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Stranger Things VR | la recensione | Meta Quest

Giocato su Meta Quest 3

Il caso televisivo più rilevante dell’ultimo decennio arriva in realtà virtuale, con un gioco che ripercorre la storia dell’antagonista principale, tutto in italiano, e sviluppato da uno studio capace e consapevole com’è Tender Claws. Cosa poteva andare storto? Su carta niente, ma all’atto pratico le cose sono un filino più complicate di così.

La vera domanda, quando si parla di Stranger Things VR, è: di cosa stiamo parlando?
Vi assicuro che, come non si era capito durante l’annuncio e i successivi trailer, anche giocandolo e arrivando alla sua conclusione la domanda persiste, perché lo studio americano decide di percorrere una strada rischiosa e del tutto personale. Possiamo definire Stranger Things VR come un bizzarro mix tra un walking simulator, un action/platform molto limitato e un film arthouse parzialmente interattivo, ma non sarebbe comunque una descrizione sufficiente per capire davvero cos’è il gioco di Tender Claws. 

Il racconto inizia nei panni di Vecna, il famoso villain di tutta la saga, che viene risvegliato per motivi a noi ignoti, mentre si muove dentro ad ambientazioni infernali piene di mostri, a cui dovremo semplicemente lanciare delle pietre per sconfiggerli. Questo tipo di sezione, che verrà proposta nuovamente nel corso dell’avventura, è in assoluto la più debole. Parliamo di una sorta di platform dalle sfumature action terribilmente impreciso, mai soddisfacente, noiosissimo fin dal primo minuto. Una sezione probabilmente imposta da Meta allo studio, che aveva invece molta più voglia di esplorare i limiti tra il cinema – o comunque il racconto passivo – e le possibilità offerte dalla realtà virtuale.

Il resto del gioco, infatti, è sostanzilamente un racconto semi-passivo, in cui dovremo prevalentemente camminare, guardare e aspettare la fine di un dialogo per passare alla scena successiva. Nel frattempo ci verrà chiesto di tener premuto un tasto per passare dalla realtà al sottosopra, dovremo utilizzare una macchina fotografica giocattolo per spostarci da una scena all’altra o muoverci da un punto A a un punto B per portare avanti il racconto. Vien da sé che definire videogioco Stranger Things VR è – quantomeno – azzardato.

Ha delle sezioni proprie del videogioco, per lo più insufficienti nel concept e nella realizzazione, ma il focus principale è quello di assistere a una storia, la storia legata prevalentemente alle ultime stagioni della serie. Viene spontaneo quindi chiedersi: questa storia è interessante? Ecco, da persona che non apprezza molto la serie Netflix… no, non particolarmente. E non solo, perché anche se lo fosse, il problema è che Stranger Things VR dà totalmente per scontato che abbiate visto il prodotto originale, e che sappiate da dove si arriva e verso quale direzione si sta andando. Sfido chiunque non abbia mai visto la serie a capirci anche solo la metà di quello che succede durante le tre ore scarse che dura il titolo.

C’è però un elemento oggettivamente di gran valore, dentro al titolo di Tender Claws, ed è la sua direzione artistica. L’unica cosa che non mi preoccupava di Strangers Things VR era infatti proprio la sua estetica, grazie ai precedenti lavori di un team che ha sempre dimostrato una grande sensibilità quando si parla di messa in scena. Il lavoro sull’immaginario, sul cel-shading, sulla palette cromatica e le soluzioni legate alla quantità poligonale gestita dal Quest è eccezionale. Tanto eccezionale che ci sono momenti in cui, nonostante sul fronte narrativo ci si capisca poco e nulla, potremmo comunque rimanere affascinati da un lavoro sull’immagine e sul suono davvero di gran livello, purtroppo al servizio di un prodotto insufficiente, e forse consigliabile soltanto ai più grandi fan della serie presenti su questo pianeta.

Ottima – quantomeno – la presenza dei sottotitoli in italiano, da molti richiesti a gran voce, pena: il non-acquisto del gioco. Ecco, ora vi chiedo, siete più contenti di comprare un titolo senza l’italiano, ma di qualità, o un prodotto non riuscito come Stranger Things VR, ma totalmente in italiano? A voi la sentenza definitiva.

Stranger Things VR è un brutto videogioco, con alcuni elementi estetici eccezionali. Forse ai fan della serie, e a quelli delle esperienze arthouse sotto acidi, potrebbe anche piacere, ma sicuramente tutti gli altri non troveranno qui qualcosa di particolarmente interessante, nel grande calderone delle esperienze Quest. Tutti gli ultimi giochi su licenza, in ogni caso, sono andati malone, speriamo – quantomeno – per Attack on Titan.

Stranger Things VR è disponibile dal 22 febbraio 2023 al prezzo di 29,99€ su Meta Quest.






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Alessandro Redaelli

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