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Jurassic World Aftermath: recensione e video recensione (Quest)

Giocato su Oculus Quest 2

Oculus continua il suo viaggio nelle produzioni VR legate ai grandi franchise cinematografici più spiccatamente pop. Dopo averci deliziato con un paio di ottime produzioni dedicate a Star Wars, il team di Facebook, insieme ai talentuosi ragazzi di Coatsink, ci propongono questa volta un’avventura ambientata nel mondo di Jurassic Park; o, per meglio dire, Jurassic World. Dopo i due capitoli di Steven Spielberg infatti, la saga cinematografica ha cambiato più volte forma e setup narrativo, fino a proporre un impianto action molto più sterile e caciarone con le ultime due iterazioni, capitanate prima da Trevorrow e poi da Bayona. Nonostante Jurassic World Aftermath sia ambientato tra l’ultimo ed il penultimo film, l’opera di Coatsink si muove invece molto più dalle parti del survivor, dello stealth game, e dell’horror più stilizzato. Vediamo insieme come se la cava per la prima volta in realtà virtuale, il franchise sui dinosauri più famoso del mondo.

Arrivati ad Isla Nubar dopo un atterraggio di emergenza, ben due anni dopo la catastrofe di Jurassic World, il nostro alter ego e la dottoressa Mia Everett dovranno esplorare un’isola ormai dominata da creature antiche e pericolose. Il motivo è presto detto: la Everett deve assolutamente recuperare dei documenti confidenziali necessari alle sue ricerche, importanti a tal punto da mettere in pericolo la vita di tutte le pedine in gioco. Come anticipato, infatti, non saremo chiaramente soli sull’isola degli ex-divertimenti, ma ci ritroveremo costantemente braccati da una serie di velociraptor che – evidentemente – hanno molta più fame di noi.

A livello narrativo Jurassic World Aftermath non fa niente di eccezionale, ed anzi propone una storia che sa un po’ di già visto, soprattutto all’interno del contesto attraverso cui è raccontata. Fortunatamente una straordinaria Laura Bailey (famosa per aver interpretato Abby in TLOU 2) ed un sempreverde Jeff Goldblum, riescono a restituire un’intensità inedita ad un linguaggio che non ha ancora dato molto sul fronte narrativo; dimostrando che basta banalmente una buona direzione degli attori per raccontare qualcosa in modo soddisfacente, anche in realtà virtuale. In ogni caso la sceneggiatura procede oggettivamente con il pilota automatico, fino ad un momento che mi ha fatto molto arrabbiare, ma di cui vi parlerò tra poco.

Sul fronte ludico, l’ultimo arrivato in casa Jurassic park è un’avventura dritta in prima persona, con elementi da survival horror semplificato, condita inoltre da un pizzico di backtracking. Le necessità imposte dalla signorina Everett ci imporranno di esplorare nel dettaglio tutte le zone della struttura; attivando terminali, recuperando oggetti, e soprattutto evitando – per quanto possibile – uno scontro diretto con le temibili creature che bazzicano le nostre stesse mura. Come da manuale, per tutta l’avventura saremo costantemente inseguiti ed osservati da un buon numero di velociraptor, che dovremo evitare strisciando tra cunicoli, nascondendoci in armadietti, e distraendoli con i nostri tool. Questi ultimi ci permetteranno infatti di attivare a distanza una fonte di distrazione, come una telecamera od uno stereo, per attirare i mostri famelici che vogliono farci la pelle, permettendoci di sgattaiolare velocemente da un punto all’altro durante la finestra più sicura.

Se di base Aftermath non propone nulla di particolarmente originale, l’elemento survival spicca invece per quel quid in più che stratifica l’intera avventura; rendendo questo viaggio al cardiopalma, ambientato nel parco giurassico più famoso del mondo, davvero unico e speciale. La profondità del survival non sta chiaramente dalle parti di un Clock Tower, parliamoci chiaro, e la scansione della progressione risulta semplice quanto scriptata; ma è un gran piacere vivere in prima persona situazioni nelle quali difficilmente siamo stati messi in VR, tuttalpiù se su Oculus Quest. Dopo una lunga serie di FPS e ryhtm game, è bello tornare finalmente a vivere una vera e propria avventura sul portatile di Facebook, che in questo caso sfoggia anche un’importanza visiva di un certo livello.

