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Resident Evil 7: recensione e video recensione (PSVR)

Giocato su Playstation 4 PRO

Va bene, mi sono deciso. Dato che in molti sono entrati nel mondo della realtà virtuale recentemente, ho deciso che andrò a fare delle “retro” video recensioni di titoli di cui non abbiamo mai parlato sul canale, o di quelli di cui abbiamo soltanto la review testuale. Per iniziare questa new-wave di analisi viste col senno di poi, quale gioco migliore per iniziare se non quel capolavoro senza tempo di Resident Evil 7. L’opera horror di Capcom è uscita su tutte le piattaforme da gioco dell’attuale generazione, ma soltanto su Playstation 4 è possibile giocarla in realtà virtuale, a causa di un’esclusività temporale, diventata poi – a quanto pare – definitiva. Chiaramente in questo contesto parlerò di RE7 come fosse esclusivamente un gioco VR, tenendo conto delle sue gigantesche potenzialità dimostrate sul caschetto di Sony, e dei suoi problemi dovuti ad un hardware che non riesce sempre a stare dietro al meraviglioso il RE Engine.

Ho giocato per la prima volta a Resident Evil 7 su PC, innamorandomene perdutamente. Non avendo in un primo momento PSVR, ma soltanto Oculus Rift, ho affrontato e riaffrontato l’ultima meraviglia dell’amato franchise orrorifico una quantità sconfinata di volte sul mio amato personal computer, arrivando a conoscerlo praticamente a menadito. Visto che l’esclusiva temporale Playstation VR non ne voleva sapere di arrivare sui nostri caschetti da master race, ho quindi acquistato il visore di Sony soltanto ed unicamente per godermi per l’ennesima volta Resident Evil 7. Inutile dirvi che se il gioco era già un capolavoro, attraverso le invidiabili lenti dell’headset Playstation, l’opera di Koshi Nakanishi e Masachika Kawata diventava qualcosa di immenso, commovente, mai visto prima. Ma partiamo con ordine.

Resident Evil 7 ci mette nei panni di Ethan Winters, un uomo distrutto dalla scomparsa della moglie Mia, ben tre anni prima delle vicende narrate del titolo. Improvvisamente Ethan riceve un messaggio da Mia e corre in Louisiana per indagare sulla posizione della donna. Dopo averla trovata molto diversa da come l’aveva lasciata, Ethan fa la conoscenza della famiglia Baker: un piccolo gruppetto di cannibali matti che tenteranno in ogni modo di ucciderlo. Nonostante un setup narrativo, e soprattutto ambientale, oggettivamente magistrale, la sceneggiatura di Resident Evil 7 funge da mero pretesto atto a farci esplorare nel dettaglio le splendide ambientazioni messe in piedi dal team giapponese, risultando infine molto divertente, ma sicuramente non memorabile.

Fortuna vuole che in questo caso uno script un po’ cheesy non sfiori neanche lontanamente la riuscita di un prodotto estremamente convincente da tutti gli altri punti di vista. Se le parole che escono dalla bocca dei personaggi risultano spesso macchiettistiche e poco credibili, tutti gli elementi atti a far immergere il giocatore all’interno della storia, sono invece gestiti con un occhio ed una sensibilità mai viste in quel di Capcom. I dettagli degli interni, i fogli di giornale, le luci intermittenti della casa, sono tutti elementi che non solo fanno sentire il giocatore realmente all’interno degli ambienti, ma riescono anche a fargli letteralmente respirare l’olezzo emanato da quei muri scrostati, che ci rimarranno impressi per tutta la vita. La contestualizzazione, o spesso definita narrativa invisibile, vale qui più di pagine e pagine ben scritte di sceneggiatura, e riesce nell’improbabile impresa di raccontare molto di più con una carta da parati sgualcita, che con un dialogo tra comprimari.

Partendo quindi dal presupposto che il lavoro per rendere immersivo Resident Evil 7 sul fronte di tutti gli elementi legati – anche di striscio – alla scrittura sia encomiabile, quello che riesce a fare l’opera di Capcom con il puro e semplice gameplay è qualcosa con cui ogni survival horror dovrà fare i conti per tanto tempo.

