Il Metaverso è un concetto entrato ormai nelle nostre vite e del quale tutti noi parliamo, ma che non riusciamo del tutto a comprendere. La colpa ovviamente non è di noi utenti, ma delle aziende che utilizzano tale nome in maniera impropria, solo per cavalcarne l’onda di popolarità.
Ma cosa significa e da dove deriva la parola Metaverso? Questo nome deriva dal greco ed è formato dal prefisso meta– “con, dietro, oltre, dopo” e il sostantivo (uni)verse “universo“, ma la coniazione di tale termine non è da cercare in qualche mito greco, piuttosto il toponimo Metaverse è stato coniato dallo scrittore statunitense Neal Stephenson nel 1992 nel suo romanzo cyberpunk Snow Crash. Nel libro il Metaverso è concepito come una sorta di realtà virtuale che si integra e si sovrappone a quella fisica e in cui ciascuno può muoversi e interagire attraverso l’utilizzo di avatar (alter ego digitali) personalizzati.(Accademia della crusca)
Quindi, come per Asimov per quanto riguarda le tre leggi della robotica, Stephenson aveva creato e descritto quello che per molti oggi è un’obbiettivo da raggiungere, quasi come se fosse una vera e propria missione, in grado di plasmare le sorti di un’azienda a tal punto da cambiarne il nome in uno che facesse capire al pubblico quale sarebbe stata la strada intrapresa da lì in poi.
Ovviamente oggi sappiamo che Meta e le centinaia di aziende che stanno o hanno investito in tale progetto, non riescono a vedere un vero e proprio ritorno economico, abbandonando progetti anche molto apprezzati dal pubblico come AltspaceVR di Microsoft.
Ma quindi il Metaverso è veramente morto? è difficile dire se sia veramente morto o no, sicuramente da un punto di vista concettuale il vero Metaverso non è mai nato e quello che troviamo in giro sono solo videogame con componenti social in grado di farci passare qualche ora chiacchierando con gli amici.
Infatti il Metaverso descritto nel romanzo Snow Crash è qualcosa che assomiglia più ad una seconda vita, con attività commerciali e magari anche città popolate da migliaia di persone con la loro routine, come nel film Ready Player One.
Forse ad oggi tale livello di complessità di calcolo rientra ancora nell’ambito della fantascienza e non è detto che in un futuro non molto lontano riusciremo ad arrivarci, ma anche se la tecnologia fosse pronta, il pubblico come reagirebbe?
Personalmente per quanto io sia una persona che ama la tecnologia e per quanto tale concetto mi incuriosisce, non so se riuscirei a vivere una seconda vita all’interno di un Metaverso e credo che la stessa cosa valga anche per molte altre persone della mia età. Quindi è molto probabile che la nostra generazione non sia ancora pronta a vivere all’interno di una realtà virtuale, ma se le aziende riuscissero a consolidare quello che già hanno con eventi a tema, come avviene per il Tokyo Game Show o riproporre uno spazio stile PlayStation Home dove tutti possono accedere senza utilizzare per forza la realtà virtuale, sarebbero sicuramente delle ottime basi per farci arrivare al vero Metaverso.
Quindi rispondendo alla domanda: Il Metaverso è morto? No non è morto è semplicemente stato messo in Standby.
E voi cosa ne pensate del Metaverso? fatecelo sapere nei commenti qui sotto.
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