Uscito al lancio del visore di Sony, Playstation VR Worlds si pone come quel classico prodotto traversale tipico del lancio di una periferica, che punta a dimostrare le potenzialità del mezzo attraverso diverse esperienze abbondantemente diversificate per concept e dimensione formale.
I ragazzi di London Studio non sono nuovi ai software basati sulle periferiche Sony, loro infatti i vari Singstar, EyeToy e Wonderbook, tutti titoli costruiti intorno all’hardware personale di Playstation. Se tuttavia con la saga di karaoke più famosa dei VG hanno spesso fatto centro, con produzioni più sperimentali basate su un hardware particolarmente grezzo non sono riusciti ad esprimere allo stesso modo le loro potenzialità. Con Playstation VR Worlds i nostri si ritrovano più o meno in quel limbo, ma con un margine di miglioramento tangibile e con meno colpe di quanto si possa pensare.
Playstation VR Worlds ci butta all’interno di una sorta di santuario in cui decidere quale delle cinque esperienze disponibili affrontare, iniziando subito a farci interagire con l’ambiente tramite il controller PS4. Già da subito incontriamo il più grosso problema di Playstation VR Worlds, se non il grosso punto debole del visore Sony, ovvero il tracking del pad. Il controller non si muoverà mai esattamente come lo state muovendo nella realtà e farà spesso fatica a replicare un movimento completo dall’inizio alla fine. Niente da dire sul tracking del caschetto, sempre perfetto e reattivo, ma il movimento del controller rimane un difetto piuttosto centrale che ha portato dunque London Studio ad optare per un utilizzo limitato del pad in favore del solo headset o dei Move.
Ocean Descent è la prima esperienza che Playstation VR Worlds propone e che fa praticamente da introduzione, mancando totalmente di interazione con l’ambiente circostante. L’episodio ci butterà all’interno di una gabbia che si addentrerà sempre di più nelle profondità marine con una cornice narrativa legata ad un misterioso relitto e in cui potremo soltanto assistere inermi fino ad un simpatico incontro con uno squalo. Ocean Descent va preso per quello che è: una demo che dimostra cos’è la realtà virtuale e che mancando di interazione può essere provata fondamentalmente da chiunque. Nonostante non presenti nulla di particolarmente straordinario, questa introduzione riesce a fare il suo lavoro dignitosamente, presentandosi come un buon biglietto da visita per i neofiti del linguaggio. Nello stesso menù è possibile affrontare anche altri mini viaggi nell’oceano ma non aggiungono molto all’episodio centrale.
Con VR Luge si cambia totalmente direzione e iniziano a presentarsi i primi cenni di interazione. Questa volta ci troveremo all’interno di un peculiare racing game basato sui tempi in cui dovremo affrontare delle strade in discesa sdraiati su quello che pare essere uno grosso skate. Il movimento è gestito con la rotazione del collo, che andrà ad indicare la direzione da prendere attraverso decine di macchine ed eventi scriptati spettacolari. La pensata è quasi geniale e il concept è effettivamente divertente, sfortunatamente i pochissimi tracciati ne limitano la longevità e i limiti hardware di PS4 si fanno sentire qui prepotentemente, con una risoluzione in game al limite del sopportabile e mancanza di interazione fisica. Rimane tuttavia un’esperienza godibile minata soltanto dai limiti stessi di PSVR e dai pochi contenuti.
Danger Ball è un altro mini gioco di stampo arcade che gioca con la storia videoludica. L’episodio è infatti una sorta di Pong in prima persona in cui con il movimento della testa andremo a muovere una racchetta quadrata in un’arena da ping pong futuristica, scontrandoci con avversari sempre più forti e originali. Anche qui l’idea è divertente e questa volta risulta anche più definita a grazie ad un’estetica alla Tron semplice e funzionale. Longevità e rigiocabilità rimangono basse, poiché una volta conclusi tutti i livelli difficilmente avrà altro da offrirvi, ma per quel che dura Danger Ball si rivela comunque un’esperienza solida e quadrata.
Se la prima esperienza che Playstation VR Worlds propone fa da introduzione e le due successive tentano la strada dell’arcade, le ultime due vogliono invece raccontare una storia e immedesimare il giocatore con una narrazione avvincente e cinematografica.
London Heist si pone come la portata principale di Playstation VR Worlds, forte di un production value sopra la media degli episodi precedenti e l’unico a presentare il supporto ai Playstation Move, nonostante non siano necessari. L’episodio si apre con un robusto criminale inglese che ci interroga cercando di capire cosa è andato storto nella rapina che abbiamo appena concluso. Dopo l’introduzione vivremo in prima persona diversi flashback che ci sveleranno i retroscena della vicenda, tra dialoghi ben ritmati e lunghe sparatorie in movimento. Il racconto è semplice ma divertente, la messa in scena in bilico tra il cinema crime di Guy Ritchie e quella gemma dimenticata degli stessi London Studio che porta il nome di The Gateway, ma anche qui un paio di problemi sono evidenti. Il primo è che quando la storia inizia a farsi davvero interessante finisce, lasciando anche qui l’impressione di una storia a metà; il secondo è che tecnicamente l’episodio è impressionante ma pecca di varietà, con solo quattro ambientazioni per tutta la durata dell’avventura. Tecnicamente è comunque molto valido e, grazie anche a una modalità “tiro al bersaglio” che aggiunge altri contenuti, rimane una delle esperienze più interessanti dell’intero pacchetto.
Scavenger Odissey ha più o meno gli stessi pregi e gli stessi difetti. Questa volta l’impianto è quello dello sci-fi più classico: nei panni di un alieno dovremo raggiungere un relitto spaziale guidati da una voce radio e da brevi intermezzi tra un capitolo e l’altro che approfondiranno la cornice narrativa. Il movimento è questa volta relegato al pad, con cui controlleremo una piccola navicella da terra che potrà camminare, saltare, sparare e spostare oggetti tramite un gancio. Il gameplay, nonostante le semplificazioni date dalla VR, funziona bene, gli scenari sono piuttosto simili tra di loro ma sempre interessanti, così come il contesto narrativo e le fasi action. Nonostante una durata anche qui limitata che lascia la voglia di averne di più, quest’ultimo episodio è probabilmente quello più esente dai difetti dovuti al visore e che soffre meno della “maledizione compilation”.
Playstation VR Worlds è un titolo di lancio non privo di sorprese, che riesce a fare assaggiare con grazia quello che la VR può offrire senza però mai andare a fondo. Il tutto risulta banalmente come una lunga demo che suscita interesse ma che lascia con il dubbio di cosa avrebbero potuto essere le cinque esperienze proposte separate in prodotti completi e approfonditi. Probabilmente lo sapremo con il prossimo Blood and Truth, che dovrebbe essere una versione completa di London Heist e che promette davvero bene. Per ora accontentiamoci di Playstation VR Words, che rimane un prodotto piccino e con alcuni difetti, ma comunque in grado di stupire e stimolare i giocatori con quello che la realtà virtuale potrà offrire nel futuro prossimo.
Playstation VR Worlds è disponibile dal 13 Ottobre 2016 sul Playstation Store, compatibile con PSVR e Playstation Move.
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Bella