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Onward: recensione e video recensione EA (Oculus Quest)

Giocato su Oculus Quest

Onward rappresenta praticamente da sempre il non plus ultra dei mil-sim sui caschetti di realtà virtuale, tanto che nonostante siano passati diversi anni dal suo lancio e siano usciti centinaia di titoli simili, il prodotto di Downpour Interactive rimane ancora l’FPS più giocato nel mercato PC. Sebbene lo sviluppo del gioco sia stato portato avanti prevalentemente in solitaria dal talentuoso Dante Buckley, Onward è riuscito a far breccia nel cuore dei videogiocatori VR grazie al suo approccio estremamente tattico ed il suo gameplay senza compromessi, dando la possibilità al suo autore di continuare ad investire risorse nello sviluppo. Dal lancio dell’early acces sono passati più di quattro anni, ed il lancio della uno punto zero è ancora lontano, ma Downpour Interactive decide comunque di iniziare a lanciare il titolo con le stesse modalità della versione PC sul caschetto portatile di Oculus, con risultati un po’ altalenanti. Vediamo come se la cava il nuovo porting di Onward su Oculus Quest, pubblicato in questo specifico caso da Coatsink Studio, publisher non certo nuovo alla realtà virtuale.

Onward è un mil-sim in tutto e per tutto: tattico, stratificato, incentrato prevalentemente sul multiplayer, e che offre una buona quantità di modalità e personalizzazione del proprio loadout. Dopo un tutorial obbligatorio che vi introdurrà alle meccaniche del gioco, potrete scegliere se affrontare le missioni in singolo giocatore od in multiplayer. Chiaramente, tutta la componente single player non è altro che un piccolo antipasto di quello che offre effettivamente il prodotto, e si ergerà semplicemente a campo d’addestramento per non farvi cogliere impreparati durante le fasi multigiocatore. Se deciderete di buttarvi sul campo di battaglia senza la compagnia di altri giocatori, potrete affrontare le mappe proposte in un deathmatch classico ed in una modalità estrazione. La prima vi imporrà semplicemente di eliminare tutte le forze nemiche presenti nelle mappe per vincere la partita, mentre nella seconda dovrete attendere l’estrazione, mentre verrete assaliti da una gran quantità di soldati nemici. Ma non solo; in single player potremo anche decidere di allenarci su una mappa pensata esclusivamente per lavorare sulla mira e sulla personalizzazione delle armi, o di esplorare le mappe vuote in una modalità free roaming, pensata chiaramente per memorizzare al meglio tutte le aree.

Ovviamente però, il meglio di sé Onward lo regala con le modalità multiplayer, basate tutte su obiettivi molto specifici, da portare a termine insieme ad una squadra affiatata, che dovrà necessariamente comunicare per avere la meglio sull’altra.

In multigiocatore avremo quindi a disposizione tre diverse modalità objective-based: Uplink, VIP e Messa in Sicurezza. In Uplink la prima squadra dovrà raggiungere un’antenna nascosta nell’area, caricarci su un codice attraverso un tablet ed eliminare la squadra nemica, mentre quest’ultima proverà a prevenire la breccia nel proprio sistema. In VIP, una squadra dovrà scortare un NPC fino all’estrazione, mentre gli altri dovranno impedirglielo a tutti i costi. Nell’ultima invece, i difensori dovranno resistere agli attacchi nemici fino all’upload di un codice nella loro base, mentre gli attaccanti dovranno fare piazza pulita, prima dello scadere del tempo.

Modalità di gioco piuttosto classiche, in un genere che vive ancora prevalentemente del suo mercato di riferimento in flat, ma che si dimostrano in Onward molto più divertenti ed immediate in funzione del gameplay.

