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Smettiamola di parlare di Astro’s Playroom!

Quello di oggi è un video particolare, perché si parla di un titolo flat. Attenzione, non un titolo flat qualunque, ma del seguito spirituale di quell’Astro Bot: Rescue Mission che ci ha fatto innamorare perdutamente di Playstation VR, e che esce oggi insieme a Playstation 5 per dimostrare le potenzialità del controller proprietario del nuovo hardware di Sony. Astro Playroom, infatti, non è altro che una grossa dimostrazione di forza da parte dello splendido Dual Sense di Sony, atto a dimostrare tutte le feature esclusive che è possibile trovare solo sulla nuova piattaforma Playstation. Ed allora, perché ne parliamo? Perché se bazzicate le riviste generiche di videogiochi od i gruppi Facebook dedicati a Playstation, praticamente tutti quelli che hanno parlato di Astro Playroom lo hanno definito un gioco rivoluzionario, quando invece non è così. Ma prima, una piccola introduzione al prodotto.

Al lancio di PS4, Japan Studio rilasciò The Playroom, ovvero un insieme di mini giochi gratuiti atti a dimostrare le potenzialità dell’ormai passato Dualshock 4. Per la prima volta il nostro robottino preferito faceva capolino sugli schermi videoludici di tutto il mondo, dimostrando quanto lavoro c’era dietro all’hardware di Sony attraverso una serie di piccole esperienze brevi ma intense. Tuttavia, dopo qualche mese, finì nel dimenticatoio. Quando Sony lanciò Playstation VR, The Playroom venne aggiornato per supportare la realtà virtuale, dimostrandoci invece le potenzialità del nuovo HMD dedicato alla quarta iterazione della nostra amata Playstation. Da lì in poi l’utenza iniziò ad insistere, chiedendo un titolo di Japan Studio di grosse dimensioni ispirato proprio a The Playroom, e nel 2018 furono accontentati con Astro Bot: Rescue Mission, ovvero un platform che estendeva una delle esperienze gratuite contenute in The Playroom. Il titolo era fenomenale, e si impose come miglior platform presente su piattaforme di realtà virtuale, tanto che ancora oggi non esiste letteralmente nulla che gli si possa anche soltanto avvicinare per sbaglio.

Quando durante la conferenza di Playstation 5 assistemmo in diretta alla presentazione di Astro Playroom, scoprendo con nostro grande dolore che si trattava di un titolo flat paragonabile a The Playroom, ci rimanemmo tutti estremamente male. Il gioco sembrava visivamente bellissimo, fatto apposta per la realtà virtuale, ma serviva come mero pretesto per dimostrare le potenzialità del Dual Sense. Ora, chiaramente non è una mossa così assurda; in fondo The Playroom nel 2013 fece la stessa identica cosa, integrando la VR soltanto più tardi, ma Astro Bot era ormai entrato così tanto nell’immaginario collettivo di noi utenti VR che ci sembrava quasi una bestemmia un titolo del genere senza il supporto a qualsiasi visore.

Bene, dopo aver provato il titolo su Playstation 5 posso dirvi che effettivamente Astro Playroom è comunque un ottimo titolo. Certo, dura meno di tre ore, non presenta la benché minima narrativa ed – in generale – è soltanto un grosso spottone di Sony; ma le idee straripanti di Japan Studio fanno comunque di Astro Playroom uno dei platform più belli del mercato console contemporaneo. Ed allora, di cosa mi lamento (tanto per cambiare)? Di ciò che si è detto riguardo ad Astro Playroom. Ne ho sentite di ogni: dal parlare di grande rivoluzione del genere, al definirlo il miglior platform recente dopo Mario Odissey; dall’indicare il Dual Sense come vero punto di congiunzione tra realtà e videogioco, all’urlare che ad oggi non esiste davvero niente di simile.

Siamo sinceri, è vero che il nuovo controller di Playstation 5 sta oggettivamente una spanna sopra a tutti i suoi competitor, ed è vero che Astro Playroom è – di fatto – una splendida esperienza; ma chi si è lanciato in certe considerazioni, secondo voi, ha giocato ad Astro Bot: Rescue Mission? Io credo di no. Credo di no perché nonostante il meraviglioso feedback aptico, Astro Bot: Rescue mission su Playstation VR faceva qualcosa di ancora insuperato, premendo l’acceleratore su tutto ciò che si può – ad oggi – definire immersivo in un videogioco. Astro Bot era in grado di proporre una meccanica di gioco inedita dietro l’altra letteralmente ogni cinque minuti, riempiendo le circa sei ore necessarie a concluderlo di tante di quelle cose che qualsiasi gioco recente ne esce con le ossa rotte. L’opera di Japan Studio era un concentrato di meraviglie scomposto in una manciata di Gb, e chiunque l’abbia provato non può far altro che annoverarlo tra i suoi titoli preferiti di sempre.

Ed allora, perché tutto questo clamore per un titolo oggettivamente valido, ma ben lontano dai fasti dell’avventura precedente? Ve lo dico io: perché Astro Bot: Rescue Mission l’abbiamo giocato in pochi. Ed è un peccato quasi mortale, perché se tutti riconoscono le qualità di Astro Playroom immaginatevi come potrebbero rimanerci una volta finito il primo livello di Rescue Mission, una volta completato il primo boss; la prima volta che ci si ritrova faccia a faccia con una meccanica unica, che funziona soltanto in realtà virtuale.  Lo so io come ci rimarrebbero: di sasso.

Ripeto, non voglio dire che Astro Playroom non sia un’esperienza meravigliosa, perché – di fatto – lo è, ma è innegabile come la precedente scusa per immergerci nel mondo ideato da Japan Studio fosse estremamente più convincente ed appassionante. Quello che mi chiedo è: come mai anche i grossi player dell’editoria videoludica non hanno fatto presente questo evidente fatto? L’amara verità è che forse, anche loro, non ci hanno giocato, e non riescono quindi ad avere un quadro completo della situazione in casa Sony quando si parla di periferiche che puntano sull’immersione. Se Sony ha sbagliato a proporre prematuramente la realtà virtuale su Playstation con titoli incapaci di assecondare le esigenze della community, le riviste di videogiochi hanno fallito nel convincere gli utenti che la VR, anche quella di Sony, era ed è qualcosa di letteralmente fuori scala; più dell’audio 3D, più del 4k a sessanta fotogrammi, più del Dual Sense.

Non ci resta quindi che attendere impazienti il nuovo visore di Sony, incrociando le dita fino a farci male, nella speranza che Astro Playrom riceva – ancora una volta – il supporto alla realtà virtuale. Per oggi è tutto, io vi invito ad iscrivervi al canale, lasciare un like, commentare e condividere questo video con tutti quelli che non fanno altro che parlare di Astro Playroom, così che – forse – possano rimanere incuriositi dal precedente capolavoro di Japan Studio, ed immergersi finalmente in quella che è, di fatto, la vera next gen.






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Alessandro Redaelli

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