Realtà virtuale: guida per principianti (ora anche in video)

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Approcciarsi alla realtà virtuale (abbreviata generalmente in “VR”), lo ammetto, non è semplice. Oltre alla spesa del visore e spesso di un PC da gaming, occorre fare i conti anche con alcuni effetti collaterali quali chinetosi (la sensazione di malessere che in molti possono provare in un primo momento) e mal di testa. Ma se da qualche settimana state sbavando sopra ad ogni video di Half-Life: Alyx e vorreste affacciarvi per la prima volta a questa tecnologia, in questa guida vi spiegheremo come fare i primi passi. Faccio subito un preambolo: in ambito consumer ad oggi il mercato più importante in realtà virtuale è quello dei videogiochi, quindi questa guida è indirizzata principalmente ai gamers. In VR però è possibile fare tantissime altre cose, come visualizzare filmati in 3D o con rotazione a 360 gradi, guardare i propri film preferiti come se fossimo al cinema, spolpare la libreria Netflix o Prime Video seduti in un salottino virtuale, viaggiare per il mondo con Google Earth. I visori a più alta risoluzione possono essere utilizzati anche in ambito lavorativo, creandosi magari la propria configurazione a triplo monitor, oppure sfruttandoli per visualizzare i modelli CAD in scala 1:1.  Vabbè, poi ci sono anche i POV in VR, ma che ve lo dico a fare che tanto il visore lo volete prendere solo per quello? 🙂

Importante: la VR non è il 3D!

Troppo spesso sento accomunare la realtà virtuale all’effetto 3D del cinema, che è stato portato anche nei videogiochi grazie ad Nvidia. Ecco, sappiate che le due cose sono molto diverse. Con il 3D semplicemente le immagini escono fuori dallo schermo, con la VR sarete invece DENTRO il mondo virtuale, ed oltre alla vostra testa sarà possibile portare all’interno anche le vostre mani con i controller di movimento. Tutto ciò permette un grado di immersione irraggiungibile dal 3D, e delle possibilità di interazione impensabili per le esperienze da monitor. Il lato negativo è che i visori per la VR sono ancora abbastanza ingombranti e pesanti, sicuramente più che un semplice paio di occhiali per la visione stereoscopica. Ma la ricerca e sviluppo va avanti spedita, e nei prossimi anni usciranno sicuramente visori più ergonomici e leggeri.

La scelta del visore

Passando quindi al gaming, i visori a 3 gradi di libertà (come Oculus Go, ormai fuori produzione, o quegli accrocchi da pochi euro dove si infila lo smartphone, da evitare come la peste) non sono sufficienti. Essi infatti possono tracciare le rotazioni della testa, ma non i movimenti lineari del nostro corpo e delle nostre mani. Per fare ciò servono dei visori a sei gradi di libertà, dotati di controller per il tracciamento delle mani. Una cosa fondamentale da fare prima della scelta definitiva è quella di verificare sul sito del produttore il range dell’IPD che un visore riesce a coprire. L’IPD (Interpupillary Distance) è la distanza tra le nostre pupille, misurata in millimetri. Essa si può conoscere con precisione in un centro ottico, oppure con buona approssimazione anche con un righello davanti ad uno specchio, misurando la distanza tra il centro delle due pupille. Se il nostro IPD è fuori dal range che il visore copre non riusciremo a mettere bene a fuoco gli oggetti virtuali, rendendo il tutto inutilizzabile. Nessun problema invece per chi ha bisogno di lenti correttive: praticamente tutti i visori disponibili in commercio si possono usare con gli occhiali o con le lenti a contatto. I visori principali, verso i quali ad un principiante della VR consiglio di orientarsi sono quattro, a seconda delle vostre esigenze.

Oculus Quest 2

L’Oculus Quest 2 è ad oggi il visore più versatile presente sul mercato. Con una spesa di 350 euro (versione con 64 gb di memoria) ci si porta a casa un dispositivo all-in-one comprensivo di controller con tracciamento delle mani, che non ha bisogno di PC o console per funzionare. Il Quest 2 non usa neanche sensori esterni per il tracciamento, che avviene grazie alle 4 telecamere sulla scocca del visore. Tramite l’Oculus Store è possibile scaricare decine di app e giochi per tutti i gusti, ottimizzati per questo visore. Spesso i giochi sono gli stessi disponibili per PC e console in versione “light”, cioè con un dettaglio grafico inferiore ma longevità e gameplay immutati. Inoltre è disponibile la funzione Oculus link, che attraverso un cavo usb 3.0 permette di trasformare il Quest 2 in un vero visore per PC e poter giocare a tutto quello disponibile sia su Oculus store PC, sia su SteamVR. Attraverso l’app SideQuest si possono installare decine di giochi ed app di terze parti, tra cui una versione dell’app Virtual Desktop che permette di giocare ai giochi PC senza fili, sfruttando il wireless a 5ghz del proprio router. La pulizia grafica ottenibile collegando il Quest 2 al PC è inferiore a quello di molti visori only PC, ma per chi non possiede ancora un PC da gaming o una PS4, Oculus Quest 2 è la strada migliore per approcciarsi alla VR.