Come se non bastasse, la modalità Multiplayer Social Game Mode propone altre tre modalità di gioco, che saranno disponibili a rotazione per un periodo di tempo limitato, e che propongono un approccio decisamente più arcade. Tra queste troviamo Gungame, ovvero un deathmatch in cui ad ogni uccisione la nostra arma verrà modificata casualmente; One in the Chamber, ovvero una serie di duelli in cui i giocatori hanno a disposizione soltanto un proiettile ed un coltello; ed infine Special Ops, ovvero un assalto notturno tra fazioni con regole uniche e ricerca dell’equipaggiamento sul campo.

In multiplayer, oltretutto, la scelta della fazione cambierà radicalmente il tipo di loadout che potrete portarvi dietro, costringendovi all’utilizzo AUG, M16 e P90 per i MARSOC, ed AKS, Marakov ed RPG per i Volk; insieme molte altre bocche da fuoco. Le stesse, poi, saranno completamente customizzabili dall’hub di gioco, attraverso una serie predefinita di punti spendibili. Attraverso questi ultimi potremo quindi dotare le nostre armi di mirini ottici, suppressor e così via; oltre che equipaggiarci con giubbotti più resistenti, droni e granate di vario tipo.

Dall’hub pre-partita, avremo poi anche la possibilità di ragionare insieme al team sulle azioni da eseguire, attraverso una comodissima lavagna su cui è rappresentata la mappa di gioco, e che potremo pasticciare in compagnia attraverso una serie di pennarelli colorati. So bene cosa andrete a disegnare la prima volta, ma sulle partite più serie può sinceramente tornare molto utile.

La personalizzazione di Onward raggiunge picchi di tatticismo veramente sottili, pensati chiaramente e soprattutto per utenti avanzati, che cercano un tipo di esperienza senza compromessi anche in realtà virtuale. Certo, il titolo distribuito da Coatsink non raggiunge ancora minimamente la profondità di nomi del calibro di Arma o Escape from Tarkov, ma chiaramente la direzione è quella, e per essere sostanzialmente il primo a proporre un approccio di questo tipo possiamo serenamente attendere.

Una volta scesi sul campo di battaglia, dopo aver scelto tra la decina abbondante di mappe presenti, riscopriamo subito il solito, vecchio, ottimo feeling del titolo originale. Le armi da fuoco di Onward sono realistiche nella ricostruzione estetica e fedeli nel feeling dei colpi; riproposto qui con infinite varianti, dettate da marche ed accessori. Rimane invariata anche la gestione del proprio inventario, sempre raggiungibile con le proprie mani e ben visibile nelle varie parti che suddividono il nostro RIG; così come la necessità di cambiare caricatore fisicamente una volta esaurite le munizioni, e tutte le altre piccole ma soddisfacenti operazioni che contraddistinguono il genere.

Attraverso il tablet sulle vostre spalle, potrete poi osservare in qualsiasi momento la vostra posizione e quella dei vostri compagni, oltre che – qualora ne siate provvisti – lanciare il vostro drone. Questi ultimi, divisi tra droni da terra e droni d’aria, possono essere infine comandati attraverso lo stesso tablet, dandovi la possibilità di operare una ricognizione preventiva a qualsiasi azione.
Splendida anche la possibilità di comunicare con i compagni soltanto attivando la radio posta sulla vostra spalla, aumentando un realismo di fondo che fa il possibile per palesarsi attraverso qualsiasi situazione.

Dunque il gameplay ed il gunplay di Onward su Oculus Quest sono rimasti decisamente invariati, e potranno solo che migliorare con tutti i futuri aggiornamenti che ci dividono dalla tanto agognata uno punto zero. Da non sottovalutare poi l’inedita possibilità di muoversi realmente senza alcun impiccio, avendo per la prima volta la possibilità di sdraiarsi, camminare con una rotazione continua a 360°, e fare tutte quelle altre piccole cose che rendono ancora più immersivo il gameplay.

C’è però un elemento che in titoli di questo tipo risulta decisamente importante; non solo per il grado d’immersione che è in grado di restituire al giocatore, ma anche perché attraverso lo stesso è possibile avvantaggiarsi rispetto agli altri giocatori. Sto parlando, chiaramente, dell’aspetto grafico.

