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Playstation 5: la recensione della nuova console di casa Sony

Il giorno, amici ed amiche, è finalmente arrivato: dopo mesi di agonia e grazie alle donazioni della nostra splendida community, sono riuscito ad acquistare una Playstation 5. No, non sono stato tra i fortunati che hanno beccato quelle dieci copie disponibili che spuntano ogni tanto su Amazon, ma sono dovuto ricorrere ai maledetti bagarini, comprando la console ad un prezzo superiore, pur di iniziare a toccare con mano come si comporta Playstation VR su questa new entry in casa Sony. Tuttavia, non me ne vogliate, in questa sede voglio invece parlarvi di Playstation 5 da un punto di vista più generico, analizzando la console nella sua completezza, e concentrandomi sulla realtà virtuale soltanto in un secondo articolo, che arriverà a breve. È vero: siamo un canale di realtà virtuale; ma siamo anche videogiocatori, ed una console – in teoria – si porta a casa per tutto quello che ha da offrire, non soltanto per una specifica feature. Se siete ancora in attesa di una PS5 e siete indecisi sul da farsi, non perdiamoci in chiacchiere e partiamo subito con una panoramica veloce su quello che offre la richiestissima console made in Japan.

Partiamo subito da qualche sterile dato, utile però ad inquadrare il tipo di hardware di cui stiamo parlando. Playstation 5 monta un 8x Zen 2 Core da 3.5GHz come CPU, una scheda grafica che offre una potenza pari a circa dieci TFLOP, 16Gb di Ram DDR6 ed un SSD iper veloce da 825 GB di memoria. Se confrontato ad un hardware PC di fascia alta, le componenti scelte da Sony risultano sorprendentemente in linea con una macchina high end, che costerebbe decisamente più di un una semplice PS5 a parità di prestazioni. Come se non bastasse, l’hard disk proprietario di Playstation 5 riesce a lavorare parallelamente alla GPU per annullare totalmente i tempi di caricamento; così da salutare per sempre non solo pop-up di texture ed elementi poligonali, ma anche quelle brevi schermate nere a cui siamo abituati da anni che ci dividono tra più livelli, o tra i menù ed il gioco effettivo.

Ma non solo, perché Playstation 5 – sul fronte dell’hardware – ha un altro paio di frecce al proprio arco. La prima, e più importante, è sicuramente il nuovo pad Dual Sense, che grazie ad un inedito feedback aptico è in grado di restituire pesantezza alle azioni che stiamo compiendo sullo schermo. Questo vuol dire che, ad esempio, i grilletti possono restituire una certa resistenza alle nostre dita se stiamo compiendo un’azione particolarmente “pesante”; o ancora, che alla pressione di un tasto generico potremo sentire una vibrazione specifica in una sola zona del pad. C’è poco da fare, il Dual Sense è un po’ come la realtà virtuale: fino a quando non lo si prova è difficile comprendere le sensazioni che è in grado di restituire, ma vi assicuro che nell’ambito dei controller da gaming per console, il grado di immersione ha in questo caso alzato decisamente l’asticella.

Il secondo grande escluso dalla descrizione dell’hardware è invece l’audio 3D, basato sull’architettura proprietaria Tempest Engine, capace di far percepire tutti i singoli elementi che compongono il mondo di gioco. Altro elemento difficile da descrivere a parole, ma una PS5 affiancata alle sue cuffie Pulse 3D, ha davvero pochi eguali nella percezione del mondo di gioco nella storia del mercato console.

Ultimo, ma non ultimo, elemento: Playstation 5 viene venduta in due versioni differenti. Al prezzo di 399 euro ci si porta a casa la versione Digital, identica alla versione più costosa ma priva del vano disco; mentre a 499 euro si ha anche la possibilità di usare i dischi dei propri giochi PS5, PS4 e Blu Ray 4K. Sembra un elemento marginale, ma vi assicuro che un amante del cinema come me non aspettava altro che avere in casa un lettore Blu Ray 4K integrato nella propria macchina da gioco, per poter godere a pieno dell’home cinema, come è impossibile fare altrimenti.

E fin qui, direte voi, che ci hai detto di nuovo? Di fatto niente, ma rischiarirsi le idee con due dati oggettivi prima di partire nel mio viaggio personale con Playstation 5 mi sembrava fondamentale; tanto più che lì fuori è sicuramente pieno di gente che non ha nemmeno preso in considerazione l’idea di acquistare la nuova console di Sony. Consci di quello che la macchina offre su carta, parto subito con la mia esperienza diretta, raccontandovi per filo e per segno come ho passato questi primi giorni in compagnia di Playstation 5.