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Oculus Rift S

Oculus Rift S è stato per mesi il miglior visore per PC come rapporto qualità-prezzo. Costa 450 euro di listino, ma spesso è sceso anche a 400 euro. Sottolineo il fatto che per utilizzarlo serve per forza un PC da gaming (qui la nostra guida), a cui il Rift S va collegato con il cavo proprietario che sfrutta una porta usb 3.0 ed una display port. Anche il Rift S non ha bisogno di sensori esterni per il tracking, visto che possiede ben 5 telecamere sulla scocca. Questo visore è il compagno migliore per quei gamer che vogliono passare decine e decine di ore in realtà virtuale: è comodo, ha un ottimo display con poco effetto-zanzariera, è semplicissimo da configurare. Potrebbe sembrare un visore inutile ora che anche il Quest 2 si può collegare al PC, ma non è così: infatti il Rift S è più comodo del Quest 2 se si vogliono affrontare lunghe sessioni di gioco ed ha un collegamento più affidabile grazie alla display port. In rete troverete tantissime opinioni sul fatto che il Quest 2 sia migliore del Rift S anche come visore PC, e non tutte sono nel torto: il Rift S infatti ha una risoluzione del display inferiore al Quest 2, l’IPD è regolabile solo via software, non può essere utilizzato in wireless e soprattutto Facebook ha dichiarato che sarà messo fuori produzione in primavera. Però per quelle persone che non hanno un PC all’ultimo grido ed a cui non interessa la portabilità, il Rift S rimane ancora una scelta sensata, soprattutto se lo si trova usato o ad un prezzo inferiore ai 300 euro.

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Valve Index

Rimanendo in ambito PC, per chi cerca il meglio di quello che la realtà virtuale ha da offrire (non badando a spese), il Valve Index è sicuramente la scelta più sensata. Prendete il Rift S, e potenziate quasi ogni sua caratteristica, dala resa del display al FOV, passando per l’audio e i controller con tracciamento di tutte le dita della mano, ed otterrete l’Index. Certo la presenza di sensori esterni da configurare non rende il suo utilizzo proprio immediato come il Rift S, e non possiede assolutamente la portabilità del Quest 2. Ma chi non ha problemi a spendere più di 1000 euro (oltre ad un PC adeguato) troverà nell’Index il miglior compagno di giochi in VR attualmente disponibile sul mercato.

Playstation VR

Per chi possiede una Playstation 4 -meglio se la versione Pro – la scelta del PSVR potrebbe essere la più sensata. In fondo il visore di Sony ormai si compra a prezzi irrisori (spesso lo si trova a meno di 200 euro nuovo). Certo ha i suoi limiti, legati principalmente al fatto che appartiene alla prima generazione di visori: la risoluzione del display è bassa, il tracking con PS Camera è obsoleto, i controller move sono assolutamente anacronistici (l’aim controller invece merita nei giochi che lo supportano). Il punto forte di Sony però sono i giochi, anche nella loro versione VR: perle come Blood and Truth ed Astro Bot sono disponibili solo su Playstation, e possono valere da soli l’acquisto della periferica. Inoltre è già stato confermato che il PSVR sarà compatibile anche con la nuova PS5, in attesa di un nuovo visore Sony che sicuramente non sarà disponibile a breve.

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Gli altri visori PC

Nel mercato PC sono disponibili altri visori (come i Windows Mixed Reality, il Vive Cosmos, il Pimax), oltre ai più vecchi ma sempre diffusi Oculus Rift CV1 e HTC Vive. Ma ad un neofita della VR consiglio di rimanere sui quattro dispositivi descritti in precedenza, per evitare di generare ulteriore confusione in un mercato già abbastanza caotico. Se volete approfondire l’argomento visori (e non solo) guardate questo video sul nostro canale YouTube.

