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Player 22 by Rezzil | la recensione | Oculus Quest

Giocato su Oculus Quest 2

I fitness game usciti in VR negli ultimi anni non si contano davvero più, specialmente quelli che mischiano attività fisica e rythm game. Tuttavia, su tutti gli sport, ce n’è uno che non è stato praticamente mai toccato dalla realtà virtuale tradizionale, a causa dell’impossibilità di utilizzare i piedi all’interno dei nostri workout virtuali. Sto chiaramente parlando del calcio, che viene invece eretto a principale attività videoludica dentro a Rezzil Player 21 su Steam VR, e che sfrutta i tracker di HTC Vive per permetterci di calciare la palla esattamente come nella sua controparte reale. Non avendo a disposizione i tracker su Oculus Quest, Rezzil decide quindi di sviluppare una versione alternativa chiamata Player 22, in esclusiva per il visore standalone di Facebook, e che tenta di sopperire alla mancanza dei piedi in game per offrire comunque un’esperienza sportiva in qualche modo assimilabile al calcio. Scopriamolo insieme nella nostra recensione.

Player 22 vuole sostanzialmente proporre un allenamento di matrice calcistica senza l’utilizzo delle nostre gambe, mantenendo sia “l’estetica” che la routine fisica degli sportivi coinvolti nella sopracitata attività. Ecco quindi che il prodotto di Rezzil ci propone sostanzialmente tre diversi allenamenti e un’esperienza più tradizionale; tutte attività improntate su riflessi, velocità e precisione.

Il primo training, composto da qualche decina di livelli e un paio di sotto modalità, è praticamente la risposta di Rezzil all’immortale Headmaster, che in un contesto molto più folle e delirante si faceva giocare soltanto attraverso l’utilizzo della nostra testa. Avete capito bene, perché questa modalità di Player 22 è sostanzialmente basata sui colpi di testa, e dovremo quindi indirizzare la palla all’interno di alcune specifiche aree soltanto attraverso la direzione e la velocità dei nostri movimenti. Nonostante il sopracitato titolo di Frame Interactive risultasse più interessante da un po’ tutti i punti di vista, l’approccio più realistico restituito da Player 22 farà sicuramente piacere agli amanti di questo sport, come a tutti quelli che cercano un allenamento serio in materia. Interessante anche la possibilità di creare un rettangolo con le nostre mani per capire fin dove il luogo di arrivo entrerà nel nostro campo visivo al momento del colpo, aiutandoci a lavorare anche di strategia e imparando, sinceramente, qualcosa di nuovo.

Il secondo allenamento è invece concettualmente più semplice, ma effettivamente intenso e – incomprensibilmente – inedito. Di fronte al “reaction wall”, dovremo colpire dei puntini luminosi ogni qual volta si illumineranno di rosso, cercando di colpirli nel minor tempo possibile e cercando di diminuire al minimo i tempi di reazione. Sembra una sciocchezza, e invece il meccanismo funziona, anche grazie alla possibilità di lavorare su un muro a centottanta o trecentosessanta gradi, utilizzando anche il pavimento per qualche squat improvviso tra una parte del muro e l’altra. Non è una modalità estremamente entusiasmante, ma funziona.

Segue infine il solito, immancabile, clone di Beat Saber, o quasi. Nell’ultima modalità ci verrà chiesto di tenere una palla da basket in mano, che cadrà a terra se distanzieremo troppo le mani l’una dall’altra. Con la palla in mano dovremo quindi inserire la stessa dentro a dei cerchi che correranno verso di noi a tutta velocità, cercando di tenerla più al centro possibile e moltiplicando il nostro punteggio qualora non sbaglieremo neanche un passaggio. Allo spawn di alcuni giocatori colorati poi, dovremo velocemente inserire la palla dentro al cerchio del colore coincidente a quello dell’avventore, lavorando quindi – anche qui – su velocità, riflessi e tempi di esecuzione.

