Red Matter 2 | la recensione | Quest 2, PCVR

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Giocato su Meta Quest 2

Se qualcuno mi avesse detto, prima di giocare a Red Matter 2, che lo standalone di Meta non era stato ancora spremuto nemmeno al cinquanta per cento delle sue potenzialità, non gli avrei creduto. Il Quest 2 è fuori da oramai due anni, ed ero convinto che – più o meno – avessimo già visto tutto quello che ha da offrire in termini di forza brutta. Ebbene, amici e amiche, Vertical Robot ci dimostra l’esatto opposto, con una tranvata in piena faccia che si erge a nuovo standard qualitativo per l’ultimo standalone, sia per quanto concerne l’impatto tecnico, sia per quanto riguarda il lavoro sul game design. In uscita proprio in questo momento, scopriamo Red Matter 2: ovvero il gioco che qualunque possessore di Quest 2 dovrebbe avere in libreria.

Quattro anni fa usciva Red Matter, ovvero un’avventura ambientata su una stazione spaziale abbandonata, che ci metteva nei panni di un uomo alla scoperta di una nuova materia aliena, in preda a inquietanti allucinazioni, e intento a risolvere una serie di puzzle che lo avrebbero portato alla risoluzione finale. O quasi. Red Matter 2, infatti, si apre esattamente da dove si interrompeva – in modo un po’ criptico – il precedente capitolo, lanciandoci verso un’avventura che ci imporrà di esplorare le più svariate location alla ricerca della verità, accompagnati dalla voce di un comprimario che ci farà da guida per tutta l’avventura.

A livello narrativo Red Matter 2 non si discosta particolarmente dal precedente: abbiamo ancora il grande mistero da risolvere, i fogli in cirillico da tradurre, e delle vibes che si muovono tra il racconto sci-fi e l’horror meno esplicito. Quello che cambia è invece il vedere finalmente in scena dei personaggi reali.

Capita molto raramente di vedere dei personaggi umanoidi animati dentro a prodotti per Quest 2, se non attraverso uno stile iper-stilizzato, che va a nascondere i limiti dell’hardware da gioco. In questo caso invece abbiamo tutto ciò che negli anni ci è mancato su Quest 2, poiché i limiti – quasi magicamente – sono spariti. Togliamoci subito il pensiero: Red Matter 2 è il primo gioco per Meta Quest 2 che riesce nell’impresa di proporre un impatto visivo realistico, senza sentire il peso del confronto con i prodotti PCVR e PSVR. Anzi, vi dirò di più: Red Matter 2 è di fatto uno dei giochi tecnicamente più impressionanti che ho mai visto in tutta la vita in realtà virtuale, a prescindere dalla piattaforma da gioco.

Texture, modellazione poligonale, particellari e riflessi sembrano usciti dalla prima ondata di splendidi prodotti per PCVR, tanto che durante i primi minuti di gioco sono rimasto immobile ed estasiato, guardando tutto quello che mi circondava per un’ora abbondante. Non mi capitava da davvero tanto tempo, e subire un impatto del genere da un prodotto che gira su una macchina portatile mi ha letteralmente fatto esplodere il cervello. Com’è possibile che in due anni di Quest 2 nessuno – nemmeno Meta – sia riuscita a ottenere un risultato del genere, mentre un team spagnolo di meno di dieci persone ha tirato fuori dal cappello questa cosa? Ve lo giuro, è letteralmente incredibile: un punto di svolta decisivo per la realtà virtuale standalone, che però – ahimè – adesso tocca a prendere come punto di riferimento per chi cerca di proporre un comparto tecnico di questo tipo sulla stessa piattaforma.

Il merito non va soltanto all’ottimizzazione tecnica e allo sfoggio gratuito di asset che non appartengono chiaramente al mercato standalone, ma anche a una direzione artistica fenomenale che – in perfetta continuità col prodotto precedente – ci restituisce un mondo sci-fi unico e inimitabile. Le vibes – qualcuna esplicita, qualcuna meno – vanno dal Sunshine di Danny Boyle fino a Star Wars, di cui la colonna sonora di John Williams sembra risuonare costantemente dentro al prodotto di Vertical Robot.