Una volta sostituita la mia vecchia Playstation 4 PRO con la nuova arrivata, e dopo aver attaccato immediatamente Playstation VR tramite l’adattatore proprietario da richiedere online, mi sono ritrovato di fronte ad una scelta difficilissima. Da una parte la voglia di mettere le mani su una potenziale versione migliorata di Astro Bot: Rescue Mission, Resident Evil 7 e Blood & Truth era tanta; dall’altra la curiosità di scoprire il nuovo sistema operativo e dare un’occhiata alle feature con cui Sony si vende era – probabilmente – altrettanta. Temendo una cocente delusione per quanto riguarda Playstation VR, ho quindi fatto una scelta severa e decisa: due giorni a spulciare OS, titoli Playstation 5, retrocompatibilità con PS4 e funzioni; e poi a tutta birra in VR. E così è stato, perché non appena sono stato accolto dall’elegante, ma ancora un po’ acerba, dashboard, mi sono lanciato a capofitto su Astro Playroom, mentre una lacrima mi scendeva sul viso, in ricordo dell’annuncio di Astro Bot senza realtà virtuale. Il gioco parte, provo il feedback aptico durante il tutorial e rimango letteralmente senza parole. Passo qualche minuto a giocare con i tasti, poi premo play. La console crasha.

Vi lascio immaginare la situazione, anzi ve la descrivo. Io, immobile per cinque minuti, di fronte allo schermo nero, con una goccia di sudore che mi tagliava la fronte. Non sapevo se rompere qualcosa, inveire al nazareno o forzare lo spegnimento. Fortunatamente per tutti, ho scelto poi la terza opzione. Rilancio; il gioco parte, e mi trovo davanti una delle robe visivamente più impeccabili che ho mai visto nella vita. Non ci è voluto Control in Ray Tracing, i 60FPS in 4K su God of War, o qualche altro software iper realistico; sono bastati letteralmente dieci secondi di Astro Playroom per farmi rimanere a mascella spalancata.

Chi non ha un quadro completo di quello che può offrire la resa visiva di un prodotto PC o console contemporaneo probabilmente faticherà a capire, ma se avete sviluppato l’occhio fino è innegabile come l’impatto di Astro Playroom sia qualcosa di mai visto non solo nel mercato console, ma anche in quello dei nostri amati personal computer. Nonostante il mio hardware PC di fascia premium infatti, non esiste tutt’oggi un corrispettivo in grado di girare in 4K, 60fps e Ray Tracing, con la stessa pulizia e velocità nei caricamenti, sui nostri computer. E qui c’è poco da fare i master race, se avete un minimo di consapevolezza del mercato sapete bene che non c’è GTX 3090 che tenga il confronto con un’ottimizzazione pensata per una singola macchina; ed in questo – come sempre – Sony ha soltanto che da insegnare.

Morale della favola, mi faccio una full immersion di un paio d’ore abbondanti su Astro Playroom, arrivo ai titoli di coda constatando che il nostro Astro Bot in VR era un gioco molto più lungo, e passo oltre. Piccolo spoiler di un video che arriverà a breve: chi ha urlato alla rivoluzione dopo aver giocato ad Astro Playroom non ha chiaramente giocato ad Astro Bot: Rescue Mission, ma questo è un altro tema, e lo affronteremo successivamente.

Avendo acquistato la console insieme a Marvel’s Spiderman: Miles Morales, l’indomani decido quindi di installare il gioco e provare subito questo attesissimo seguito. Su PS4, nonostante l’impostazione estremamente standard del prodotto, mi ero letteralmente mangiato il capitolo precedente di Insomniac in pochissimi giorni, assaporandolo come non mi succedeva da tanto tempo. Marvel’s Spiderman non era un prodotto particolarmente avanguardistico, ma la splendida messa in scena, il gameplay veloce ed immediato ed una sceneggiatura che provava a fare qualcosa di interessante mi avevano stregato, e così è successo anche con Miles Morales. In questo caso poi, giocare in 4K, a sessanta fotogrammi al secondo e con il Ray Tracing adattivo abilitato è qualcosa di realmente spettacolare. Anche qui, ahimè, su PC non abbiamo sicuramente un open world corrispettivo che giri a questo framerate restituendo la stessa pulizia; e questo è un dato di fatto. Certo, rispetto al precedente capitolo su Playstation 4 PRO non siamo di fronte ad un altro universo, tanto che il salto generazionale tra la scorsa mid-gen e questa nuova current non è così immediatamente percettibile come lo era stato nelle scorse generazioni, ma per chi è abituato a cercare il pelo nell’uovo il risultato è davvero innegabile.

