Giocato su Oculus Quest 2 con Air Link
Innerspace ci aveva deliziato l’anno scorso con A Fisherman’s Tale, una piccola avventura per realtà virtuale, che riusciva a sfruttare il linguaggio nel contesto del puzzle game in maniera estremamente originale e consapevole, nonostante qualche piccolo problema di design. Oggi il talentuoso studio francese debutta con un’opera seconda ancora più a fuoco in termini di gameplay e puzzle solving, mantenendo però il fascino formale della sopracitata opera precedente, che già ci aveva stupiti per impatto scenico in tempi non sospetti. Vediamo come se la cava questo titolo per PCVR e PSVR nella nostra recensione!
Maskmaker racconta la storia di un falegname specializzato nella creazione di maschere da carnevale, che dopo aver beccato in flagrante un ragazzino intento a rubare nella sua bottega, decide di farlo diventare il suo piccolo discepolo, insegnandogli le arti del “maskmaker”. Molti anni dopo, rabbia e gelosia prendono il sopravvento sul ragazzo, che deciderà di scontrarsi con l’anziano proprietario, dando vita proprio all’incipit del titolo Innerspace, che da qui in poi ci metterà nei panni di un vagabondo intendo a scoprire cosa si cela dietro ai segreti di quelle mura.
Lo script di Maskmaker è semplice nella scrittura ma grazioso nello sviluppo narrativo e nella sua messa in scena, restituendoci un mondo sognante ed irresistibile come soltanto la VR sa fare. Maskmaker sembra infatti una fiaba per bambini, una di quelle che è possibile vivere soltanto dagli occhi di un infante che la ascolta prima di addormentarsi; ma da oggi Innerspace riesce a far immergere anche noi adulti in un una storia che sembra quasi un’opera minore dei fratelli Grimm, da quanto l’atmosfera risulta vivida e finemente contestualizzata.
Nei panni di questo sconosciuto, dovremo quindi viaggiare per sei diversi mondi utilizzando il metodo preferito del vecchio proprietario della bottega: cambiandoci una semplice maschera. Dallo studio che si fa hub centrale del racconto, avremo infatti la possibilità di scolpire, colorare ed agghindare una lunga serie di maschere di legno, che dovranno ricalcare pedissequamente quelle che troveremo disegnate su una serie di fogli sparsi per il mondo di gioco. Ricopiando alla perfezione le maschere e indossandole, verremo infatti trasportati in diversi luoghi chiave dei mondi già esplorati, luoghi nei quali dovremo sostanzialmente trovare oggetti necessari al crafting delle maschere successive.
Fondamentalmente, il gameplay di Maskmaker funziona così: metti la maschera, trova l’oggetto per il crafting, torna indietro e crea la nuova maschera con il nuovo oggetto. Ad interrompere un loop che poteva diventare tedioso sul lungo periodo ci pensano però una serie di puzzle sparsi per tutti i livelli e necessari a proseguire nell’avventura, che restituiscono una freschezza ed un’immediatezza sinceramente superiore al sopracitato A Fisherman’s Tale. Se l’opera prima di Innerspace soffriva di un ritmo non sempre all’altezza e di una comprensione del testo non sempre eccellente, in Maskmaker tutto è esattamente dove deve stare; e nonostante i puzzle non risultino mai estremamente complessi, riescono a raggiungere quel giusto equilibrio di sfida e soddisfazione che noi tutti cerchiamo nel puzzle game in VR.
Il ritmo del prodotto è infatti forse il punto di forza più evidente dell’intera produzione, complice anche un sistema di crafting e di cambio maschera profondo e immediato, che non farà perdere nemmeno per un secondo il flow del singolo stage, e che ci terrà incollati alla storia dall’inizio alla fine. A tal proposito, Maskmaker propone anche una durata più che dignitosa in paragone al genere di riferimento, con cinque ore circa necessarie a completare l’avventura, e un’oretta in più per scovare tutti i collezionabili. Tenendo conto della media del genere e della varietà dell’operazione, il prodotto Innerspace ne esce vincitore anche sul fronte della longevità.
Anche la componente visiva svolge il suo sporco lavoro. Nonostante un impatto molto lontano dal realismo a cui ci hanno abituato produzioni più all’avanguardia, Maskmaker è davvero bello da vedere. Al di là di una direzione artistica splendida, ma che già mi aspettavo dagli autori di A Fisherman’s Tale, Maskmaker riesce anche a dire la sua in un contesto come quello della PCVR, che ultimamente tende a regalarci ben poche soddisfazioni. Modellazione poligonale, animazioni, shader, ma soprattutto effetti di luce, fanno di Maskmaker uno dei prodotti PCVR più belli da vedere della stagione, che giustifica la mancanza di una release sullo standalone di Facebook solo in funzione di un impatto visivo davvero piacevole. Anche il doppiaggio inglese non è da meno, con una voce narrante che ricorda quella della vecchia animazione Disney, e che accompagnerà piacevolmente l’avventura fino alla sua conclusione.
Da specificare che Maskmaker, almeno per ora, propone soltanto i sottotitoli in inglese; per tanto, se non siete in grado di affrontare un’avventura dall’inglese tutto sommato scolastico, potreste riscontrare dei problemi a comprendere sia la lore, che la risoluzione degli enigmi.
Maskmaker è un bel gioco: un puzzle game come non se ne vedevano da un po’, che riesce a raccontare una storia interessante, proporre degli enigmi ben bilanciati, e affascinare grazie al suo elemento prettamente estetico. Il prodotto di Innerspace non è sicuramente un titolo adatto a tutti i palati, e come sempre chi non vede l’ora di sparare in VR o vivere un’avventura al cardiopalma non troverà qui pane per i propri denti, ma chi è appassionato di puzzle game e chiunque abbia amato il precedente titolo dello studio francese non potrà che farsi affascinare da uno dei prodotti più interessanti dell’intera stagione.
Maskmaker è disponibile dal 20 Aprile 2021 su Steam e Playstation VR al prezzo di 16,79€, compatibile con HTC Vive, Oculus Rift, WMR e Valve Index.
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