Il primo approccio alla realtà virtuale

Ci siamo quindi: abbiamo acquistato il visore, l’abbiamo collegato e configurato, e siamo pronti finalmente a gettarci nella mischia. Cerchiamo subito una cosa veloce, un’esperienza immediata che ci permetta di assaggiare l’immersione garantita dalla VR. Andiamo su YouTube, sezione filmati VR, ed avviamo uno dei tanti video che simula un giro sulle montagne russe. E dopo 10 secondi ci ritroviamo sulla tazza del WC a vomitare. Molti, purtroppo, fanno questo errore: cercano subito un’esperienza adrenalinica pensando “visto che non è reale, non può farmi star male”. Invece la VR è talmente immersiva che inganna il nostro cervello, e gli fa pensare di essere proprio nel mondo reale. Dove però ogni movimento esterno sollecita oltre alla nostra vista anche il nostro corpo, nella sua interezza. Le forze che agiscono su di noi durante un giro sulle montagne russe, ad esempio, provocano degli spostamenti che sono legati indissolubilmente a ciò che vediamo. Quando guardiamo un video in realtà virtuale, invece, noi siamo seduti su una sedia: gli occhi dicono al cervello che ci stiamo muovendo, ma in realtà siamo fermi. Ed è proprio questo che causa malessere, nausea, chinetosi, in due parole: motion sickness. E tanto maggiori sono i movimenti in VR che nella realtà non facciamo, tanto più elevato sarà il grado di malessere. In rete ormai iniziano a spuntare molti “guru” che affermano che basta un ventilatore ed un tappetino per terra e si riesce a giocare per ore a Boneworks. Per carità, qualsiasi cosa mantenga più stretto il nostro contatto con la realtà è d’aiuto: ma la verità è che per superare la motion sickness serve un periodo di adattamento. Un vero e proprio training che per alcuni fortunati dura qualche giorno, ma per la maggior parte delle persone può arrivare ad alcune settimane, se non mesi. Fortunatamente i giochi per abituarsi man mano alla VR non mancano: in seguito troverete un elenco dei migliori esponenti del genere, ordinati secondo il grado di comfort.

Comfort totale

Titoli consigliati: Moss, Astro Bot, I Expect You To Die

I migliori giochi con cui iniziare sono quelli da giocare seduti, che non prevedono grossi movimenti del nostro corpo e della nostra testa. Se pensate di scartarli a priori perché troppo semplici o troppo simili ad un gioco non VR vi sbagliate di grosso: spesso sono anzi questo tipo di titoli a presentare idee di gameplay innovative, se non veri e propri colpi di genio. Astro Bot porta ad un livello altissimo i platform sfruttando la VR per creare interazioni impossibili per un gioco su schermo dello stesso genere. I Expect You To Die coniuga perfettamente l’estetica con il puzzle solving, facendoci sentire all’interno di un qualsiasi film di 007. Moss sembra essere il filo conduttore dei due titoli precedenti: gli sviluppatori di Polyarc sono riusciti ad unire il platform con i puzzle in maniera perfetta, il tutto condito da un’atmosfera fiabesca che rende Moss uno dei migliori titoli in VR di questa generazione. Tutti questi giochi hanno anche una longevità compresa tra le 4 e le 6 ore, perfetta quindi per le prime sessioni e che permetterà di passare dopo poco a titoli più movimentati senza rimpianti. Il fatto che le ambientazioni rimangono sempre fisse poi annulla qualsiasi rischio di motion sickness.

Comfort buono

Titoli consigliati: Superhot VR, Beat Saber, Serious Sam VR: The Last Hope

Dopo i primi titoli più rilassanti è giunto il tempo di alzarci in piedi e di provare giochi più movimentati che sfruttano meglio il room scale (cioè il volume virtuale intorno a noi). Dopo aver preparato un po’ di spazio (consiglio almeno un’area di 2 metri x 3 metri) sarete pronti per avviare forse i due titoli più diffusi e giocati in VR. Superhot è un ibrido tra un wave shooter ed un puzzle game, nel quale più ci muoviamo più il tempo scorre velocemente. Questa caratteristica, assieme al suo stile unico ed inconfondibile, rende Superhot il gioco forse più divertente da affrontare in realtà virtuale. C’è poi Beat Saber, il vero best-seller della VR, nel quale armati di due spade laser dovremo colpire una serie di blocchi che ci vengono incontro al ritmo di musica. Questo titolo potrà aprirvi un mondo formato dai cosiddetti “VR fitness games”, giochi che grazie alle loro caratteristiche vi permetteranno di divertire mantenendovi in forma, portando avanti un concetto nato e morto con Nintendo Wii. Serious Sam VR: The Last Hope è un titolo sicuramente meno conosciuto degli altri due, ma ho voluto inserirlo perchè rappresenta l’apice di un genere in realtà molto sfruttato in VR, cioè i wave shooter. Purtroppo molti esponenti di questo genere sono titoli mediocri, cosa che non vale però per Last Hope, che riesce a mantenere l’adrenalina delle sparatorie tipica dei titoli canonici intatta, anche senza il movimento con l’analogico. In tutti i giochi citati in precedenza in realtà le ambientazioni rimangono fisse: possiamo però muoverci all’interno della nostra area di gioco, girarci, abbassarci fisicamente, senza praticamente rischio di incorrere nella motion sickness. Infatti tutti i movimenti fisici che dobbiamo eseguire in questi titoli corrispondono 1:1 ai movimenti in VR.