Dopo qualche ora passata a volare tra i tetti newyorkesi a tutta velocità, e ad osservare ogni singolo elemento dello scenario nel dettaglio, decido di passare oltre, ed iniziare a testare una delle cose che mi facevano più paura di questa nuova Playstation: la velocità del download. PS5 può esser collegata ad internet esattamente come la precedente: attraverso un cavo lan ed attraverso il Wi-Fi. Avendo io il modem al piano superiore della mia abitazione e la console al piano inferiore, sono dovuto chiaramente andare di wireless, con risultati altalenanti. Da una parte, finalmente, il nuovo SSD permette alla console di scaricare ad una velocità dignitosa; che non raggiunge la sveltezza di un client come Steam, ma che non decuplica nemmeno il tempo di download come faceva la console precedente, a prescindere dalla connessione. Con la mia rete da 1Gb al secondo, sono riuscito a scaricare titoli da trenta Gb in qualche decina di minuto, nonostante il modem non sia proprio attaccato alla mia postazione da gioco e nonostante l’assenza di un cavo. Contentissimo per questa inedita possibilità, inizio a ricredermi dopo qualche ora. Per qualche motivo, Playstation 5 va ogni tanto in conflitto con le reti a 5GHz, bloccando in toto la rete e necessitando di un riavvio per far funzionare nuovamente la connessione. Pensavo di essere il solo ad aver avuto questo problema, invece in rete è strapieno di utenti che si lamentano dello stesso fatto, facendoci litigare a più battute con una connessione che dovrebbe filare liscia come il burro. Se da una parte è scontato che Sony risolverà il problema attraverso un aggiornamento firmware, dall’altra è avvilente come a qualche mese dal lancio, un problema così importante persista ancora nelle console di nuova generazione. La soluzione, in questo caso, è bloccare il modem su una connessione a 2.4GHz od utilizzare un cavo, soluzioni che – attualmente – non mi è possibile contemplare.

In ogni caso, mi tiro subito giù la nuova demo esclusiva di Resident Evil: Village, i due giochi in “regalo” con Playstation Plus, un po’ di roba acquistata su PS4 e qualcuno dei giochi della Plus Collection. Quest’ultima collezione, esclusiva di PS5, permette a tutti gli abbonati a Playstation Plus di scaricare una ventina di imperdibili della scorsa generazione, sempre disponibili, tra esclusive e multipiattaforma. Qui troviamo titoli del calibro di Uncharted 4, The Last Guardian, Bloodborne e God of War; ma anche prodotti di terze parti come Arkham Knight, Final Fantasy XV, Persona 5 e Monster Hunter World. Insomma, un bel benvenuto a chi si affaccia per la prima volta al mondo Playstation, e che troverà qui alcuni dei titoli migliori che abbiamo visto durante la generazione Playstation 4.

Visto il mio amore sconfinato per la saga di Resident Evil, lancio subito Maiden, la demo esclusiva per PS5 che ci fa assaggiare per qualche minuto l’imminente mondo di Resident Evil: Village. Anche qui, signori miei, siamo di fronte a qualcosa di incredibile. Sebbene la prima parte nei sotterranei risulti fin troppo simile al precedente capitolo sul fronte dell’impatto estetico, non appena si iniziano ad esplorare le sezioni principali della magione Dimitrescu capiamo come sulla generazione scorsa sarebbe stato impossibile ottenere un risultato analogo. L’atrio del castello presenta un lavoro su modellazione, texture ed illuminazione davvero fuori scala; qualcosa di mai visto prima sia su PC che su console. Se il framerate risente ogni tanto dell’immensità del comparto tecnico, con cali che toccano i cinquanta fotogrammi, il 4K nativo di Maiden si sente tutto, e dimostra ancora una volta quanti miracoli si potranno fare attraverso l’hardware di Playstation 5.