Con l’uscita del titolo su Quest, Onward diventerà cross-play insieme alle altre piattaforme da gioco. Questo vuol dire che i giocatori affezionati al portatile di Facebook, potrebbero finire per scontrarsi con giocatori Rift, Index, Vive e via dicendo. Di conseguenza, se un utente con una macchina da gioco di un certo tipo avrà una definizione dell’immagine estremamente superiore potrebbe ritrovarsi improvvisamente ed involontariamente avvantaggiato. Se da una parte è decisamente un bene che il cross-play sia integrato all’interno di uno dei titoli più giocati nel mercato VR competitivo, dall’altra l’opera di Downpour Interactive non se la cava decisamente benissimo sull’hardware modesto montato sul Quest.

È vero che stiamo parlando di un gioco ancora nel pieno della sua fase early access, è vero che i miracoli non esistono e soprattutto è vero che – nonostante tutto – su Quest non esiste un prodotto del genere; eppure, l’impatto grafico di Onward in questo caso sfiora a malapena la sufficienza. Come ben sappiamo, il nostro amato 835 è in grado di restituire un colpo d’occhio clamoroso su tutti quei prodotti che non fanno del realismo il loro punto forte. Gli stessi ragazzi di Coatsink, ci avevano regalato quella perla clamorosa di Shadow Point, che aveva trovato un equilibrio perfetto tra low poly e ricchezza estetica, proprio perché andava verso una direzione controcorrente ad un mercato che cerca stupidamente di inseguire quello flat. Non potendo rivedere totalmente l’estetica e la dimensione delle mappe invece, Downpur Interactive lavora di sottrazione su un motore già ben rodato su PC, e su un’estetica che non ne vuole proprio sapere di adattarsi alla portabilità.

Onward su Quest è davvero bruttino da vedere; e non solo perché la risoluzione risulta discretamente più bassa della sua controparte PC, ma anche perché gli elementi dello scenario sono stati ridotti all’osso, la mole poligonale dei nemici è a volte ridicola, le texture hanno una risoluzione da epoca PSX, ed oltretutto è strapieno di pop-up visibilissimi lungo tutto il perimetro della mappa.
Anche se ci fosse in giro qualcuno che riesce a passar sopra ad un impatto tecnico di tre generazioni fa, rimane comunque il fatto che nelle partite cross-platform gli utenti Quest si ritroveranno svantaggiati, a meno di forzare la risoluzione del proprio Quest attraverso software esterni, che ne potrebbero tuttavia compromettere la stabilità.

Questo non vuol dire che questa versione di Onward sia ingiocabile, anzi. Mantenendo tutti gli elementi delle versioni precedenti e non avendo, di fatto, alcun competitor, il porting di Downpour Studio risulta – nostro malgrado – un prodotto davvero imprescindibile per chiunque ami il genere, che dovrà comunque scendere a compromessi con dei limiti hardware che stanno iniziando a farsi decisamente stretti.

Onward fa oggi l’ennesimo passo importante per il mondo della realtà virtuale; passo che purtroppo risulta a tratti decisamente più lungo della gamba. Portare un titolo come questo su un hardware oggettivamente inadatto come quello del Quest era estremamente rischioso, ed il miracolo è difatti riuscito soltanto a metà, nonostante sul fronte puramente ludico sia davvero una gioia avere a disposizione un FPS competitivo e tattico senza l’ingombro del cavo. Ora, sono sicuro che da qui all’uscita ufficiale di acque sotto ai ponti ne passeranno parecchie, e sono certo che anche visivamente Onward su Quest migliorerà strada facendo; ma in ogni caso se siete qui è perché siete amanti del genere, e se siete amanti del genere non potete farvi scappare un titolo che sta ridefinendo le regole del mil-sim attraverso la realtà virtuale.

Onward è disponibile dal 30 Agosto 2016 su Steam al prezzo di 22,99€, dal 9 Novembre 2017 su Oculus Rift e dal 30 Luglio 2020 su Oculus Quest al prezzo di 24,99€.






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Alessandro Redaelli

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