Se tutte e tre le modalità, a modo loro, funzionano, c’è anche da dire che non risultano troppo coerenti nell’economia del game design. La prima modalità si rifà chiaramente al calcio ed è sviluppata a livelli, il reaction wall ha due modalità senza livelli e non si appoggia su nessuno sport conosciuto, e la terza è una sorta di allenamento di basket suddiviso per brani. Sembrano tre giochi in uno, e anzi, poiché la prima modalità risulta quella più corposa, sembrano quasi un gioco e due demo.

Rimane fuori una modalità divisa dal menù del training, in cui distruggere dei cubi futuristici a suon di racchettate addosso, ma risulta sia poco divertente, sia poco precisa nella gestione delle direzioni. Magari sono scemo io, ma come dovrei fare a indirizzare precisamente una pallina che mi arriva da un lato attraverso una racchetta virtuale e in uno spazio che non mi permette di eseguire tre o quattro passi abbondanti intorno a me? Rivendico la mia incapacità nell’approcciare gran parte di ciò che viene definito sportivo, ma qui non sono riuscito davvero a trovare una soluzione.

Interessante anche il lavoro sull’estetica generale, da un immaginario stilistico che si fa chiaramente al gusto più contemporaneo e cool dell’ambito sportivo, fino ad arrivare a una tracklist efficace che spazia dal pop all’elettronica, e arriva all’hip hop. Anche il doppiaggio, chiaramente in inglese (con tanto di sottotitoli) risulta di discreto livello; doppiaggio che andrà a spiegarci con molta chiarezza tutte le modalità a nostra disposizione e gli elementi che le compongono.

Ciò che mi ha fatto storcere davvero il naso è però la possibilità di acquistare vari DLC – usciti al day one – con modalità alternative per i training già inclusi e un mini-game inedito che va ad affiancarsi a quello del tennis. Per un gioco che esce sullo store a quindici euro, con neanche chissà quanti contenuti, la trovo una scelta abbastanza delirante.
C’è poi la possibilità di acquistare palle, guanti e così via nello store del gioco, che per ora – oltre agli indumenti firmati Rezzil – presenta soltanto accessori Adidas. L’idea è interessante, e pare che altre licenze arriveranno nel tempo; chissà se i giocatori saranno disposti a spendere i propri soldi per elementi cosmetici in game in un gioco come questo.

Il titolo, soprattutto nella sua modalità principale, funziona, offre un contenuto vagamente inedito a un prezzo accettabile di circa quindici euro, e l’elemento più spiccatamente calcistico piacerà a chi non aveva trovato fino a oggi un prodotto analogo sullo store del Quest; tuttavia, qualcosa inizia a disturbarmi. Mentre su PC e Playstation VR continuano a uscire prodotti più vicini al concetto stesso di videogioco, lo store del Quest ha iniziato da qualche mese a rilasciare quasi solo giochi sportivi o esperienze arcade molto, molto limitate. Non che queste facciano male, anzi, ma se l’andazzo dev’essere premiare prevalentemente prodotti come Player 22 a discapito delle splendide avventure che abbiamo giocato negli ultimi anni in VR, anche su Quest, la cosa potrebbe dare fastidio a molti, e non solo a me. Scusate, rant forse gratuito, ma dovevo dirlo.

Rezzil Player 22 è un buon gioco per gli appassionati di calcio, e per tutti quelli che cercavano un videogioco VR sportivo che uscisse un po’ dalla solita comfort zone degli anni ottanta e delle luci al neon. Il titolo di Rezzil propone tre modalità che potrebbero non piacere nella loro totalità, ma che vanno a coprire una buona parte degli esercizi necessari a un workout cardio completo, nonostante l’offerta non risulti troppo coerente. Aspettiamo curiosi l’arrivo dei DLC che dovrebbero, entro la fine dell’anno, ampliare ancora di più l’offerta proposta dal titolo.

Player 22 by Rezzil è disponibile dall’11 Agosto 2021 al prezzo di 14,99 su Oculus Quest.

 






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Alessandro Redaelli

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