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Propagation: Paradise Hotel | la recensione | PCVR, Quest 2

Giocato su PC con Meta Quest 2

Tre anni fa usciva su PC Propagation VR (qui la recensione), una sorta di shooter da cabinato a tema horror divertentissimo e gratuito, che ci metteva a confronto con orde sempre più spaventose di morti viventi, anche in cooperativa. Il titolo di WanaDevStudio era – nella sua semplicità – davvero eccezionale, tanto che personalmente, nonostante una durata di circa mezz’ora a run, ci ho giocato più di dieci ore complessive. A distanza di qualche stagione gli sviluppatori francesi tornano con un titolo ancora più ambizioso: Propagation Paradise Hotel, ovvero l’evoluzione – attraverso gli schemi dell’avventura più tradizionalista – del loro folgorante esordio.

Il racconto, tutto ambientato all’interno di un grosso hotel a sette piani, parte dalle cucine della struttura, dentro cui siete barricati insieme a una guardia che, esattamente come voi, vorrebbe soltanto tornare a casa. L’hotel è pieno di morti viventi, ma quando finite le scorte di cibo e scoprite che vostra sorella è intrappolata all’ultimo piano del palazzo non avete scelta: dovete necessariamente esplorare l’albergo degli orrori che presta il nome al titolo. Una premessa semplice ma efficace nel costringervi a muovervi tra i lugubri corridoi del Paradise Hotel, che assomiglia più alla Villa Spencer di Resident Evil che agli spazi più semplicistici che abbiamo visto in The Walking Dead: Saints & Sinners.

Il level design non è tuttavia l’unico elemento figlio del sopracitato franchise di Capcom, anzi. Partiamo da una premessa: Propagation non è più uno shooter a ondate da affrontare da un’unica posizione, ma un’avventura esplorativa in cui ci si muove attraverso il free locomotion. Il design quindi si trasforma, diventa formulaico e asciutto, ma tenta di racchiundere un po’ tutti quegli elementi che tendono sempre a funzionare nel contesto del survival horror più moderno: piccoli enigmi da risolvere, chiavi da trovare, backtracking a volontà e tanti, tanti scontri. A proposito di questi ultimi, nel titolo di WanaDev si spara bene, anzi benissimo, praticamente al livello del precedente capitolo, suggerendo un tipo di soddisfazione che abbiamo vissuto recentemente – addirittura – con Resident Evil Village. La gioia nello scoppiare i colpi offerti dal modesto armamentario è davvero molta, tanto che già da solo, lo shooting, riesce a regalare quell’equilibrio prezioso che vado sempre a tirar fuori quando si parla di genere: quello tra divertimento e terrore.

Nonostante il buio pesto dell’albergo, nonostante la velocità dei mostri che lo popolano e nonostante la nostra torcia tenderà a scaricarsi troppo velocemente, muoversi per le varie aree dell’hotel risulta sempre stimolante, e ci mette costantemente fame di munizioni, collezionabili e segreti. Ed è una gioia, poi, spaventarci a morte a causa della comparsa improvvisa di un inserviente mostruoso, di un ex combattente di wrestling assetate di sangue o di una creatura della notte, perché Propagation Paradise Hotel è divertente nel senso più ovvio del termine, quello che raramente associamo all’horror.

È anche vero che, purtroppo, i limiti di un team spiccatamente indipendente sono evidenti, soprattutto quando Propagation: Paradise Hotel cerca di replicare elementi di messa in scena propri del tripla A. Anche qui, come nel Resident Evil di turno, avremo la libertà di muoverci in grosse porzioni di mappa prima di scoprire il modo in cui proseguire. Il problema è che, essendo il titolo di WanaDev non così rifinito, alcuni momenti scriptati verranno azionati soltanto passando per specifici punti, o eseguendo una specifica azione. Vien da sé che se deciderete di esplorare prima una stanza di un’altra, quando invece il gioco avrebbe voluto farvi fare il percorso opposto, rischiate di incappare dentro a sezioni che non si “attivano”, lasciandovi un po’ freddini quando ci ritornerete al momento opportuno.

È un po’ un peccato, soprattutto perché questo non è il difetto più importante di Paradise Hotel.

A un certo punto, durante la mia sessione di gioco, ho esclamano “ma no!”, con un’intensità tale che sembrava quasi stessi parlando direttamente con il team di sviluppo. È stato alla fine dell’avventura, alla comparsa dei titoli di coda, dopo poco meno di tre ore di gioco. Questo per due motivi: il primo è che mi stavo divertendo così tanto che ero veramente seccato da quella chiusura improvvisa, il secondo è che l’epilogo arriva davvero troppo presto, e accompagnato da un cliffhanger particolarmente antipatico, in linea con quello che abbiamo visto qualche anno fa con Jurassic World Aftermath. Ora, l’avventura sta anche in piedi da sola, è divertente e spaventosa quanto basta e – volendo – spinge anche a una certa rigiocabilità; il problema è che il racconto si chiude sul più bello, prima di arrivare a un vero e proprio epilogo, come la più ingiusta delle chiusure Marvel. Probabilmente arriverà una parte due, o un altro capitolo che in qualche modo andrà a chiudere la storia, e se succede come per il sopracitato titolo di Coatsink sarò ben contento di riscoprire un prodotto finale da standing ovation, ma permettetemi che così, su due piedi, rimango un po’ indispettito.

Niente da dire invece sul comparto tecnico: eccellente su PC anche se non al livello del primo Propagation, che tuttavia non permetteva alcun tipo di movimento, se non quello del proprio corpo. I modelli sono ottimi, l’ambientazione pure; forse è tutto un po’ troppo scuro per risultare sempre leggibile, ma – d’altronde –  l’atmosfera funziona, forse, anche per questo. Rimango invece curioso della versione nativa Quest 2, che potrebbe far fatica a gestire una mappa così estesa e interconnessa, oltre a mantenere in-game degli zombie che non spariscono dopo la loro morte, e che anzi rinascono più e più volte nel corso del gioco.
Quasi miracoloso trovare poi i sottotitoli in italiano, sia per quanto concerne i menu, sia per quanto riguarda la narrativa, completamente tradotta nella nostra lingua: un motivo in più per finanziare un team che ci ha riservato un trattamento sempre troppo raro.

Propagation: Paradise Hotel è una sorta di Resident Evil moderno in miniatura, un’avventura orrorifica che ha tutti gli elementi per far innamorare chi vive di pane e survival horror, e che non può deludere gli amanti delle esperienze dritte a singolo giocatore. C’è qualche sporcatura qua e là, e la chiusura mozzata del racconto – di certo – non è un valore, ma il titolo di WanaDev si conquista di diritto un posto tra i migliori esponenti di un genere che, in VR, ha decisamente un altro sapore.

 

Propagation: Paradise Hotel è disponibile dal 4 maggio 2023 al prezzo di 19,99€

 






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Alessandro Redaelli

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