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Sam & Max: This Time it’s Virtual! | la recensione | Oculus Quest, PCVR

Giocato su Oculus Quest 2

Quella di Sam & Max è una saga che mi ha sempre affascinato. Nata dalla mente di Steve Purcell come striscia di fumetti che attraversava le più svariate testate giornalistiche americane, la buddy comedy dell’autore statunitense vide successivamente una serie televisiva, un’indimenticabile avventura grafica di Lucas Arts, e una season videoludica prodotta da Telltale Games. Nonostante io abbia giocato soltanto allo splendido Sam & Max: Hit the Road, attendevo invece con ansia l’arrivo di questo classico sui nostri dispositivi di realtà virtuale, convinto che sarebbe stato in grado di portare una ventata d’aria fresca in questo periodo di titoli discutibili in uscita su standalone. E invece non tutto è andato come speravo. Scopriamo insieme il gioco nella nostra recensione!

Per la prima volta nella storia videoludica del duo, in Sam & Max: This time it’s virtual! non interpreteremo uno dei due animali antropomorfi che hanno contraddistinto la serie. A questo giro saremo un personaggio senza nome, un cadetto di cui potremo scegliere sesso e colore della pelle, che andrà ad affiancare i nostri eroi nelle loro mirabolanti avventure. La linea principale di questo capitolo in realtà virtuale ci mette nello specifico a confronto con una serie di prove ideate proprio dalla sopracitata coppia, che hanno la funzione di formarci in quanto ad agenti di polizia. All’interno di un luna park abbandonato, dovremo quindi scontrarci con nove prove differenti, cadenzate da altri avvenimenti paralleli ambientati nella storica città dei protagonisti, che andranno a portare avanti la trama e a farci assaggiare qualche elemento inedito di gameplay.

Ma la vera domanda è: cos’è esattamente Sam & Max: This Time it’s Virtual? La risposta non è così semplice, ma a sentimento lo definirei come un Job Simulator nel mondo di Steve Purcell, che prova ogni tanto – e spesso fallendo – a uscire dai binari. Come se questi cinque anni di realtà virtuale non fossero mai esistiti, Happy Giant ci propone una collezione di mini giochi e attività che pescano a piene mani dal primo immaginario legato al mondo VR; composto da tiri al bersaglio, interazioni basilari, pareti su cui arrampicarsi, eccetera. In un momento storico in cui sembra ci si stia dimenticando che la VR è soprattutto interazione con l’ambiente, fa sicuramente piacere ritrovare qui la gioia di usare effettivamente le nostre mani per compiere le più svariate operazioni; ma dall’altra parte qualcosa non gira come dovrebbe.

Nonostante Happy Giant provi a contestualizzare i mini game proposti, ci faccia fare due passi liberamente in una piccola zona della città e anche il game design sembri proporre uno sviluppo legato anche alle sue meccaniche di gioco, la verità è che Sam & Max VR non è altro che un piccolo assaggio di quello che può fare la realtà virtuale, e che già altri, negli ultimi cinque anni, hanno fatto sinceramente meglio.

Un altro difetto, e forse il peggiore, è che quando il titolo prova a replicare i suoi meccanismi da avventura punta e clicca che hanno reso storica la saga negli anni novanta, il più delle volte, non gli riesce. Nonostante non si parli mai di enigmi impossibili, spesso, per come vengono presentati e per il lavoro sull’interazione circostante, ci si ritrova a girovagare per decine di minuti in attesa del colpo di genio che andrà a farci risolvere la situazione. Colpo di genio che spesso non è altro che un tentativo randomico dietro l’altro di dar senso ai puzzle, che risultano quindi più frustranti del previsto, nonostante non si stia certo parlando di The Witness. Si tratta banalmente di un lavoro non esattamente consapevole sul linguaggio VR, esacerbato anche da un menù degli hints che suggerisce soltanto ciò che è già stato detto dai personaggi, e che non rivela quindi la stessa utilità che presentava, in modo molto più intelligente, The Room VR: A Dark Matter.

Non che il titolo, comunque, manchi di lati positivi. La scrittura è qui solida e a tratti brillante, e nonostante non faccia ridere di gusto come un Trover Saves the Universe o un Accounting, riesce serenamente a stampare un sorriso sulle labbra durante tutta la durata dell’avventura. Gli scambi di battute tra il cane gigante e il folle coniglio sono millimentrici, sempre pulitissimi, spesso satirici, e non ci fanno certo rimpiangere quell’epoca di Lucas Arts in cui la scrittura era il vero perno attorno a cui girava tutto il resto. La storia in sé non è brillante, ma anche solo il lavoro sui personaggi vale indubbiamente un encomio su questo fronte.

Anche visivamente il prodotto si difende in modo sufficiente. Una buona direzione artistica mostra un po’ il fianco a degli ambienti spesso minuscoli e non troppo ricchi di poligoni, ma lascia anche spazio ad alcuni scorci estremamente efficaci, e un lavoro sulla modellazione e le animazioni dei due protagonisti decisamente sopra la media.

Non mancano poi momenti divertenti sul fronte ludico, soprattutto alcune gare a tempo tra quelle proposte dal luna park ed una manciata di enigmi bizzarri ma efficaci basati sul disinnesco di una bomba dalle sembianze di un volto parlante. Sono momenti che, nella loro semplicità, dimostrano quanto in realtà Happy Giant abbia capito delle cose importanti sul linguaggio, che vanno poi a contrapporsi a momenti estremamente meno efficaci e molto più frustranti, che – nel corso delle circa tra ore di gioco – fanno perdere parecchia immediatezza alla macro operazione.

È poi importante far notare che il titolo è esclusivamente in inglese, senza sottotitoli in italiano, ma solo in originale per non udenti. Se vi dico spesso di procedere comunque all’acquisto anche se non siete ferratissimi nella lingua d’oltreoceano, a questo giro vi invito invece a fermarvi se non avete una discreta conoscenza dell’inglese, poiché andreste a perdervi non solo uno degli elementi migliori del gioco, ma anche alcune spiegazioni fondamentali ai fini della risoluzione degli enigmi.
Da segnalare infine qualche bug di troppo, specialmente sul fronte della compenetrazione poligonale e dell’aggancio tra le mani virtuali e gli oggetti di scena, che non vanno a rovinare l’esperienza, ma a cui comunque preferirei non assistere giocando un prodotto che esce sullo store ufficiale.

Sam & Max: This Time it’s Virtual! è un’avventura simpatica, da cui mi aspettavo comunque molto di più. Il grosso problema sta fondamentalmente nel fatto che il prodotto Happy Giant non prende mai una direzione ben precisa, e va ad annacquarsi di quell’elemento o quell’altro a seconda del proprio punto di vista e dei propri gusti da videogiocatore. Chi cercava un prodotto leggero troverà qui alcuni enigmi troppo frustranti, chi cercava un’esperienza alla vecchia maniera lo troverà invece semplicistico. Insomma, questo capitolo VR di Sam & Max si farà giocare un po’ da tutti, ma non si farà amare – probabilmente – da nessuno.

Sam & Max: This Time it’s Virtual! è disponibile dall’8 luglio 2021 al prezzo di 24,99€ su Oculus Store e Steam.

 






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Alessandro Redaelli

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