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Light Tracer: la recensione

Introduzione

Finalmente qualcosa di diverso da testare, con una interessante rivisitazione di un rompicapo a piattaforme in chiave VR. Light Tracer è distribuito da Oasis Games, publisher cinese con numerosi titoli all’attivo soprattuto nel mercato mobile e via browser, ma con qualche capatina anche su PC e per console. Lo sviluppo è stato invece seguito da Void Dimensions, team cinese di cui ho avuto difficoltà nel reperire informazioni per pagine non localizzate o inaccessibili, che ha all’attivo il minimale ma simpatico Zombie Camp. Questo titolo viene pubblicato per computer dopo l’esordio a Settembre per Playstation VR, e rappresenta il primo esperimento della casa nell’ambito della realtà virtuale.

Il gioco

Il tema delle piattaforme in VR è stato trattato da alcuni prodotti, ma a parte l’interessante Lucky’s Tale – con la assurda e grottesca presenza del suo seguito Super Lucky’s Tale quale esclusiva Xbox One senza alcun supporto VR – di buoni si son visti solo esperimenti fondamentalmente in due dimensioni, o che le piattaforme le usavano come mero pretesto essendo di fatto delle avventure. Tra l’altro tutti gli esempi testé citati sono focalizzati sul gioco seduto via pad.

Light Tracer invece usa la realtà virtuale in un paio di modi differenti, concentrandosi sull’uso del tracciamento delle mani laddove sarebbe stato più ovvio e prevedibile seguire la battuta via del tipico joystick. Scopo del gioco sarà il condurre una principessa super deformed in cima a ben otto capitoli, a loro volta suddivisi in livelli, per una lunghezza complessiva niente affatto malvagia. Ogni livello consta di una struttura a torre quadrata in cui i percorsi si avvitano nella crescita a mo’ di molla come visto in svariati giochi, dal classico Fez al più consono Tinertia con relativo supporto VR già recensito su queste pagine.

Dal punto di vista tecnico le immagini non rendono pienamente giustizia alla produzione, che ha un aspetto gradevole e fumettistico, e degli ottimi colori. Così così il personaggio ma soprattutto la caratterizzazione, in quanto ogni volta che aprirà bocca (tutto localizzato in lingua inglese) vi cascheranno le braccia per l’accozzaglia di luoghi comuni mal impacchettati. Notevoli invece le musiche. Il livello degli enigmi sale dopo la prima mezz’ora, benché mai geniali Light Tracer diventa ragionevolmente difficile ed impegnativo, anche se molti ostacoli richiederanno più destrezza che cervello risultando quindi potenzialmente frustranti.

Comfort e implementazione

Mano destra e mano sinistra svolgeranno ruoli diversi, con una curiosa commistione di classico e moderno a cui non mancano sbavature ma che si rivela tutto sommato godibile. Piuttosto che usare il touchpad quale croce direzionale, Light Tracer adotta un sistema in cui il personaggio segue la traccia luminosa usata da puntatore, similmente a Diablo per capirci. Inizialmente tale soluzione mi ha lasciato perplesso, ma devo dire che alla prova dei fatti è risultata funzionale. La mano sinistra invece può sia ruotare lo scenario che trascinarlo, così da darci sempre la migliore visuale, ma anche interagire con eventuali ascensori, piattaforme rotanti ed altri meccanismi. La mia opinione è che non si sia ecceduto nella precisione, specie a livello di mano sinistra, per tenere conto dell’approssimazione dei Playstation Move supportati nella versione PSVR assieme al pad. Il risultato finale è tuttavia decoroso e sufficientemente funzionale, così come buone sono le prestazioni e la fluidità generale.

Conclusioni

Light Tracer è un titolo che gli appassionati dei giochi di piattaforme dovrebbero prendere in considerazione. Ragionevolmente interessante e con un dignitoso livello di pulizia, affronta la transizione in realtà virtuale con delle buone idee e qualche sbavatura tutto sommato perdonabile. Tenendo anche conto che si tratta di un gioco nato per VR e controller di movimento, completo e di decorosa lunghezza (direi almeno 4-5 ore) il prezzo è giustificato, anche se per PSVR costa di meno per motivi che onestamente mi sfuggono. Un discreto tentativo, che diventa buono per la debolezza delle alternative in ambito PC.






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Raffaele Cadeddu

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