Nonostante la visuale in prima persona, gli elementi che contraddistinguono la saga sono ancora lì, modernizzati per esser meglio fruibili nel contemporaneo, e spogliatesi soprattutto di quegli elementi più action, che erano andati a sporcare il franchise con le ultime iterazioni. Sostanzialmente, saremo buttati all’interno di una piccola porzione di mappa, che andremo ad espandere gradualmente dopo esserci scontrati con chiavi e passaggi segreti; per poi andare ad aprire una serie di shortcut tra sezioni che fanno brillare un level design da manuale. All’interno di queste aree non dovremo tuttavia soltanto risolvere enigmi, ma scontrarci anche con una serie di orrende creature.

I molded sono i nemici principali di Resident Evil 7, e si presentano a noi come un agglomerato di pece nerissima ed informe, che a sua volta muta in diverse sembianze, che vanno ovviamente a differenziare i pattern d’attacco. Queste mostruosità poco simpatiche saranno onnipresenti dall’inizio alla fine del gioco; ma non preoccupatevi, perché sono ben accompagnate. Anche se le variazioni sul tema dei molded non sono moltissime, RE7 presenta invece un buon numero di boss, tutti irresistibilmente unici nell’estetica, negli attacchi e nell’impostazione coreografica.

In ogni caso, per sconfiggere entrambe le categorie potremo far conto su un vasto armamentario composto da pistole, fucili a pompa, lanciafiamme ed armi a cortissimo raggio. Tutte le armi restituiscono un feeling unico e soddisfacente, ma soprattutto non presentano quella velocità inverosimile d’azione che vediamo mediamente nel mondo degli FPS. Ethan Winters è un uomo qualunque, ed in quanto tale non ha la velocità e la fermezza di un soldato iper-preparato di un film d’azione; ragion per cui sparare nei panni dello stesso risulta al contempo esaltante e spaventoso, regalandoci un impatto da arma da fuoco che raramente vediamo nel videogioco contemporaneo.

Per sparare in realtà virtuale, ovviamente soltanto attraverso un Dualshock 4, basterà puntare con lo sguardo verso il punto da colpire, premere L2 per entrare in mira riducendo la rosa dei colpi, e premere il grilletto per arrivare dritti dritti all’avversario. Gli FPS in realtà virtuale che non sfruttano le nostre vere mani attraverso i motion controller fanno sempre storcere un po’ in naso, ma in questo caso la naturalezza e l’eleganza con cui l’elemento shooting è implementato, fa dell’opera di Capcom il survival horror più convincente di tutto il mercato VR, vedendosela addirittura con una buona parte degli FPS.

Ovviamente Resident Evil 7 non è prettamente uno sparatutto, anzi, e qui entra in gioco l’altro elemento fondamentale della saga. Attraverso un inventario limitato, dovrete decidere cosa tenere addosso, cosa lasciare indietro e cosa depositare nella vostra cassa speciale. Sebbene possa sembrare un dettaglio marginale, l’inventario di Resident Evil è una delle trovate più straordinariamente soddisfacenti della storia del videogioco, e la sua organizzazione – quasi come in un titolo strategico – si rivela eccitante e fondamentale ai fini della progressione della quest.

Se c’è un’altra cosa che poi l’ultimo arrivato in casa Biohazard fa straordinariamente, è il lavoro sull’estetica. Ho già parlato di come l’ambiente riesca a raccontare qualcosa soltanto attraverso l’utilizzo di un colore o di una texture, ma ovviamente RE7 riesce a sorreggere anche tecnicamente questo sforzo intellettuale inaudito, e forse anche troppo. Il RE Engine è maestoso letteralmente in tutti i suoi elementi, a partire dall’illuminazione, per arrivare ad un post-processing che crea una profondità spaventosa; ma proprio per questo motivo, l’esiguo hardware di Playstation 4 e Playstation 4 PRO non riesce decisamente a stargli dietro. Resident Evil 7 in realtà virtuale gira ad una risoluzione letteralmente ridicola, che ad occhio non saprei quantificare, ma che si aggira – a sentimento – dalle parti del pre-HD. Chiaramente questo si nota molto di più negli spazi aperti, che tendono a risultare un agglomerato di pixel a volte anche poco comprensibile; mentre negli interni più contenuti l’hardware riesce a spingere e ad andare in leggero supersamplig, con un conseguente grosso grazie urlato dalle nostre pupille in sottofondo. Addirittura, prima di entrare completamente in una determinata area, assisteremo ad un downsampling estremo di qualche secondo che rischia di farci andare insieme gli occhi, che scomparirà in pochi secondi, ma che dimostra ancora una volta come l’hardware di PS4 faccia fatica.

