nella mia scheda madre, colorata di un azzurrino un po’ più chiaro), e lo schermo nero alla fine della configurazione (risolto riavviando l’app Mixed Reality) è andato tutto molto liscio. Ed una volta messi gli occhi all’interno del G2, mi sono innamorato ancora della realtà virtuale, come se fosse la prima volta.

Il visore

Faccio prima un passo indietro. Questa non vuole essere una recensione, non andrò ad analizzare tutte le caratteristiche del visore. Di FOV, Sweet Spot e compagnia ci sarà tutto il tempo per parlarne. Voglio solo darvi un’impressione “a caldo”, buttare fuori quello che desideravo dirvi dopo tantissimi mesi di attesa. Il visore di per sè è eccezionale: curato nelle finiture, perfetto nei dettagli (qui si vede la mano di Valve) e soprattutto comodo e leggero da indossare. Anzi voglio dirvi di più, è in assoluto il visore più comodo che abbia mai indossato, spazzando via in un colpo solo PSVR, Oculus Rift S e Oculus Rift CV1. E poi c’è il pezzo forte, ovvero l’accoppiata lenti-display, perché non te ne fai niente di un display ad alta risoluzione se la lente non riesce a catturarne tutti i dettagli. E qui mi voglio rivolgere ai possessori del Quest 2: godetevi il vostro visore che è altrettanto eccezionale (per altri aspetti) e non mettete mai gli occhi dentro il G2. Molte delle vostre convinzioni potrebbero crollare miseramente, quando inizierete a notare centinaia di dettagli del mondo di gioco che prima semplicemente non potevano essere visti. E per raggiungere questa fedeltà visiva il cavo, purtroppo serve ancora. Ed è forse il più grande difetto di questo visore, quello di dover essere ancora legati al PC con il cordone ombelicale. Il cavo è anche abbastanza ingombrante, quindi le carrucole Kiwi diventano quasi obbligatorie.

I controller

Se con il visore non si è badato a spese (o quasi) lo stesso discorso non si può fare con i controller. Per chi era abituato con i precedenti dei visori Microsoft, questi nuovi saranno un balzo in avanti notevole. Per chi invece viene dai touch del Rift S, o ancora prima del CV1, il passaggio potrebbe essere un po’ più traumatico. Come parziale scusante, voglio sottolineare il fatto che anche i nuovi touch del Quest 2 sono un passo indietro deciso per quanto riguarda finiture e qualità dei materiali, rispetto ai vecchi modelli sempre di Oculus. Questo non vuol dire che HP non doveva fare meglio, anzi, solo constatare un dato di fatto. L’ergonomia è comunque buona, e l’esperienza d’uso è molto simile a quella che si ha con i touch. Le differenze che si notano maggiormente sono l’anello per il tracking, molto grande e che in qualche occasione potrebbe dare fastidio, ed il discorso batterie, che voglio trattare però più approfonditamente in fase di recensione.

La prima esperienza d’uso

In queste righe vi parlo solo delle prime 2 ore di gioco con il G2, nelle quali ho sperimentato le fasi iniziali nella Cliff House (la home dei visori Windows) e provato tre giochi “a sentimento”: Boneworks, Zero Caliber e Star Wars: Squadrons. Devo ancora capire bene le potenzialità della Cliff House, che ci accoglie appena finiamo la configurazione del visore. Ho intuito che è un ambiente personalizzabile, una sorta di desktop in VR, però praticamente inutile com’è impostata di default. Ho avviato quindi subito SteamVR, impostato la risoluzione consigliata (che con la mia Nvidia RTX 2060 SUPER è circa il 60% del render target del visore) e lanciato Boneworks. All’inizio mi sono accorto che i controller non erano mappati correttamente, ma è stato sufficiente selezionare un binding gentilmente creato dalla community di Steam per risolvere. Ed il tracking, questo dannato tracking del G2 che molti content creator hanno voluto smontare in tutti i modi? Nella mia prova di Boneworks, sinceramente non ho avuto problemi. L’unico “fastidio” sono gli anelli dei controller, che possono scontrarsi facilmente quando si caricano le pistole. Anche con Zero Caliber funziona tutto piuttosto bene. In alcuni frangenti, quando tenevo ferma la mano per troppo tempo, l’orientamento dell’arma che impugnavo si sfalsava un po’: bastava però muoverla perché si resettasse subito nella posizione corretta. In ogni caso non ho mai avuto la sensazione che il tracking potesse limitare o rovinare la mia esperienza di gioco. Non voglio trarre ovviamente conclusioni dopo così poche prove, la mia prima impressione è comunque quella di un tracciamento solido, con qualche sbavatura risolvibile tranquillamente via software. È proprio a livello software infatti, che al momento il tracking dei visori Oculus sembra più maturo. In giochi come Squadrons ovviamente qualsiasi discorso sui controller perde di significato, visto che si utilizza il joystick: peccato che con la mia attuale scheda video non riesco a spingere questo gioco alla risoluzione che merita. Negli altri due giochi provati invece, nonostante il render target non al 100%, la differenza di definizione con un monitor Full HD è praticamente nulla, ed è la prima volta che un visore mi da questa sensazione. In linea di massima comunque a parità di risoluzione con il G2 si vede molto meglio che con il Quest 2, utilizzato sia con il Link che con Virtual Desktop. E cosa ancora più sorprendente, con i giochi testati ho avuto molti più problemi legati alle performance col Quest 2 (che spesso dovevo impostare a 72Hz) rispetto che con il G2 a 90Hz.

Un passo verso la recensione

Il primo contatto con il G2 è stato sicuramente positivo. Servirà macinare molte più ore con il nuovo visore di HP per valutarne tutti i pregi ed i difetti, quindi giudicate questo primo resoconto “cum grano salis”. Nel frattempo restate sintonizzati su VR Italia, perché ci saranno altre occasioni per vedere in azione il G2 prima della recensione.

 

 






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Alessio «Back To VR» Menegazzi

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