Journey of the Gods – recensione e video recensione (Oculus Quest, Oculus Rift)

A tre anni dalla nascita della VR commerciale è ancora oggettivamente difficile trovare trovare titoli in grado di tenere testa al mercato flat. Non che manchino videogiochi in realtà virtuale di gran valore, intendiamoci, ma capita ancora raramente di rimanere realmente estasiati da ciò che un titolo fa per le sue qualità intrinseche, senza venir affascinati dall’infrastruttura propria del linguaggio. I ragazzi di Turtle Rock, con quello che non stento a definire un miracolo, danno invece vita ad un’opera molto vicina alla perfezione, che lascia con le lacrime agli occhi anche solo per la sua capacità di farci sbirciare per un attimo su quello che sarà inevitabilmente il futuro del genere.

I ragazzi californiani, che nascono sotto l’ala di Valve e rinascono come studio indipendente nel 2011, non sono certo nuovi alla realtà virtuale. Face your fears e The Well sono solo alcuni dei titoli che sono stati pubblicati da Oculus in questi anni, tutti rigorosamente per i dispositivi portatili di prima generazione. Non a caso con il lancio di Oculus Quest, lo studio responsabile di Left 4 Dead coglie l’occasione per dar vita ad un’avventura cross-platform con Rift, che tuttavia si discosta dalla maggior parte delle loro produzioni. Prendendo chiaramente Zelda come reference principale nasce infatti Journey of the Gods, un action adventure in prima persona in cui, nei panni di una misteriosa eroina, viaggeremo attraverso un mondo fantasy per salvare un’umanità minacciata da un temibile demone.

Non è mia intenzione fare spoiler, anche perché la narrativa silenziosa che sorregge il titolo di Turtle Rock non è certo il suo più grande punto a favore; tuttavia, vi anticipo che le vicende raccontate partiranno da una piccola cittadina tra le nuvole, in cui faremo la conoscenza di una buona varietà di personaggi. Tra le figure iconiche dell’isola spiccano il vecchio saggio che ci indirizzerà verso le missioni, un grosso fabbro che potenzierà la nostra spada ed un cacciatore che ci donerà power-up per l’arma a distanza. Da questa piccola location potremo infatti prepararci per le nostre quest, potenziando le armi e le abilità dopo aver trovato un numero sufficiente di collezionabili, come ogni avventura che si rispetti.

Una volta entrati in confidenza con la geografia del luogo dovremo dirigerci nel punto centrale, da cui potremo finalmente accedere alle missioni attraverso sei differenti portali.

Raggiunta la prima destinazione e superati i brevi ma efficaci tutorial faremo fatica a credere ai nostri occhi. Correndo tra le praterie di un mondo meraviglioso e pregno di personalità, ci sentiremo quasi come Link in Breath of the Wild, assaporando un gusto unico e ad oggi mai visto in realtà virtuale. Il mondo di Journey of the Gods è incredibilmente bello, vivo e ricco di elementi, nonostante uno stile low poly che potrebbe spaventare chi cerca a tutti i costi un realismo più becero. Lo dico con grande sincerità ed onestà intellettuale: non mi sono mai sentito così esaltato nell’esplorare una location virtuale attraverso il visore; in parte perché meravigliato dalla sconcertante qualità della forma, e in parte perché la mia affezione al sopracitato titolo Nintendo mi ha certamente dato una spinta nell’apprezzare particolarmente un’operazione chiara e mai ruffiana.

Nei panni della protagonista, dovremo quindi esplorare le aree a nostra disposizione, fondamentalmente eliminando tutti i nemici circostanti e completando le quest che ci verranno assegnate dagli NPC. Il primo elemento verrà espletato attraverso la classica accoppiata spada e scudo o attraverso una balestra che potremo richiamare con la pressione del tasto A. L’immediatezza del combattimento, sia all’arma bianca che a distanza, è davvero una gioia di gameplay, rendendo gli scontri sempre immediati, divertenti ma inaspettatamente profondi. Ogni nemico avrà i suoi punti deboli, il suo modo di attaccare e di difendersi, e starà a noi capire come combatterlo ed eliminarlo nel minor tempo possibile. Come se non bastasse, gran parte dei livelli presentano dei boss scenograficamente impeccabili e ancora più meravigliosi da affrontare, chiudendo un pacchetto relativo all’immediatezza del combat-system oggettivamente da manuale.

