Dopo aver visto il primo trailer di Atomic Heart, ho immediatamente realizzato che quello sarebbe stato il titolo da me più atteso durante l’anno corrente. Questo perché, oltre a presentarsi straordinariamente bene, sono palesi i rimandi a capolavori quali Bioshock, System Shock e Half Life, inglobati però in un contesto estremamente originale e affascinante. Quando Mundfish ha quindi annunciato un titolo only VR che facesse da introduzione alla loro uscita di punta mi sono fiondato sul titolo con le aspettative a mille.
Soviet Lunapark VR è uno spin-off di Atomic Heart, con cui condivide assets, stile grafico e atmosfera, ma che si distanzia fortemente a livello di meccaniche di gioco, almeno per ora.
Questa di oggi è un’anteprima della versione EA, poiché Soviet Lunapark VR ad oggi non ha molto da offrire ma promette grandi cose. Il gioco pare sia online a metà prezzo proprio per questo motivo, ma con l’arrivo della 1.0 prima della fine dell’estate le cose dovrebbero cambiare radicalmente.
Questo primo titolo di Mundfish è, almeno in questa prima fase, un classico sparatutto a ondate in cui attraverso i quattro livelli disponibili bisognerà distruggere fitte orde di zombie sia in single player che in multiplayer. Da uno splendido HUB centrale, che ha l’aspetto di un piccolo parco divertimenti sovietico dismesso, sarà possibile scegliere “l’attrazione” che si vuole provare avvicinandosi alla rispettiva cabina. Questi cabinotti ci spediranno in una delle quattro mappe dopo averci fatto scegliere uno dei quattro personaggi disponibili, che si differenziano per arma utilizzata e skill attive.
Ogni personaggio ha una sua identità propria, sia estetica che di meccaniche e ognuno troverà sicuramente l’alter-ego che più si sposa con il tipo di approccio che preferisce. D’altro canto, le quattro mappe che compongono per ora l’esperienza base di Soviet Lunapark VR sono, sì splendide da vedere, ma davvero troppo piccole e circoscritte.
In realtà le mappe in sé non peccano per metratura, se non fosse che l’area effettivamente calpestabile sia di pochi metri, generalmente posizionata al centro della mappa. Questo fatto risulta abbastanza assurdo, perché rimanere bloccati da un muro invisibile mentre si ha di fronte uno spazio molto più ampio disturba parecchio e toglie immersione. Speriamo quantomeno che nella versione definitiva questo grave difetto venga superato.
All’inizio di ogni mappa ci verrà inoltre richiesto di completare dei piccoli enigmi, che generalmente consistono nello spostare degli oggetti e che non vanno oltre un ragionamento elementare ed immediato, mentre il quarto livello si chiude con una boss-fight bella da vedere ma un po’ macchinosa nelle dinamiche. Nonostante questo tentativo di dare varietà al tutto, l’elemento cuore del gameplay rimane comunque l’annientamento dei nemici nel minor tempo possibile.
Raccontato così, Soviet Luna Park sembrerebbe non essere un granché. E invece, le potenzialità sono enormi. Il più grande pregio dell’esordio di Mundfish è senza dubbio l’impatto estetico. Soviet Luna Park è forse il titolo VR più bello da vedere ad oggi, grazie sia ad una realizzazione tecnica ineccepibile che a un’art direction a dir poco fenomenale, che riesce a coadiuvare un colpo d’occhio da non crederci con musiche sempre azzeccate e un tono leggero ma inquietante, che si fonde alla perfezione con ogni dettaglio.
Dispiace dunque vedere che per ora il gioco non c’è, perché quattro piccole mappe in cui sparare all’infinito non bastano per rendere un’esperienza VR completa, ma Mundfish ha già dichiarato di voler introdurre una Story Mode, nuove mappe e altri personaggi nei prossimi aggiornamenti.
Speriamo che l’uscita dall’EA dia finalmente dignità ad un titolo che, potenzialmente, potrebbe piazzarsi con grande facilità nell’olimpo degli sparatutto in realtà virtuale.
Ci aggiorniamo all’uscita della recensione completa, incrociamo le dita.
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