Giocato con PSVR su Playstation 5
I fanatici della realtà virtuale su console Playstation conoscono bene Camouflaj, lo studio che – oramai un paio di anni fa – ha dato i natali a Iron Man VR. Non tutti sanno, però, che lo studio americano aveva iniziato il suo percorso nel mondo del gaming con Republique, un titolo che strizzava l’occhio ai primi Metal Gear Solid, uscito prima su mobile, e successivamente su PC e console. Ma non solo, perché Republique vide anche una riedizione per Oculus Go, Meta Quest e PCVR, che andava ad aggiungere un certo grado di immersione, nonostante un’impostazione da classico stealth game in terza persona. Republique arriva oggi sull’unica piattaforma di realtà virtuale ancora inesplorata dal prodotto: quel Playstation VR che sta per chiudere i battenti, in favore della sua nuova e apparentemente miracolosa iterazione. Dato che su VR Italia non avevamo mai parlato del prodotto, cogliamo l’occasione per recensirvi oggi Republique: Anniversary Edition, e il suo porting per Playstation VR.
La narrativa che muove le fila del racconto di Republique è affascinante, quanto incasinata. Non è un caso che il director Ryan Payton abbia lavorato a stretto contatto con Hideo Kojima durante la realizzazione di Metal Gear Solid, poiché ritroviamo qui gran parte degli elementi che hanno accompagnato l’epopea di Solid Snake, soprattutto sul fronte della sceneggiatura. Diciamolo subito: Republique non ha la forza dei personaggi del franchise sopracitato, non presenta elementi deliranti e approfonditi di fantapolitica, e non ha nemmeno l’impatto trascinante di un capitolo X della stessa saga nel suo sviluppo narrativo. Eppure, Republique ci presenta comunque un soggetto interessante, mettendoci nei panni di un hacker che deve aiutare una giovane ragazza a scappare da un governo totalitario e corrotto, nascosto in una struttura di massima sicurezza, da qualche parte nel mondo.
Hope, questo il nome della protagonista, dovrà quindi vedersela con amici e nemici che popolano le mura dentro cui è imprigionata, scoprendo una serie di verità scomode e sconvolgenti, e cercando di risolvere tutti gli enigmi di cui è intrisa la struttura.
Il nostro compito, spiandola dalle telecamere di sorveglianza, sarà quindi quello di aiutare Hope a fuggire, muovendola fisicamente con lo stick analogico, e puntando con il nostro sguardo elementi con cui interagire direttamente o indirettamente, per far proseguire la ragazza nell’avventura.
Republique non sfrutta la realtà virtuale come siamo oramai abituati da qualche anno a questa parte, poiché, proprio in virtù della sua natura di porting da mobile, ci permette semplicemente di guardarci intorno e di interagire attraverso i tasti del pad. Non ci saranno quindi interazioni dirette con le nostre mani o enigmi da risolvere attraverso l’utilizzo più canonico del linguaggio; ma, anzi, semplicemente una buona avventura stealth tradizionale da vivere dall’interno, piuttosto che sul solito, freddo, schermo flat. Sebbene possa sembrare un grave difetto uscire oggi con un prodotto VR che richiama i primi esperimenti di Oculus Rift – quando inoltre mancava del tracking dei controller – c’è da dire che nel mercato mancano un po’ le esperienze da giocare da seduti, fruendole come lo si farebbe attraverso uno schermo tradizionale, ma con tutti i vantaggi della VR. In questo caso dovremo quindi soltanto trovare i vari indizi, collezionare informazioni, e muoverci silenziosamente per non farci catturare dai cattivissimi soldati presenti nelle mappe, il tutto con la semplice pressione dei soliti tasti.
Già a livello di core design, Republique non brillava – anche in flat – di un gameplay particolarmente raffinato. Gli elementi c’erano, e ci sono, tutti: una grossa mappa interconnessa con porte da sbloccare ed enigmi da risolvere, un buon lavoro sul backtracking, che ci fa sentire la progressione anche nel level design, momenti stealth tesi e ben studiati. Eppure la natura estremamente indipendente dell’opera si rivela fin da subito, soprattutto a causa di sporcature legate all’IA nemica, al movimento del personaggio e a un comparto tecnico chiaramente figlio del mercato mobile.