Non lo direste mai, ma anche dopo tutto questo, Resident Evil 7 in VR è comunque uno spettacolo per gli occhi, ed il merito ritorna sempre ad una direzione artistica che riesce a salvare – a quanto pare – anche l’insalvabile. E si torna al punto di partenza: il primo horror in VR firmato Capcom presenta un’atmosfera che da sola sorregge un intero gioco, e che rimane forse tutt’oggi l’operazione più immersiva mai esplorata attraverso il suo genere di riferimento.

Quello che purtroppo non riesce a salvare l’art direction, sono invece dei tempi di caricamento da galera, che arrivano a superare il minuto pieno in alcune sezioni. Se in flat il problema si pone, ma fino ad un certo punto, sappiamo bene che in VR dei tempi di caricamento troppo lunghi generano una frustrazione fuori dall’ordinario, poiché saremo costretti ad assistere alla barra che giunge al termine senza poter fare nient’altro. Anche qui, per l’ennesima volta, colpa di un hardware decisamente non pronto ad un’operazione del genere.

Non abbiamo ancora parlato di una cosa importante, ovvero se Resident Evil 7 fa paura. Vi sfido a giocarci la prima volta senza cacciare nemmeno un urlo, o saltare almeno una volta dalla sedia, ma ve lo dico già adesso: è impossibile. A prescindere dai jumpscare più scriptati, muoversi per le mura della casa della famiglia Baker mette addosso una tensione che potrebbe rompervi l’osso del collo all’improvviso, e ripeto che non è soltanto merito di una serie di jumpscare comunque ben ragionati e raramente gratuiti. Dai suoni al lavoro sul level design, passerete la prima metà del gioco a camminare molto lentamente e con gli occhi mezzi chiusi, fino a quando il divertimento non prenderà effettivamente il sopravvento. Proprio così, perché Resident Evil 7 fa quello che dovrebbe fare ogni buon gioco dell’orrore: spaventare, ma divertire a tal punto che l’amalgama dei due sentimenti non vi fa avere nient’altro desiderio che proseguire nel gioco. Nonostante ad un certo punto RE7 si faccia di fatto più action, lo stimolo del puro gameplay andrà a sovrapporre quello della più umana paura, rendendo il titolo di Capcom uno di quei prodotti da giocare e rigiocare; per gameplay, feeling generale ed impatto estetico.

Da segnalare anche tre splendidi DLC, giocabili interamente in VR, in cui assisteremo ad alcune vicende ambientate prima e dopo il racconto di Ethan Winters. Tutti e tre i DLC presentano guizzi di gameplay e messa in scena assolutamente imperdibili, e vanno a stratificare ancora di più una produzione che non merita di morire su PS4.

Questo ci porta ad una considerazione finale: nonostante i compromessi, possiamo definire Resident Evil 7 in realtà virtuale un capolavoro? Forse, ma con delle riserve. Se l’opera di Capcom fosse arrivata – come si vociferava – su PC, dandoci modo di spingere l’acceleratore sulle impostazioni grafiche, forse l’ultimo Biohazard sarebbe ancora l’opera visivamente più imponente di tutto il mercato VR, sancendone definitivamente la nomea di capolavoro. La ciliegina sulla torta sarebbe poi stato il supporto ai motion controller, ma anche i sogni possono spingersi fino ad un certo punto.

Nonostante l’hardware su cui gira faccia di tutto per impedirglielo, Resident Evil 7 in realtà virtuale su Playstation VR è ancora oggi una delle esperienze più immersive e soddisfacenti di tutto il panorama videoludico. Sì, nonostante il pad e nonostante la risoluzione. L’opera di Capcom è stimolante e tesa, spaventosa ma estremamente divertente; insomma, fa letteralmente tutto quello che dovrebbe fare un survival horror, ed addirittura riesce a farci vivere tutto questo in prima persona. Un supporto VR non ancora annunciato per RE8 mi fa venire letteralmente il magone, perché vuol dire che potenzialmente ci potremmo perdere le prime perle della nuova gen a causa dell’incompatibilità di PSVR con PS5; ma è anche vero che i recenti rumor su Resident Evil 4 in esclusiva Oculus mi riaccendono decisamente la voglia di vivere. Nessuno sa cosa ci riserverà il futuro del franchise, ma una cosa è certa: se avete un Playstation VR non potete farvi scappare Resident Evil 7.

Resident Evil 7 è disponibile dal 24 Gennaio 2017 su Playstation 4, PC ed XBOX One, compatibile soltanto con Playstation VR.






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Alessandro Redaelli

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