Giocato su Oculus Quest 2 in Air Link su PC
Nonostante su VR Italia non ne parliamo, il porno in VR è uno dei principali motivi per cui voi furbetti e furbette avete preso il visore, lo sappiamo. Il mercato della pornografia è infatti sempre stato il grande traino di ogni nuova tecnologia: dal DVD al Blu Ray, fino ad arrivare agli smartphone. Ahimè, personalmente non trovo un grande appeal nello svolgere l’attività più amata da tutti noi in realtà virtuale, vuoi per i limiti dell’hardware, vuoi per la poca immediatezza d’accesso. Tuttavia, vista la libertà che Steam va sbandierando sul suo store, mi sono sempre chiesto come mai non fosse ancora uscito in VR un prodotto dai toni adulti e maturi, che esplorasse anche il tema della sessualità, senza però finire nella becera pornografia. Iron VR risponde con grande fermezza alle mie domande, proponendoci la conversione in realtà virtuale di un thriller erotico affascinante, quanto problematico. Scopriamolo insieme nella nostra recensione!
Lust for Darkness si apre in una cella, da cui il nostro alter-ego – una donna tenuta prigioniera – cercherà di fuggire prima di essere braccata. Stacco, passiamo nei panni del marito, un anno dopo, che riceve una curiosa lettera in cui la moglie, ovvero la prima protagonista, gli confessa di esser stata rapita, e gli chiede di raggiungerla in una villa fuori città. Arrivati nel luogo designato, ci ritroveremo però davanti a un gruppo di cultisti dediti al Lusst’ghaa, ovvero una divinità legata alla lussuria.
Le premesse narrative, oltre a ricordare l’incipit di Resident Evil 7, risultano sia nell’immediato che strada facendo effettivamente interessanti, e ci propongono un soggettone non particolarmente raffinato, ma abbastanza inedito e originale da tirarci dentro con grande insistenza. Da Kubrick a Lovecraft, i punti di riferimento nel raccontare un immaginario sensuale ma estremamente macabro si sprecano, ma dimostrano una consapevolezza del linguaggio narrativo che sinceramente non mi aspettavo.
Anche la messa in scena segue a ruota, costruendo una macro successione di eventi che assomiglia più a un film che a un videogioco, e che stupisce per ritmo narrativo, quanto per elasticità del game design. Da fasi stealth in cui non dovremo farci scoprire dai cultisti, fino ad arrivare a puzzle ambientali e fasi puramente esplorative: Lust for Darkness fa – concettualmente – quello che dovrebbe fare ogni opera narrativa, presentandoci un progetto che, su carta, avrebbe potuto regalarci grandi soddisfazioni.
Sfortuna vuole che, come spesso accade in realtà virtuale con gli studi indipendenti, le volontà superano di gran lunga l’esecuzione, che risulta qui raffazzonata e casereccia come il più mediocre prodotto usa e getta partorito da Steam.
Nonostante le idee siano tutte potenzialmente buone, ogni volta che ci ritroveremo effettivamente a muoverci, interagire o risolvere un puzzle ci scontreremo contro un’approssimazione delle meccaniche di gioco che rompe letteralmente qualsiasi buona idea restituita dall’atmosfera, e che ci farà rimpiangere – come spesso accade – la pulizia di store ben più curati, com’è quello di Oculus Quest. La camminata tenderà a farci incastrare in più di un’occasione, a causa di muri invisibili e percorsi mal ottimizzati; l’interazione sarà sempre ballerina e imprecisa; i puzzle tenderanno a rompersi a causa di oggetti che spariscono e indicazioni poco chiare.
Insomma, tutto quello che dovrebbe funzionare all’atto pratico in un videogioco VR funziona poco o sinceramente male, e va in controtendenza a una serie di elementi che sembrano letteralmente usciti da un altro gioco.
La mediocrità della realizzazione si evince poi, soprattutto, dai puzzle. Se tutte le sezioni di gioco che non coinvolgono rompicapi sono pensate con un certo gusto, questi ultimi sono invece la parte peggiore del pacchetto, a prescindere dalla qualità del codice. Avete presente Myst? Con i suoi puzzle incomprensibili e sinceramente irritanti? Ecco, Lust for Darkness riesce a essere irritante tanto quanto, facendo esattamente l’opposto. Un esempio emblematico arriva più o meno a metà gioco, quando dovremo aprire una cassaforte con tre numeri, che sono letteralmente scritti di fronte a noi – a caratteri cubitali – sulla cassaforte stessa. Va bene non eccedere con la difficoltà, onde evitare di spezzare troppo il ritmo di gioco, ma questa sembra sinceramente una barzelletta.
Sembra tutto così sprecato, che anche il comparto tecnico – nei suoi chiaroscuri – risulta davvero buttato via. L’art direction è infatti efficace, tanto quanto modelli poligonali e lavoro su shader e illuminazione, che purtroppo non risultano però supportati da delle animazioni degne di questo nome, e che sporcano un po’ il quadro estetico. Gli ambienti sono tuttavia sufficientemente ispirati nel contesto del videogioco VR indipendente, e fa un po’ specie vederli sprecati all’interno di una produzione che avrebbe necessitato di molto più tempo per risultare un gioco completo.
Arriviamo all’argomento forte: quanto è scabroso Lust for Darkness? Iron VR si vanta, anche nel trailer, del fatto che il titolo è così al limite che nemmeno lo store di Oculus Rift l’ha voluto in libreria. La verità è che il gioco è troppo sporco per entrare a far parte di una lineup più che dignitosa com’è quella del client PC di Oculus, ma – effettivamente – Lust for Darkness si spinge comunque parecchio oltre. Se avete giocato alla versione uncensored di Agony non troverete qui nulla di più, sia chiaro, ma se non avete mai visto un personaggio nudo all’interno di un videogioco, il titolo di Iron VR potrebbe destabilizzarvi. E non solo, perché oltre ad assistere a scene di nudo, penetrazioni e quant’altro, anche l’elemento più spiccatamente horror cercherà di spingere l’acceleratore via via avanzando nel gioco. Anche qui, nulla di troppo tetro, ma il binomio sesso e violenza, se lavorato attraverso una chiave interessante, riesce a dare grandi soddisfazioni sul fronte del puro immaginario.
Lust for Darkness è un bel gioco? Decisamente no, ma – grazie ai suoi elementi inediti nel mondo del videogioco in realtà virtuale e non – è riuscito ad affascinarmi lo stesso in qualche modo. Il mondo di gioco tetro ma erotico, un andamento narrativo cinematograficamente formulaico e una durata sotto le due ore mi hanno fatto arrivare ai titoli di coda in un solo colpo, dimostrano che dentro al titolo di Iron VR c’è effettivamente qualcosa di buono. Peccato che non sia abbastanza per farmi consigliare l’esperienza ad altri, che potrebbero provarlo – a loro rischio e pericolo – soltanto a un prezzo fortemente scontato.
Lust for Darkness è disponibile dal 26 Ottobre 2021 al prezzo di 14,99€ su Steam. È in arrivo una versione censurata, senza contenuti espliciti nel corso dell’anno, chiamata M Edition.
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