Le quest invece varieranno di volta in volta, richiedendoci sia l’uso della forza bruta che l’utilizzo di un’abilità molto particolare. Con la pressione dei due tasti grip, sarà infatti possibile trasformarsi in una grossa Dea, osservando il mondo di gioco da un’altezza ragguardevole che ci restituirà la mappa di gioco in miniatura. Attraverso le mani della possente divinità, sarà possibile utilizzare un grande quantitativo di poteri, tutti applicabili in gran parte delle situazioni. Senza svelarvi troppo; sarà possibile scagliare dei fulmini giganteschi, spostare NPC, rallentare il tempo e molto altro.

Non che le possibilità siano infinite, ma nelle sue cinque ore abbondanti di gioco, Journey of the Gods riesce a proporre un’idea di gameplay dietro l’altra, restituendo un ritmo da pelle d’oca che stimola continuamente corpo e mente.

Capiterà quindi di attraversare un fiume in barca con un mostro gigantesco alle calcagna, capiterà di trasformarci in un golem, attraversare una landa sconfinata su un grosso volatile o di salvare un villaggio da un polipo spara laser. L’impianto immaginifico che muove Journey of the Gods è quanto di più vicino allo stile Nintendo abbiamo visto oggi in VR, ed è forse paragonabile soltanto a quel piccolo capolavoro di Japan Studio che porta il nome di Astro Bot: Rescue Mission.

L’aggiunta di elementi collezionabili, volti al potenziamento delle armi e delle abilità, aggiunge un altro gustoso strato alla già ricca offerta ludica che il titolo Turtle Rock propone. Sparsi per i livelli troveremo infatti pezzi di spada, scudo e balestra; che una volta riportati al villaggio alla fine di ogni missione, ci doneranno dei preziosi power-up permanenti per la nostra attrezzatura.

Se c’è un difetto in Journey of the Gods è che quello che sembra promettere in apertura viene tradito da una scansione un po’ troppo schematica della struttura. Dopo una partenza sorprendente, che tenta di farci presagire un’avventura più aperta e dal sapore open world, scopriamo invece che la cadenza delle missioni rispecchierà quella di gran parte del parco titoli d’avventura per realtà virtuale. A partire dall’HUB centrale potremo infatti selezionare una delle sei missioni disponibili, tutte molto diverse tra loro ma che non escono mai dai binari prestabiliti. Se dunque la missione si presenta come “difendi l’oggetto X dalle due file di mostri” quello che dovremo fare sarà solo ed esclusivamente difendere l’oggetto X. Se da una parte è una struttura che funziona e riesce a tenere alto il ritmo, dall’altra – adesso – sogno ad occhi aperti un Journey of the Gods strutturato come l’ultimo Zelda, ambientato in un grosso regno permanente e ricco di quest e segreti da scoprire. Fortunatamente alla fine delle sei missioni ci aspetta un’altra ora e mezza abbondante di gioco, con un ultimo atto che reinventa ancora una volta le meccaniche, accompagnandoci oltretutto in un’area totalmente nuova.

L’ultimo arrivato in casa Oculus è un gioco meraviglioso, che riesce da solo a fondare le basi intere di un genere che non poteva nascere sotto una stella migliore di questa. Journey of the Gods ha ancora tanti limiti strutturali, dati chiaramente dai tempi di sviluppo, ma quello che fa è già un enorme passo in avanti rispetto ai suoi diretti competitor, e soprattutto ci offre uno sguardo su quello che saprà offrirci il genere nei prossimi anni. Giunto all’ultimo atto non potevo credere che per tutte e cinque le ore di gioco l’equilibrio non si fosse mai incrinato e, soprattutto, che una cosa del genere riuscisse a girare su un Oculus Quest. Chi possiede la piattaforma portatile di Oculus, il Rift, o qualsiasi altro device con cui è possibile recuperare il titolo in analisi non ci pensi due volte, opere come questa ne capitano una manciata in un’intera generazione.

Journey of the Gods è disponibile dal 21 Maggio 2019 su Oculus Store, compatibile con Oculus Rift, Oculus Rift S ed Oculus Quest.






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Alessandro Redaelli

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