Giocato su Oculus Quest 2 con Oculus Link
Giocare a prodotti con qualche anno sulle spalle per la prima volta, nel 2021, è un’esperienza quanto meno bizzarra. Questo perché se sul fronte delle meccaniche abbiamo fatto passi da gigante dal 2016 fino ad oggi, sul fronte tecnico ed estetico abbiamo invece subito una battuta d’arresto, che ci ha fatto quasi regredire in termini di qualità puramente visiva. Ecco quindi che riaffrontando oggi le prime esclusive Oculus ci sembrerà di assistere a produzioni falsamente anacronistiche, che sembrano uscite da una generazione successiva a quella che stiamo vivendo, nonostante alcune probabili lacune in termini di design. Con Singularity 5, dei francesi di Monochrome Studio, mi è successa questa precisa cosa, trovandomi di fronte ad un titolo dall’aspetto meraviglioso, che rimane – in termini di gameplay – chiaramente figlio del suo tempo.
Singularity 5 è uno sparatutto ad orde, detto anche wave shooter, composto da cinque livelli unici, ambientato in una Francia sci-fi distopica in cui dovremo eliminare una dea cibernetica che ha preso possesso del mondo. Per fare questo, saremo infatti costretti a muoverci per le strade di questa neo-Parigi attraverso un movimento automatico, che si avvierà ogni qual volta ripuliremo l’area specifica che stiamo calpestando; attraversando lentamente, passo dopo passo, le incredibili strade di cui è composto il mondo di gioco.
Ed è proprio sul fronte stilistico che Singularity 5 ci stupisce fin dai primi secondi di gioco, presentandoci un mondo costruito da un’art direction a dir poco sconvolgente, che abbraccia classicismo e post-modernismo con una grazia rara e preziosa. Il mondo bianco ed immacolato si sporca di dettagli dorati e metallici, strutture barocche ed armi futuriste, che coadiuvano in uno spettacolo per gli occhi, che da un gioco con più di tre anni sulle spalle – sono sincero – non mi aspettavo. Chiaramente l’impossibilità di muoversi attraverso la levetta analogica, dovendo necessariamente seguire il percorso prestabilito dagli autori, aiuta a restituire un ritmo ed una messa in scena con ben poche sbavature; ma rimane curioso scoprire quanto si poteva arrivare lontani qualche anno fa, anche da indipendenti, lavorando con un certo occhio per l’impatto estetico.
Se sul fronte stilistico siamo di fronte ad un’opera di un certo livello, il gameplay risulta efficace, ma – chiaramente – un po’ invecchiato. Di videogiochi VR in cui sparare all’impazzata a creature che spuntano da ogni dove ne abbiamo visti a migliaia, e molti di questi sono riusciti a stratificare un genere che poteva morire smettendo di evolversi costantemente. Essendo un prodotto distribuito nel 2018, chiaramente Singularity 5 non presenta nulla più sul fronte ludico del classico shooter drittissimo che abbiamo imparato ad amare, e poi ad odiare, nel corso di questi cinque anni di realtà virtuale. Non che l’esperienza sia monotona o noiosa, anche perché il titolo si può chiudere serenamente in meno di due ore; ma se siete stanchi del solito “mira, spara, cambia arma e ricarica”, il prodotto di Monochrome potrebbe risultare fin troppo formulaico per il vostro palato oramai fino.
Certo, non mancano momenti scriptati in cui l’estetica e l’ira del combattimento danno vita a momenti eccezionali e coinvolgenti, ma – purtroppo – Singularity 5 ha un altro paio di piccoli problemi. Ahimè, in questi mesi in cui i driver Nvidia giocano – versione dopo versione – a rovinare la vita dei giocatori VR, non ho idea se il problema sia dato dalla GPU o dall’ottimizzazione del gioco, ma ho riscontrato cali di framerate allucinanti in più di un’occasione. Soprattutto quando lo schermo si riempie di nemici, i frame per secondo crollano vertiginosamente, tanto che li si può contare sulle dita di una mano; e su un prodotto del 2018 che gira su una 1080Ti, personalmente, non lo accetto. Ripeto, potrebbe serenamente essere un problema di driver, ma dato che dalle ultime due uscite di Nvidia un po’ tutti riscontrano gli stessi problemi, l’esperienza in compagina di Singularity 5, oggi, potrebbe risultare un filo problematica.
Se il primo punto è relativo, il secondo non lo è. Personalmente adoro i titoli difficili, quelli che ti spingono a dare il meglio di te premiandoti infine con una ricompensa che acquisisce un valore triplo rispetto a quello che ci si aspetta. Il problema del titolo Monochrome però non è tanto la difficoltà generale dell’esperienza – il più delle volte bilanciata – quanto un paio di picchi insensati che risulteranno a dir poco frustranti dopo decine di volte che cercherete di superarli. Chi l’ha giocato lo sa, chi non l’ha giocato si tenga alla larga dalla fine del quarto livello, perché da lì inizierà una discesa negli inferi che, vi assicuro, non volete percorrere. Con un po’ di fortuna e tanta pazienza, anche questa manciata di spike incomprensibili si possono comunque superare, e l’esperienza generale risulta comunque soddisfacente.
Singularity 5 è un wave shooter con un pizzico di movimento un po’ vecchio nella struttura, quanto meraviglioso sul fronte estetico. Forte anche di un prezzo pieno sotto ai dieci euro, il prodotto degli amici francesi è senza dubbio un’esperienza che molti utenti PCVR potrebbero trovare soddisfacente, anche solo per passarci un pomeriggio in attesa che il mercato su personal computer si risvegli dal suo lungo sonno.
Singularity 5 è disponibile dal 21 Dicembre 2021 su Steam ed Oculus Store al prezzo di 8€ e, compatibile con HTC Vive, Valve Index, Oculus Rift e WMR.
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