Lancio allora Control in versione PS5, finito a suo tempo su Playstation 4 PRO, ma mai così bello in 4K nativi a sessanta fotogrammi al secondo, che restituiscono finalmente ad un gameplay formidabile tutti gli elementi di cui necessitava per arrivarci in faccia dritto come un treno. È anche vero che una volta abilitato il Ray Tracing il titolo sembra non tenere nemmeno i trenta fotogrammi stabili, ma stiamo parlando di una tecnologia ancora in evoluzione, e sicuramente non necessaria godere del titolo al cento per cento. C’è da dire, che probabilmente nemmeno una 2080Ti riesce a far girare Control su PC con tutto abilitato al target sopracitato di framerate e risoluzione, ed il titolo di Remedy risulta – su PS5 – una vera e propria gioia per gli occhi.

Mi butto poi sul nuovo arrivato in casa Sony: Destruction Allstars, ovvero il Destruction Derby iper stilizzato in esclusiva per Playstation 5. La natura di titolo di lancio in questo caso si sente tutta, soprattutto a causa di una scarsità di contenuti abbastanza evidente; ma anche qui l’impatto tecnico è di prima categoria, e la pulizia generale a schermo è qualcosa che non vediamo tutti i giorni.

Mi rimane però una grossa curiosità fin dal primo avvio della console: come girano i giochi PS4 in retrocompatibilità? Nonostante sul fronte della comunicazione il lancio dei giochi PS4 sul nuovo hardware sembrava estremamente macchinoso, in realtà è letteralmente identico al lancio dei titoli PS5, per cui basta scaricare e lanciare come qualunque altra applicazione. Provo subito God of War, recentemente aggiornato con una modalità esclusiva per PS5. Che dire; se il gioco era già impressionante sulla scorsa mid-gen, in questo caso siamo davanti ad un miracolo in movimento. Framerate e risoluzione, ancorati a 60 e 4K, restituiscono all’epica storia di Kratos un gusto decisamente unico, e non ho potuto quindi far altro che giocare per ore ed ore ad un titolo che avevo già ampiamente sviscerato su Playstation 4. Davvero, chi non ha giocato il capolavoro di Santa Monica Studio farà bene a recuperarlo il prima possibile, perché su PS5 è qualcosa di realmente sbalorditivo.

Non starò a descrivervi poi nel dettaglio tutto quello che ho provato, da un Until Dawn finalmente a sessanta fotogrammi al secondo nonostante la risoluzione bloccata a 1080p, ad una Demo di Little Nightmares II che mi ha messo la voglia di giocare al prodotto completo; ma vi assicuro che gran parte dei prodotti PS4 che ho provato su PS5 hanno davvero una marcia in più rispetto a quanto visto in passato. Certo, alcune produzioni non hanno ancora ricevuto la patch next gen, ed aspettiamo impazienti i 60 frame per secondo su Bloodborne e The Last of Us 2, ma sono contento di vedere come Sony non abbia dimenticato i grandi prodotti della scorsa generazione, restituendogli letteralmente una seconda vita sulla nuova arrivata. Cinicamente, si potrebbe dire che il lavoro sugli upgrade è un po’ chiamato a causa della scarsità di titoli proprietari su PS5, fermi soprattutto a causa delle limitate console che si trovano in giro; ma per uno che ci tiene particolarmente alla preservazione del videogioco, la strada intrapresa da Sony è corretta e condivisibile.

Sul fronte delle funzioni, sono stato molto contento di trovare la possibilità di registrare le proprie partite in 4K ad un bitrate decente, al contrario di quanto succedeva con la scorsa generazione. Registrare o streammare non è mai stato così semplice immediato, anche grazie ad un buon numero di customizzazioni sulle proprietà del file e sulle fonti audio da catturare; complice anche un Dual Sense che ci permette di attivare e disabilitare il microfono con un solo tasto.
Ottima anche la reattività del Playstation Store e della libreria, ma è sul fronte delle chat vocali che ho trovato le integrazioni più interessanti. Iniziare ora un party vocale con un amico è molto più immediato, e la possibilità di potersi mandare vicendevolmente lo streaming di ciò che si sta giocando risulta un valore aggiunto da non sottovalutare. La funzione share play, poi, che permette ad un amico di giocare in streaming nei vostri panni a distanza è davvero fenomenale, ed utile per provare velocemente un gioco prima del suo acquisto, o per superare una sezione particolarmente ostica di un titolo.

