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Season: A Letter to the Future | la recensione | PS5

Giocato su Playstation 5

Non ci girerò troppo intorno: Season: A Letter to the Future è un gioco per pochi; anzi, pochissimi. Un’opera che non segue nessuna regola del mercato contemporaneo del videogioco, un’esperienza difficile da comprendere per chi non ha la sensibilità adatta, un unicum nel panorama moderno. Season è tuttavia anche un titolo letteralmente imperdibile per tutte quelle persone che lì fuori, come me, cercano dal videogioco anche qualcosa che prescinda le sue regole più marcatamente popolari, facendo innamorare solo e soltanto chi sarà in grado di comprenderlo.

Non vi nascondo nemmeno che Season è un prodotto difficile da descrivere a parole, e che va necessariamente vissuto per essere capito. Su carta, il titolo di Scavengers Studio è un racconto che parla di un futuro probabilmente non troppo lontano, in cui plausibilmente il cambiamento climatico ha portato a una strana condizione in tutto il mondo. Una malattia che affligge la memoria, o da cui è afflitta la memoria stessa, da cui bisogna cercare di stare lontani per non lasciarsi sopraffare alla follia. Estelle, la protagonista del gioco, deciderà, quindi di esporsi per la prima volta al mondo, viaggiando fuori dal suo villaggio alla ricerca di immagini, suoni e sensazioni che possano in qualche modo imprimere per sempre quello che rimane di un’epoca che sta per finire. Non voglio rivelarvi di più su Season: A Letter to the Future, se non che il racconto – minimale nel contenuto come nella sua esposizione – riesce a raccontare l’essenza e la bellezza delle piccole cose, i pericoli del contemporaneo e le speranze per un futuro migliore in maniera impeccabile.

Sul fronte ludico invece il concept è semplice: una volta fuoriusciti dalla vostra città natale dovrete viaggiare da un luogo all’altro dell’ampia mappa open-world muniti di una macchina fotografica e di un microfono, collegato a un registratore. Da qui sta a voi capire quali sono gli elementi che i posteri dovranno necessariamente ricordare, registrando suoni e catturando immagini che si faranno, nel tempo, diario di un’intera epoca. Ovviamente non esiste una risposta giusta o una sbagliata, ma è soltanto la vostra sensibilità che andrà a raccogliere quello che per voi significa vita, natura, umanità. Un discorso sottile ma intenso, che arriva attraverso un gameplay apparentemente ridotto all’osso ma incredibilmente coinvolgente, anche grazie alla necessità di collezionare fisicamente dentro a un diario ciò che si è raccolto precedentemente.

Un’opera quindi per pochi sia sul fronte delle meccaniche di gioco, che su quello narrativo, mentre dal punto di vista stilistico siamo di fronte a qualcosa che non può lasciare indifferente anche il più avulso dei giocatori a questa tipologia di prodotto. La direzione artistica di Season è fenomenale: un 2:35 che restituisce tutta la bellezza di un mondo e di dei personaggi che aspettano soltanto di essere scoperti e vissuti, attraverso un cell shading eccezionale e un comparto sonoro a tratti commovente. Peccato che tecnicamente il titolo di Scavengers Studio soffra un po’ dei limiti delle produzioni a basso budget: qualche compenetrazione, qualche difetto sulle ombre, volti dei personaggi inanimati. È un difetto figlio del target a cui è rivolto Season, e non gli si può dire chissà poi cosa, proprio perché il solo fatto che Season esista è quasi un miracolo.

Si poteva poi lavorare un po’ meglio sull’esplorazione, in modo un filo meno lineare sulle zone, l’esposizione dei temi poteva essere gestita meglio, e su tutto questo non ci piove. Tuttavia la bellezza che è in grado di restituire Season: A Letter to the Future è un qualcosa che mi è capitato raramente di vedere fino a oggi nella generazione corrente, e il fatto che tutto questo esca fuori da un prodotto indie che vedrà difficilmente i favori del grande pubblico mi stupisce non poco. Ma ahimè, nel contesto del videogioco contemporaneo, forse, oramai non dovrei stupirmi più di niente.

Molto grave per gran parte dell’utenza italiana la mancanza invece non solo del doppiaggio, ma soprattutto dei sottotitoli in italiano, presenti soltanto in inglese. Un inglese sicuramente non complesso e di facile comprensione un po’ per tutti, ma che potrebbe staccare un po’ da un’esperienza meditativa che merita di esser goduta con tutta la calma e la serenità del mondo.

Season: A Letter to the Future è un prodotto più unico che raro, un po’ il Lisbon Story di Wenders del medium videoludico, un titolo che verrà letteralmente amato da chi riuscirà ad allinearsi con la sua sensibilità. Per tutti gli altri, chiaramente, il consiglio è quantomeno quello di provarci, anche solo se l’idea vi stuzzica, e di tentare di scoprire un modo di fare videogiochi che manca troppo spesso sugli scaffali fisici e virtuali del mercato contemporaneo.

Season: A Letter to the Future è disponibile dal 31 gennaio 2023 al prezzo di 24,99€ su PC, Playstation 4 e Playstation 5.






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Alessandro Redaelli

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