Comfort discreto

Titoli consigliati: Half-Life: AlyxThe Elder Scrolls V: Skyrim VR, Vader Immortal

Se abbiamo provato tutti i giochi menzionati fino ad adesso, arriviamo a questo punto con un bel numero di ore già passate in VR. Sappiamo quindi regolarci il caschetto perfettamente in testa, abbiamo abituato la vista alla risoluzione purtroppo ancora un po’ bassa dei visori odierni, abbiamo imparato ad orientarci nella nostra area di gioco. E’ arrivato il momento quindi di iniziare ad usufruire di quelle esperienze più simili ai giochi classici, che permettono di muoverci con l’analogico, di avanzare nei livelli. Questa fase è anche la più delicata: forte infatti diventa la tentazione di utilizzare il movimento fluido (quello classico dei giochi da monitor), ma è ancora troppo presto. La fortuna è che i tre titoli che ho citato (ma ce ne sono altri di qualità molto alta) presentano tantissime opzioni per aiutare passo passo nella sopportazione del cosiddetto “free locomotion”. La più importante è la presenza del movimento con teletrasporto (o teleport): si punta con lo stick una zona sul terreno, si rilascia lo stick e quasi istantaneamente ci si ritrova in quel punto. Sembra un qualcosa che spezza l’immersione, in realtà scoprirete che anche il free locomotion in VR non è il massimo da questo punto di vista. Anzi molti giochi – come Half Life: Alyx – sembrano essere stati pensati più con in mente il teleport. Fatto sta che questa caratteristica è fondamentale per riuscire ad approcciarsi a questo tipo di giochi senza avere malessere. Un’altra cosa da evitare per non stare male è la rotazione fluida del corpo (quella che nei giochi normali è di solito assegnata allo stick di destra): meglio utilizzare sempre la rotazione a step o a scatti (di solito già impostata di default) o meglio ancora, girarsi fisicamente sfruttando il room scale (ciò purtroppo non è possibile del tutto con PSVR, a causa dei limiti nel tracking). Non ho parlato di come sono in giochi -penso proprio che non ce ne sia bisogno, in caso vi invito a guardare le nostre recensioni- perché l’importante in questa fase non è tanto il titolo in sé, ma come lo si approccia. Se partite utilizzando il teleport e poi dopo qualche ora di gioco iniziate a provare il free locomotion, con sessioni di pochi minuti e via via aumentando, potrete godervi al massimo questi splendidi titoli, e preparare il vostro corpo per riuscire a giocare anche a quei giochi che non hanno il teleport. Un’altra cosa da non sottovalutare, che vale però solo per gli utenti PC: assicuratevi di non avere cali di frame rate durante il gioco. In VR anche quelli sono causa di malessere.

Comfort basso

Titoli consigliati: Asgard’s Wrath, The Walking Dead: Saints and Sinners, Boneworks

Parecchi bei giochi in VR, vuoi per scelte di design, vuoi per sembrare semplicemente più simili ai giochi da monitor, non hanno il teleport tra le opzioni. Se quindi non riuscite a giocare col free locomotion ai titoli precedenti, vi consiglio di non provare nemmeno questi. Infatti oltre al discorso della locomotion, questi giochi presentano diverse interazioni come i combattimenti corpo a corpo, o lo scontro con elementi dello scenario, che possono provocare movimenti ed oscillazioni improvvisi della telecamera, la peggior causa di malessere. Dall’altro lato questi giochi rappresentano un concetto, che è quello che si può fare a meno di giocare sul monitor, quando in VR escono certi videogames. Asgard’s Wrath unisce la struttura di Darksiders con la mitologia di God of War, in un action-gdr senza eguali in realtà virtuale. The Walking Dead: Saints and Sinners può essere considerato un po’ il Dying Light della VR, anche se mantiene comunque una sua forte identità. Boneworks rappresenta l’apice dell’utilizzo della fisica nei videogames, che in VR assume proprio una vera ragion d’essere: più oggetti dello scenario sono manipolabili ed interagibili, più aumenta l’immedesimazione. Un concetto ampiamente dimostrato anche con Half-Life: Alyx. Se però non riuscite a digerire questi giochi, non dovete disperare, per due motivi: di ottimi giochi col teleport ce ne sono tantissimi, e non è detto che in un futuro prossimo non riuscirete a giocare anche senza teleport. Il sottoscritto, per esempio, ci ha messo più di un anno per abituarsi al free locomotion.