Ad un certo punto la curiosità è stata troppa, ed ho quindi collegato l’adattatore proprietario a quell’antipaticissima scatolotta che filtra Playstation VR, buttandomi in una disamina di tutti i prodotti più importanti per il visore di Sony, sperando – ovviamente – di assistere a grosse migliorie. Il risultato? Se il mercato flat ha ricevuto moltissimi aggiornamenti per PS5, il mercato VR è stato molto più restio ad abbracciare le possibilità offerte dal nuovo hardware; ma di questo ne parleremo specificamente nel prossimo articolo video.

Tirando le somme di quello che è ad oggi Playstation 5, possiamo dire che è – di base – una macchina da gioco sbalorditiva che ha ancora tutto da dimostrare; la piattaforma migliore su cui godere di tutti i prodotti della scorsa generazione; un perfetto lettore Blu Ray 4K; una piattaforma con tutte le carte in regola per filtrare il grande ecosistema multimediale che ci circonda. Ad oggi, ahimè, di esclusive che giustificano il prezzo della console non ne abbiamo; ma non dimentichiamoci che è così ad ogni cambio generazionale, e ci basterà attendere qualche mese per iniziare a vedere ciò di cui è davvero capace la console. Vi incito fortemente a non fare come ho fatto io, acquistando dagli stronzi che vendono le console sovraprezzate, rovinando un mercato già piegato dal covid, perché – davvero – non ne vale la pena. Io avevo bisogno di parlare con voi di PS5, e se non ci fosse stata VR Italia avrei serenamente aspettato; voi, invece, non avete scuse. I giochi sono pochi ed il mercato si muove a rilento: aspettate serenamente qualche mese ed acquistate Playstation 5 al prezzo di listino, che è oltretutto estremamente conveniente anche se stavate pensando di assemblarvi un PC. Lo dico un’ultima volta: ad oggi con 499€ non otterrete mai gli stessi risultati che potete ottenere con una macchina come è Playstation 5, e forse nemmeno con un sonante millino. Lo dico da giocatore PC, ciò che monta PS5 è davvero un mezzo miracolo, ed a meno di non avere necessità molto specifiche, chi vuole entrare oggi nel mondo del gaming tradizionale od effettuare un cambio generazionale deve necessariamente passare di qui, perché – all’infuori del discorso legato ai titoli di lancio – non c’è discussione che tenga.

Faccio un ultimissimo discorso, dedicato a chi si affaccia per la prima volta al gaming in generale, o non acquista da un po’ una console. Partiamo dalla premessa che – come sapete – siete su VR Italia, e qui si parla per lo più di realtà virtuale. La realtà virtuale, dal suo lancio nel 2016 ha cambiato forma infinite volte, fino ad arrivare a questo preciso momento storico, in cui si può godere di questo nuovo linguaggio letteralmente in decine di modi diversi. Ora, se un mio amico che non gioca ai videogiochi da dieci anni mi chiedesse oggi se vale la pena di acquistare Playstation 5 senza aver nessuna console in casa, sapete cosa gli direi? Gli direi che se vuole fruire del mercato tradizionale nel modo migliore possibile, e soprattutto con meno sforzi possibile, assolutamente sì; Playstation 5 è decisamente la console adatta a lui. Se invece vuole provare un modo diverso di vivere il videogioco, esperienze che mai e poi mai potrà vivere con uno schermo davanti ed un pad in mano; vuole stupirsi esattamente come quando era bambino e vivere – già da oggi – quello che è il futuro, gli direi di no. Perché? Perché spendendo poco più della metà può portarsi a casa un Oculus Quest 2 ed iniziare a vivere quella che è, di fatto, la nuova frontiera del gaming. E ve lo dice uno che ci è davvero rimasto sotto per quanto è straordinaria PS5 eh, ma di fronte ad un Superhot VR, un The Walking Dead: Saints & Sinners od un In Death non c’è davvero Dual Sense che tenga, e qualunque risoluzione, framerate od artifizio grafico non supererà mai la bellezza sconcertante di vivere il videogioco attraverso la realtà virtuale.

Noi ci vediamo a brevissimo con un pezzo su Playstation VR, io vi invito come sempre ad iscrivervi al canale, lasciare un like ed un commento e – perché no – condividere l’articolo, per far sì che VR Italia riesca a diffondere la VR anche nel nostro paese.

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Alessandro Redaelli

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