Quest’ultimo non presenta, in generale, una grande pulizia. La direzione artistica – pur rifacendosi un po’ troppo spudoratamente al primo MGS – è buona, così come la caratterizzazione formale di alcuni personaggi e una manciata di idee visive effettivamente azzeccate. Il problema è che da una parte abbiamo una realizzazione di modelli e animazioni chiaramente lontane dal tripla A contemporaneo, e dall’altra, la risoluzione di Playstation VR non aiuta particolarmente a godersi alcune delle ambientazioni più belle del gioco, nonostante la maggior ricchezza poligonale rispetto alle versioni VR standalone. Sui sistemi Playstation Republique si gioca comunque bene, soprattutto grazie al supporto al pad di PS4 o PS5, e grazie ai neri profondissimi di un pannello che ha ancora qualche freccia al proprio arco, ma senza dubbio non siamo più abituati a vivere un videogioco attraverso quella risoluzione antidiluviana.
Eppure, vuoi per la sua struttura a episodi, vuoi per una narrativa non certo elegantissima ma stimolante, vuoi perché di prodotti di questo tipo in VR non ne vediamo da un po’, Republique si lascia giocare che è un piacere. Accade spesso che in realtà virtuale non si completino giochi anche più validi per problemi di ritmo, scomodità, energie. In questo caso, forte della sua semplicità strutturale, Republique ti spinge con una certa sicurezza a finirlo, incuriositi da una storia ricca di cliffhanger e colpi di scena, e stimolati da un backtracking che ci spinge a vedere cosa si nasconde dietro a tutte le porte della magione. È un pregio non da poco per un prodotto nato su kickstarter e arrivato prima su iOS che sugli schermi di realtà virtuale, e che non potrà che far contenti i nostalgici di un certo tipo di prodotti.
Da Metal Gear Solid, Republique prende anche l’impostazione a inquadrature, figlia di Alone in the Dark e Resident Evil. In VR abbiamo visto un buon utilizzo di questa gestione della telecamera a partire da Moss, passando poi per Feral Rites e arrivando a Chronos. Ecco, Republique non fa parte della categoria che sfrutta bene questo linguaggio traslato dal flat. Concettualmente, l’idea di spiare attraverso le telecamere di sorveglianza con il nostro sguardo poteva funzionare, il problema è che il cambio continuo di inquadrature collegato agli spostamenti di Hope, ci farà perdere la bussola in più di un’occasione. Spesso e volentieri, quando l’inquadratura cambierà in automatico, vi ritroverete a fermarvi una manciata di secondi, cercando Hope con lo sguardo e provando disperatamente a continuare il movimento che avevate iniziato precedentemente. Questo potrebbe non essere un grosso problema, se non fosse che ci ritroveremo quasi sempre a doverci nascondere dai nemici circostanti, impegnati in una ronda continua e precisa, che necessiterà di un certo timing per essere superata senza problemi. A un certo punto ci si fa l’abitudine, ma convinverci per le circa otto ore di durata dell’avventura non sarà sempre semplice.
Chiudiamo con due qualità inedite di questa Anniversary Edition in uscita su PSVR. La prima è che il titolo verrà venduto a circa tredici euro nella sua versione VR, e allo stesso prezzo nella sua versione flat, posizionandosi in una fascia di mercato che non ha così tanti competitor di gran livello, e che permetterà quindi a molti di vivere con una certa leggerezza le avventure di Hope. La seconda è che Republique Anniversary Edition ha dalla sua anche una traccia commento degli sviluppatori, che è possibile abilitare in qualsiasi momento e che vi svelerà alcuni retroscena legati alla produzione del gioco. Niente di particolarmente inedito rispetto alle altre sue versioni, ma meglio che niente.
Republique VR: Anniversary Edition è un prodotto specificamente indicato a chi cerca un’avventura in terza persona come se ne vedono oramai poche in realtà virtuale. Qui non troverete la pulizia formale di Moss, l’inventiva linguistica di Edge of Nowhere o il gameplay raffinato di Chronos, bensì un bell’omaggio ai primi Metal Gear Solid, condito da uno script interessante e un game-loop capace di catturare giocatori e giocatrici con una certa agilità. Parliamo di un prodotto indipendente nato su kickstarter e preventivato inizialmente solo su mobile, e forse, proprio per questo, bisogna dargli atto di funzionare inaspettatamente bene anche sui nostri pannelli di realtà virtuale.
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