The IOTA Project provato

Agli albori della realtà virtuale di questa generazione, l’eccellente demo Vox Machinae ha fatto sognare molti proprietari di Oculus DK2 due anni e mezzo fa. Purtroppo il progetto è naufragato, seguito a ruota da Hawken, e di giochi di mech non se ne sono visti più per un pezzo. Fortunatamente il digiuno sembra essere finito: Archangel, War Robot e ora The IOTA Project, con altri titoli robotici a stretto giro, invertono sonoramente il mesto trend.

The IOTA Project è una alpha, ovvero un prototipo ancora lontano dal suo completamento. Questo progetto deriva da quattro mesi e mezzo di lavoro di un nutrito team di sviluppo per gli standard della realtà virtuale, ben tredici persone. E’ stato rilasciato non quale versione ridotta di un imminente titolo in pubblicazione – ha una sua pagina, non è una demo – ma come tentativo di avere un immediato riscontro da parte della comunità e preziosi suggerimenti sui passi futuri da seguire.

Si distingue rispetto a titoli similari per alcuni elementi; innanzitutto non giocherete da seduti, l’interno del mech presenta un abitacolo sferico, pensato per la posizione eretta. La cabina di comando è essenziale, per non dire scarna, ma include alcuni pulsanti virtuali. Questo conduce al secondo elemento di originalità, perché IOTA mescola il tracciamento delle braccia meccaniche allineato sulle mani (funzionalità in cui Archangel non teme paragoni) con i già citati comandi virtuali dell’abitacolo e bottoni fisici sul controller. Il terzo elemento di originalità è lo stile: mentre gli altri adottano una caratterizzazione realistica, con robot tozzi dalle pesanti lamiere metalliche ora nel versante Mechwarrior ora nel versante Pacific Rim, qui troverete robot snelli e dalle lunghe gambe, con una colorazione vivida quasi tendente al neon.

La demo disponibile offre una esperienza di gioco limitata, potrete muovervi all’interno di una città in cui tutto è distruttibile anche se con una fisica semplificata. Potrete combattere contro altri robot ed enormi droni trielica, raccogliere potenziamenti ed una coppia di spade, nonché tirare alcuni oggetti quali automobili e pali della luce. Il senso della scala è ben reso e fronteggiare un robot alto quanto un palazzo fa sempre la sua figura. Perfettibili i comandi, sia nella precisione del tracciamento delle braccia, sia per il sistema di rotazione adottato. Manca un vero scopo al momento, cosa che il progetto tutto deve ancora concretizzare; noi ci auguriamo una svolta nella direzione di una vera campagna, con adeguati elementi di crescita e di esplorazione che garantiscano profondità e senso, qualcosa di cui la realtà virtuale (con o senza robot) ha tutt’oggi un disperato bisogno.






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Raffaele Cadeddu

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