I giochi “fuori dal coro”

No Man’s Sky

Proclamato gioco VR dell’anno 2019 da noi di VR Italia, No Man’s Sky è un gioco difficile da inquadrare. Se nelle parti a piedi gli sviluppatori hanno introdotto il teleport, la guida della navicella non presenta soluzioni specifiche per migliorare il comfort. Inoltre la conduzione di stampo fortemente arcade dei veicoli di terra li rende quasi inutilizzabili in VR, anche per gli stomaci più forti: a questo aggiungeteci un motore grafico pesante, che presenta frequenti cali di fps anche su PC prestanti. Per tutti questi motivi non consiglio No Man’s Sky ai neofiti della realtà virtuale, a meno che non si voglia utilizzarlo in VR solo per l’esplorazione a piedi dei pianeti (cosa che comunque ha poco senso).

I giochi a gravità zero

In questi giochi il nostro avatar fluttua nello spazio, e per muoverci dobbiamo aggrapparci alle sporgenze che troviamo nell’ambiente o spingerci dalle pareti, proprio come farebbe un vero astronauta. Il rappresentante migliore di questo genere di giochi è Lone Echo, anche se ci sono molte altre esperienze (come Mission: ISS). La tolleranza a questo genere di locomozione è decisamente personale: c’è chi la sopporta meglio del classico free locomotion, c’è chi invece proprio non riesce a digerirla. In ogni caso anche questi giochi sono consigliati a chi ha già esperienza in VR.

I simulatori

I simulatori (che siano di guida, di volo o spaziali) sono probabilmente il genere più immersivo in realtà virtuale, soprattutto se si possiede una periferica dedicata. In teoria avendo un abitacolo fisso come punto di riferimento il malessere dovrebbe essere attenuato: in realtà dipende anche qui un po’ dalla sensibilità di ognuno di noi. In linea di massima per chi vuole comprare un visore solo per questo genere di giochi consiglio sempre di provare prima esperienze più tranquille, magari alternandole con sessioni di pochi minuti con il proprio simulatore preferito. Per quanto riguarda la scelta del visore, se volete giocare principalmente ai simulatori potreste considerare anche l’HP Reverb G2, in uscita a novembre 2020: la risoluzione più elevata disponibile per il mercato consumer dei suoi pannelli porta infatti evidenti benefici. Questo visore fa parte della famiglia dei Windows Mixed Reality, di solito sconsigliati per un uso più generico, a causa dei controller poco ergonomici e del tracking degli stessi, meno preciso della concorrenza. L’HP Reverb G2 però dovrebbe migliorare anche questi aspetti, puntando a diventare il must-buy tra i visori PC: quando lo avremo tra le mani e potremo testarlo vi riveleremo se ciò corrisponderà alla realtà. In ogni caso quando si utilizza un volante o un HOTAS i difetti dei controller di movimento diventano marginali.

Se cercate un approfondimento su questi e tantissimi altri giochi per abituarsi alla VR non perdetevi questo video.

Per concludere: la realtà virtuale è per tutti?

Dopo aver letto questa guida vi starete domandando probabilmente se la realtà virtuale fa per voi. Purtroppo non c’è una risposta definitiva, l’unico suggerimento che posso aggiungere è che spesso solo provando una cosa, si può capire quanto sia straordinaria: e questa frase calza a pennello con la realtà virtuale. Certo occorre qualche sacrificio economico, qualche sforzo fisico in più rispetto al gaming tradizionale. Ma ve lo assicuro, la VR potrebbe farvi emozionare come quando eravate bambini. Se questa guida invece vi ha convinti a fare il grande passo, ricordatevi di unirvi alla famiglia di VR Italia attraverso i nostri canali. Buona VR a tutti!

 

 




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