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The Pirate Queen | la recensione | Meta Quest, PCVR

Giocato su Meta Quest 3

Sapete perché le esperienze VR che ci sono rimaste più nel cuore sono quelle della prima ondata di realtà virtuale? Perché erano titoli semplici, dritti, che cercavano di sfruttare davvero al cento per cento tutte le possibilità offerte dalla realtà virtuale. Lo facevano a volte in modo un po’ ingenuo e a volte ripetitivo, ma la bellezza dell’interazione rimane innegabile, ed ecco perché ancora oggi – riferendoci alle migliori esperienze mai giocate in VR – parliamo ancora, molto spesso, dei giochi delle origini. The Pirate Queen arriva a quasi dieci anni di realtà virtuale, ma cerca di fare quell’esatta cosa lì: un’operazione riuscita, ma a cui manca un unico elemento fondamentale.

Ching Shih è la piratessa più famosa della storia: una donna che è ricordata – a oggi – come quella che ha vinto più battaglie durante l’impero cinese dell’ottocento. È un personaggio affascinante, interessante e ambiguo, che Singer Studios decide però di trattare con un tono leggero, edulcorato, un po’ alla Disney. L’idea è corretta: prendere una figura storica nota e costruirci intorno una storia adatta a tutti, che racconti in qualche modo l’epoca che ha vissuto, ma che risulti allo stesso tempo digeribile a un pubblico che non ne conosce le gesta. Il team decide di fare lo stesso anche con il design: un design asciutto e con pochi elementi, che nasce proprio in funzione della sua accessibilità, esattamente com’erano stati quei giochi, da Batman: Arkham VR in poi, di cui vi ho parlato in apertura.

In The Pirate Queen dovremo semplicemente accompagnare il racconto, camminando da un punto all’altro senza essere colpiti, spostandoci in canoa, arrampicandoci alle funi e risolvendo qualche piccolo puzzle, preferibilmente utilizzando il teleport rispetto al movimento libero. Sono tutte azioni che vengono automatiche, come dovrebbe sempre essere in un prodotto VR, e che fa piacere ritrovare qui, dopo che l’industria sembra aver abbandonato quella direzione più “pop” e generalista di cui abbiamo ancora grande necessità. Non che i prodotti più complessi e hardcore non vadano bene, anzi, ma dopo titoli come Assassin’s Creed VR e Asgard Wrath 2 avevo sinceramente bisogno di qualcosa di più contenuto e guidato, come erano stati i capolavori della prima ondata di realtà virtuale. 

Ecco, con The Pirate Queen – tuttavia – non stiamo parlando di un capolavoro. Il titolo di Singer Studios (qui al loro esordio) fa più o meno tutto bene a livello di racconto e meccaniche, ma c’è una cosa – fondamentale in questa tipologia di prodotti – che sbaglia piuttosto platealmente: il comparto tecnico. Ci ricordiamo del sopracitato Batman: Arkham VR, oltre che per il suo racconto e le sue poche ma precisissime meccaniche, perché visivamente era stato in grado di catturarci come nessun videogioco tradizionale aveva fatto prima. Era limitato, anzi, limitatissimo, ma la cura per l’ambientazione riusciva a farci immedesimare con una forza straordinaria dentro al suo immaginario. In The Pirate Queen, ahimè, questo non succede. La colpa è chiramente di Meta Quest, e della direzione che ha preso il mercato negli ultimi anni. Con lo standalone a dominare sulle vendite, forse, non è più il tempo di prodotti come questi, che fanno dell’immersività completa il loro punto ultimo e fondamentale. 

Non stiamo parlando di un titolo visivamente inguardabile, anzi, è un prodotto in linea con l’ondata indie che ha partorito lo standalone negli ultimi tre anni, ma non è abbastanza per riuscire a sprigionare quella forza che The Pirate Queen ha in tutti gli altri suoi elementi. È vero, io l’ho giocato su Meta Quest 3, e The Pirate Queen è in uscita anche su Steam, ma a giudicare dagli screen e dai video credo proprio che la build di partenza fosse proprio quella per lo standalone, e non viceversa.

Troviamo poi una manciata di piccoli glitch che a volte rischiano di infastidire, ma su cui possiamo sorvolare viste le dimensioni del team, e dei sottotitoli purtroppo soltanto in lingua inglese, nonostante la voce della protagonista sia quella di Lucy Liu: la nota attrice di origini taiwanesi che tutti ricorderanno sicuramente per Kill Bill.

The Pirate Queen è una piccola esperienza da un paio d’ore come non ne vedevamo da un po’, e che vorrei trovare più spesso sugli store dei nostri visori per realtà virtuale. È un racconto contenuto e indicato prevalentemente ai neofiti della VR, ma anche chi è un po’ a digiuno di un certo tipo di produzioni, a loro modo demodé, potrebbe giocarlo e finirlo con grande piacere. 

The Pirate Queen è disponibile dal 7 marzo 2024 al prezzo di 14,99€ su Meta Quest e PC.






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Alessandro Redaelli

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