Tutto molto bello, ma sul fronte del gameplay? Red Matter 2 sta al primo Red Matter esattamente come, qualche mese fa, Moss 2 stava al primo Moss. Cosa vuol dire? Vuol dire che Red Matter 2 prende tutto quello che funzionava del capitolo precedente e lo espande, lo migliora, lo perfeziona. Ma non solo, perché l’ultimo arrivato su standalone (e PCVR) aggiunge anche una serie di meccaniche nuove e perfettamente integrate, che vanno a migliorare il ritmo di gioco e la quality of life.

Red Matter 2 rimane fondamentalmente un’avventura esplorativa fortemente incentrata sul puzzle solving: recupera questo o quell’altro oggetto, scopri come riattivare l’elettricità, completa una serie di mini-giochi. Questo elemento rimane pressoché invariato, anche nelle meccaniche, ma è il lavoro sui puzzle che subisce un upgrade decisivo. I puzzle di Red Matter erano già buoni, ma alcuni andavano a far perdere un po’ di ritmo nel tempo, spezzando con troppa insistenza le fasi esplorative. In Red Matter 2 i puzzle non sono solo più complessi e soddisfacenti, ma riescono anche a non rompere mai un pacing pressoché perfetto, dall’inizio alla fine dell’avventura. A metà gioco, poi, vi verrà data la possibilità di sparare attraverso un’inedita arma da fuoco, che aggiunge anche un elemento più spiccatamente action, assente nel primo capitolo.

Le fasi di shooting sono più che dignitose, riescono a dare uno scossone quando se ne sente il bisogno e a risultare ostiche quanto basta, nel grande quadro del game design. Tuttavia, essendo questa una meccanica inedita per Vertical Robot, risultano anche le fasi meno riuscite. La colpa è un po’ del feeling, un po’ di un posizionamento dei nemici che segue dei pattern molto precisi, e a volte troppo sincopati, che fanno perdere smalto – soprattutto nell’ultimo terzo del gioco – all’elemento d’azione. Non è niente di drammatico, e le fasi sparatutto funzionano comunque dignitosamente, soprattutto grazie a un level design ispirato chiaramente al primo Half Life, che restituisce un gusto ancora nuovo all’avventura.

Qualche altro difetto c’è. Alcuni dei puzzle, sebbene mantengano sempre una buona struttura, risultano un filo tirati per le lunghe nell’ultimo atto; i riflessi su alcuni oggetti sono davvero eccessivi, soprattutto dentro alle navicelle; e il mini-gioco principale per sbloccare i terminali non viene mai spiegato esplicitamente, rimanendo eccessivamente criptico fino alla fine dell’avventura. Ma sapete che c’è? In confronto a tutte le frecce che ha al proprio arco, Red Matter 2 non teme i suoi difetti, e non si fa scalfire nemmeno per sbaglio da quegli elementi che, forse, in prodotti meno rifiniti di questo non avremmo nemmeno notato.

Buona anche la durata, leggermente più estesa del capitolo precedente, con circa cinque ore di gioco necessarie a completare l’avventura, e la sensazione – una volta finito – di averne avuto per la giusta durata. Rimarrà deluso invece chi cerca i sottotitoli in italiano: qui solo in inglese e in spagnolo, che rimangono tuttavia più che comprensibili per chi ha una conoscenza dignitosa della lingua, e che non creeranno troppi problemi né durante la risoluzione dei puzzle, né durante le fasi narrative. Menzione d’onore anche all’ottimo sistema di movimento, sia libero che a semi- teleport, che prosegue l’eccellente lavoro di implementazione del locomotion che aveva già intrapreso il primo Red Matter.

Red Matter 2 è un prodotto eccezionale: un’avventura meravigliosa che sembra uscita dalla prima ondata di grandi prodotti PCVR del 2016, e che propone tra l’altro un impatto tecnico mai visto prima. Non esiste letteralmente un motivo per cui non dobbiate acquistare il nuovo gioco di Vertical Robot, se non che – in fondo in fondo – i giochi belli proprio non vi piacciono.

 

Red Matter è disponibile dal 18 agosto 2022 al prezzo di 39,99€ su Meta Quest 2 e PCVR (via Steam)

 




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