Introduzione
Il gioco di cui parleremo oggi è una bella sorpresa che, a giudicare dal pedigree e dalla relativa pagina Steam, si faticherebbe a distinguere dalle ben più modeste pubblicazioni amatoriali a cui abbiamo fatto tristemente il callo. Lost Cave risulta invece un titolo originale, interessante e moderatamente ben realizzato. Onde evitare aspettative fuori scala, stiamo parlando di una produzione indipendente a budget ridotto nonché di un accesso anticipato, tuttavia sin dal primo impatto risulta chiaro che la sudcoreana Sanbae (già autrice di Dim Light) ha cercato di mettere del mestiere in questo lavoro.
Il gioco
Dato che l’età media del giocatore in realtà virtuale è sostenuta, citando Lost Vikings (Amiga, SNES e Mega Drive) sono ragionevolmente sicuro che diversi lettori coglieranno. Ma, volendo citare una produzione più recente, Brothers a Tale of Two Sons di Starbreeze sarebbe un ottimo riferimento, non tanto per la forte influenza di ICO nello stile generale – qui del tutto assente – quanto per le meccaniche di gioco adottate. Lost Cave ci metterà infatti alla guida di due personaggi alla ricerca di un tesoro, in misteriose caverne piene di trabocchetti ed enigmi da risolversi in coppia. Quanto a stile, il più simile in realtà virtuale risulta essere Moss, anche se il titolo qui recensito non può vantare la medesima levatura artistica e le sbavature sono allo stato attuale numerose.
Stavolta i nostri eroi non avranno caratteristiche differenziate: ci sarà il ragazzo belloccio di colore blu e la suadente assistente di colore rosso, totalmente intercambiabili nelle operazioni e ragionevolmente dettagliati nell’aspetto, anche se con animazioni semplicistiche. La chiave di volta che rende Lost Cave stimolante è il fatto di poter, anzi di dover, passare regolarmente da una terza persona roomscale con ampli plastici virtuali ad una prima persona, con tanto di movimento diretto ed interazione con leveraggi e scale. Se da un lato queste tre prospettive, ovvero visuale tabletop, visuale del ragazzo e quella della ragazza, possono creare un minimo di confusione iniziale, è tutto coinvolgimento acquisito che renderà ogni dungeon stimolante. Sanbae non ha calcato troppo la mano, lasciando gli enigmi scorrevoli e le interazioni semplificate, ma anche così il vedere il mondo da prospettive diverse rende Lost Cave godibile e differente da produzioni similari nonché ragionevolmente variegato.
Tecnicamente il gioco se la cava bene, con ottime superfici ed una suggestiva illuminazione sulla distanza con un prevedibile calo nel dettaglio quando si scende in scala 1:1. Sanbae ha aggiunto alcune opzioni di movimento, offrendo di base un arm swinging (ovvero il camminare oscillando i controller) che funziona bene risultando anche ben tollerabile sul lato del confort. Disastrosa la voce narrante in lingua inglese, a cui manca del tutto l’intonazione e l’espressività che le situazioni richiederebbero, anche se a conti fatti il danno è relativo e l’involontaria ilarità non rovina troppo la discreta atmosfera delle ambientazioni. Ogni controller sarà deputato al controllo di un personaggio, con il grilletto per entrare ed uscire dalla prima persona ed il touchpad/stick per il suo movimento.
Conclusioni
Lost Cave è un titolo riuscito, che sfrutta i limitati mezzi a disposizione nel migliore dei modi. Accesso anticipato con 10 livelli presenti sui 13 previsti ed una longevità di due ore abbondanti, trova il suo miglior pregio in una dinamica azzeccata che mischia elementi di piattaforme, enigmi e sezioni in soggettiva. Le sbavature ci sono, ma una volta tanto non saranno queste le uniche cose che noterete: l’idea alla base del gioco funziona e riesce a sfruttare la realtà virtuale a dovere, con un uso della terza persona e dei controller più soddisfacente della maggior parte dei titoli similari. Fosse più longevo e con una produzione artistica sofisticata, potrebbe ambire a vette ancor più elevate, ma anche così vale sicuramente il prezzo del biglietto.
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