Giocato su Oculus Rift S
A-rieccoci con le nostre amate retro recensioni. Oggi tocca al primo platform in terza persona ad essere arrivato sui caschetti di realtà virtuale nel lontano 2016, in questo caso grazie ad Oculus e Playful Corp. Uscito al lancio del primo Rift, Lucky’s Tale è quello che potremmo definire un mix tra Super Mario 64, Banjo & Kazooie e Crash Bandicoot, ed è quello che è riuscito prima di tutti a buttarci di forza in un mondo tenero e coloratissimo, in cui zompettare da una piattaforma all’altra. Ahimè, con l’uscita di quel capolavoro che è Astro Bot: Rescue Mission, il buon Lucky’s Tale si è dovuto per forza di cosa ridimensionare, ma non fate finta che non esista, perché l’opera di Playful può ancora dare qualche soddisfazione.
Mentre una piccola volpe ed un salvadanaio a forma di suino dormono beati, un gigantesco mostro tentacolare farà irruzione in casa dei due amici, portandosi via il maialino, e lasciando il povero canide con l’infausto compito di ritrovarlo. Nel suo viaggio, Lucky si scontrerà con animaletti e mostri vari, cercando di arrivare infine alla tana del mostro, per riportarsi a casa l’amico scomparso. Niente di più semplice.
Proporre un videogioco in terza persona in realtà virtuale è sempre un azzardo. Un po’ perché bisogna lavorare con una certa sensibilità sull’inquadratura, onde evitare motion sickness; un po’ perché bisogna giustificare il punto di vista del giocatore; e soprattutto perché il titolo deve effettivamente avere qualcosa da dire in realtà virtuale. Ecco, Lucky’s tale non becca nemmeno una di queste tre prerogative, ma nonostante tutto rimane un titolo dignitoso, tuttalpiù se contestualizzato al suo anno d’uscita.
Quello che dovremo fare nell’opera di Playful sarà sostanzialmente completare dei piccoli livelli zeppi di piattaforme e nemici, un po’ come nei famosi platform di Naughty Dog, con un feeling del personaggio che si ispira invece alle prime pietre miliari Nintendo dell’epoca 3D. All’interno di questi livelli saranno poi presenti un buon numero di collezionabili che strizzano l’occhio al collectathon, atti ad allungare una longevità che – come da reference – aumenta esponenzialmente qualora vogliate completare il gioco al cento per cento. Non è infatti soltanto la main quest la proposta ludica di Lucky’s Tale, ma anche una serie di modalità ambientate nei medesimi livelli, che vi chiederanno di trovare determinati oggetti o di completare le stanze nel minor tempo possibile. Queste simpatiche aggiunte vanno ancora una volta a strizzar l’occhio a Crash Bandicoot e soci, proponendo dunque un gameplay che suona familiare, ma al contempo inedito.
Inedito, perché attraverso la realtà virtuale è tutto più bello, ed anche un titolo non esattamente brillante ed originale come è di fatto il prodotto Oculus Rift, riesce a conquistare il proprio spazio in un mercato che su PC non ha ancora trovato i suoi punti di riferimento nel genere. Non fraintendetemi: l’avventura della piccola volpe sa essere divertente ed a tratti stupefacente, soprattutto grazie ad un mondo di gioco vibrante e coloratissimo; ma non proprio tutto funziona come dovrebbe.
A proposito delle problematiche elencate prima, i problemi di Lucky’s Tale risultano molteplici, ed Il primo è legato banalmente al motion sickness. Durante il primo anno di realtà virtuale nessuno sapeva davvero come muoversi per evitare la chinetosi nei giocatori, tanto che solo oggi stiamo trovando dei veri e propri standard che evitano l’effetto mal di mare un po’ a tutti. Di conseguenza, il lavoro sulla telecamera di Lucky’s Tale non risulta, soprattutto se paragonato ai prodotti di oggi, eccezionale. Quello che farà la camera, e di conseguenza il nostro sguardo, sarà semplicemente seguire il protagonista dell’avventura con una velocità a volte eccessiva rispetto a ciò a cui siamo abituati. Se successivamente Moss ha deciso di lavorare per inquadrature fisse, ed Astro Bot: Rescue Mission di proporre movimenti estremamente morbidi, l’opera di Playful ripropone un po’ troppo pedissequamente la tipologia di telecamera a cui siamo abituati nel mercato flat, con risultati poco efficaci. Se personalmente, ad oggi, non provo nessun fastidio, ricordo che pochi giorni dopo l’arrivo del mio CV1 riuscivo a giocarci per massimo cinque minuti; ragion per cui Lucky’s Tale non è un titolo adatto ai neofiti della realtà virtuale.
Il secondo problema è che se con prodotti analoghi si è spesso tentato di giustificare il punto di vista del giocatore, mettendolo nei panni effettivi di un gigante guardiano, o di una sorta di Lakitu, in questo caso il nostro essere osservatori di Lucky non ha effettivamente nessun senso. È chiaramente una problematica minore, ma indubbiamente esiste.
Ma la pecca più grave dell’opera Playful è senza dubbio il fatto che la realtà virtuale aggiunge veramente poco. Certo, guardare il gioco dall’interno è, e sarà sempre meglio, del contrario; un paio di puzzle sfruttano il movimento della testa, e l’esperienza risulta complessivamente più interessante, ma non c’è nulla che giustifichi davvero il fatto che Lucky’s Tale sia un gioco per realtà virtuale. Non a caso, un paio d’anni dopo Playful pubblica Super Lucky’s Tale, ovvero il seguito ufficiale del gioco in esame, esclusivo per le piattaforme da gioco tradizionali. Se da una parte è sempre brutto veder lasciare la realtà virtuale alle IP nate sui nostri caschetti, dall’altra possiamo comprendere come, evidentemente, Playful avesse molto più da dire all’interno del tradizionalismo del genere, che si presta evidentemente meglio alle piattaforme standard.
Questo non vuol dire che il gioco non sia da recuperare. Come anticipato, il mercato in realtà virtuale – specialmente su PC – ha veramente pochissimi esponenti del platform in terza persona, e Lucky’s Tale rimane tutt’oggi uno dei migliori. Il mondo di gioco è splendido, le musiche azzeccate, il gameplay semplice ma divertente, tanto che se non fosse per alcune ingenuità staremo ancora parlando abbondantemente del titolo a distanza di anni. Una longevità che si aggira intorno alla decina d’ore per completare il gioco al cento per cento, contrasta poi una main quest della durata di due ore circa, che viene sostituita quasi immediatamente da una sfida semplice soltanto all’apparenza nella conquista di tutte le medaglie.
Lucky’s Tale è un platform onesto, che non ha molto da offrire in termini di interattività in realtà virtuale, ma che può soddisfare la vostra voglia di assaporare il genere anche con un caschetto sulla testa. Chi cerca un’esperienza profonda ne stia chiaramente alla larga, ma chi ha nostalgia della vecchia Rare, dei primi titoli 3D di Nintendo e di una giovanissima Naughty Dog, potrebbe rimanere inaspettatamente sorpreso da un prodotto piccolino, ma tutto sommato ben confezionato. Con il senno di poi non è chiaramente Astro Bot, ma se non avete a disposizione un Playstation VR non vi rimangono troppe altre alternative.
Lucky’s Tale è disponibile dal 28 Marzo 2016 su Oculus Store al prezzo di 14,99€, compatibile con Oculus Rift.
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