Si è parlato tanto in questo periodo di Medal of Honor ed i suoi 200Gb di spazio richiesto su hard disk; Jurassic World Aftermath non ne pesa nemmeno uno, ma soltanto grazie alla sua strabiliante direzione artistica riesce a fare letteralmente miracoli. Attraverso il classico stile cell shading, che abbiamo già visto ed amato con Lies Beneath, l’opera di Coatsink si presenta come un film d’animazione digitale vivissimo e dal grande stile, che saprà stupirvi grazie ad un’art direction strabiliante, che gioca prevalentemente con colorimetria ed effetti di luce. Nonostante l’immersione vada un po’ ad assottigliarsi a causa di un realismo mai ricercato ed un’interattività ridotta, i momenti da mascella spalancata sono sempre dietro l’angolo, soprattutto se consapevoli della macchina su cui sta girando il prodotto. Occhio: chi non ama l’estetica cartoon che il titolo propone e cerca solo un realismo più becero non sarà qui accontentato; mentre chi ha un occhio per l’estetica più d’avanguardia rimarrà sicuramente colpito ed appagato.

Raccontato così, Jurassic World Aftermath potrebbe sembrare una figata, ed in buona parte lo è; ma ad un certo punto succede una cosa inaspettata. Più o meno a metà della campagna principale, e dopo aver esplorato tre delle sei macro aree che compongono l’isola, il titolo vi restituirà un cartello “continua”. Dopo quest’ultimo sarete riportati ad una pagina DLC, che andrà ad includere la seconda parte dell’avventura durante i primi mesi dell’anno prossimo. Abbiamo assistito ad una proposta analoga con il recente Tales from the Galaxy Edge, ma almeno in quel caso la micro-storia raccontata arrivava a compimento, lasciando spazio a nuove avventure di altra natura. In questo caso invece, la storia principale viene proprio tranciata di netto, lasciando il giocatore con una spiacevolissima sensazione di cut-content, che potrebbe far innervosire una buona fetta di giocatori.

Ora, sappiamo bene che il mercato VR sta cercando metodi alternativi per sopravvivere ad una prima ondata che non è andata come molti speravano, ed è quindi legittimo che gli studi più capaci provino approcci di vendita che scindono da quelli tradizionali. Dall’altra parte, però, è davvero impensabile rilasciare nel 2020 un prodotto che manca letteralmente della seconda metà del gioco, e che verrà completato soltanto qualche mese più tardi. Non stiamo parlando di un MMORPG, né di un game as service, ma di un semplice prodotto single-player di breve-media durata, tanto che la scelta in questione può definirsi quantomeno bizzarra. Non sappiamo ancora se la seconda metà del gioco verrà venduta a pagamento, ma probabilmente sì, e starà chiaramente ai giocatori decidere se ne varrà la pena.

In ogni caso, così com’è, Jurassic World Aftermath dura dalle due alle tre ore circa, facendo presagire una durata complessiva tra le cinque e le sei ore: longevità di tutto rispetto, se paragonata a gran parte del mercato VR su tutte le piattaforme.

L’ultimo prodotto di Coatsink è un’avventura davvero squisita, con grandi momenti di messa in scena, un gameplay semplice ma soddisfacente, ed un impatto visivo decisamente unico. Tutti lati estremamente positivi, se non fosse che la strategia di vendita del prodotto ci risulta quasi incomprensibile, e starà quindi al singolo giocatore decidere se dare adesso una possibilità al prodotto, od aspettare la conclusione dell’avventura che arriverà durante i primi mesi dell’anno nuovo. Noi sicuramente ci riaggiorneremo non appena l’opera arriverà a compimento, ma per riguarda questa prima parte, il biglietto che include un viaggio di sola andata ad Isla Nubar ci ha soddisfatto soltanto a metà.

Jurassic World Aftermath è disponibile su Oculus Quest ed Oculus Quest 2 dal 17 Dicembre 2020, al prezzo di 21,99€.






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Alessandro Redaelli

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