Giocato su Oculus Rift S
Il The Walking Dead di Survios è stato sicuramente il prodotto più travagliato del famigerato studio di sviluppo americano. Annunciato all’inizio dell’anno scorso, The Walking Dead Onslaught era stato presentato come un FPS cooperativo online dal sapore di Left 4 Dead, e vedeva inizialmente la sua finestra di lancio a pochi mesi di distanza dall’annuncio. A poche settimane dall’uscita, invece, accade l’impensabile: Skydance Interactive non solo annuncia un titolo VR basato sulla stessa licenza, ma decide di bruciare lo studio concorrente sul tempo. The Walking Dead: Saint & Sinners esce sul mercato all’inizio di quest’anno, e si dimostra uno dei prodotti single player più avvincenti visti nel mondo della realtà virtuale, sia su PC che su console. Il risultato è molto semplice: AMC – che detiene i diritti televisivi – si spaventa, e decide di dare una sterzata al progetto, costringendo Survios a far assomigliare il suo prodotto a quello concorrente; che nel frattempo aveva riscosso un successo quasi inaspettato. Consci della qualità innegabile di Saint & Sinners, saranno riusciti in casa Survios a migliorare il titolo basato sul fumetto? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
La struttura ludica The Walking Dead Onslaught si presenta al giocatore praticamente invariata rispetto al capitolo di Skydance Interactive, con tutti i pregi ed i difetti del caso. Dopo una breve intro che ci introduce alla mediocre linea narrativa principale del titolo, ci ritroviamo quindi all’interno dell’hub principale del gioco; composto dalle varie attività che vanno a comporre un loop-game valido su carta, ma imperfetto all’atto pratico. Da qui, nei panni di Rick, potremo scegliere se proseguire con le missioni principali del gioco, avventurarci nelle missioni di scavenging, costruire diverse strutture e modificare il nostro armamentario. Avvicinandoci a Daryl potremo quindi svolgere le sette main mission che vanno a comporre la campagna principale, in cui vestiremo i panni di quel Norman Reedus, che solo poco tempo fa’ ci aveva accompagnato attraverso l’ultima epopea di Hideo Kojima. La storia che vivremo, infatti, sarà un lungo flashback che precede l’arrivo al campo, e verrà quindi commentata in game sia da Daryl che da Rick, che tentano in tutti i modi di dare un tono ad una sceneggiatura inconsistente ed oggettivamente poco interessante.
È anche vero che un videogioco, specialmente in VR, vive soprattutto del suo gameplay; e come Saint & Sinners non brillava certo per una scrittura particolarmente estrosa, le meccaniche di gioco riescono spesso a salvare in parte o in toto un prodotto. È questo il caso di Onslaught? Più o meno.
L’elemento da cui il titolo Survios si allontana con più insistenza rispetto al prodotto visto a gennaio di quest’anno, è la sua struttura estremamente lineare. Se S&S proponeva infatti una sorta di piccolo open world diviso ad aree, Onslaught punta tutto su livelli drittissimi e separati tra loro, che avrebbero necessitato sicuramente di una maggiore varietà di situazioni. Nei titoli drittissimi come il sopracitato, quello che funziona è solitamente il lavoro certosino sui momenti scriptati e spettacolari, che vanno sì a limitare la libertà data al giocatore, ma anche ad avvolgerlo con una messa in scena profondamente cinematografica. In questo caso nulla di tutto ciò accade, e quello che dovremo fare sarà sempre correre fino alla fine del corridoio eliminando più nemici possibile, raccogliendo qualche oggetto e risolvendo qualche microscopico puzzle ambientale. C’è da dire che, nonostante la sua semplicità, la campagna principale si fa comunque giocare piacevolmente, soprattutto grazie ad una buona quantità di nemici a schermo e le molte armi che troveremo per smembrarli.
Dal punto di vista del combat system, Onslaught propone un approccio molto più arcade e diretto rispetto al suo predecessore, puntando sì tanto sull’utilizzo dell’arma bianca, ma calcando anche la mano anche su una buona quantità di bocche da fuoco. Pistole, fucili a pompa, balestre e chi più ne ha più ne metta, il mondo di Onslaught è pieno di armi con le quali sbizzarrirci, che potremo oltretutto modificare e migliorare attraverso i vari utensili che troveremo nel mondo di gioco. Tuttavia le armi da fuoco hanno un grosso problema: sono più scomode e meno efficaci di un banale coltello. Correre tra infinite orde di zombie tirando coltellate a destra e a manca renderà il completamento del livello una vera passeggiata, lì dove una smitragliata di M4 non riuscirà spesso a buttare a terra nemmeno un morto vivente. Se da una parte risulta comunque divertente provare più approcci sfruttando tutto l’armamentario del gioco, ci ritroveremo ben presto a spammare colpi d’arma bianca per concludere il più velocemente possibile l’esperienza. La problematica viene anche dal fatto che, in Onslaught, non esiste un cooldown da stamina legato alle nostre braccia, e potremo quindi spammare quanti più colpi possibili basandoci soltanto sulla nostra effettiva resistenza.
Ciò comporta che non percepiremo mai un vero e proprio senso di pericolo, nonostante il numero di nemici a schermo sia sempre portentoso. Consci della problematica, in casa Survios hanno pensato bene di aggiungere una seconda modalità, che si muove in parallelo assieme alla campagna principale, e che andrà necessariamente completata per sbloccare gradualmente le main missions. La modalità scavenging prevede una sorta di corsa contro il tempo all’interno di livelli leggermente ramificati, in cui dovremo raccogliere più oggetti possibile prima che un’orda ingestibile di nemici ci faccia la pelle. Una volta arrivati al checkpoint dovremo infine resistere a diverse ondate nemiche, in attesa che il furgoncino di un compagno venga ad estrarci. Concettualmente la meccanica di gioco è in questo caso più divertente, e ci costringe a correre come forsennati per portare a casa il materiale necessario alla costruzione delle strutture, ma anche qui sorgono alcuni difetti. Il primo è senza dubbio la realizzazione pressapochista dell’orda, che si presenta come una semplice linea rossa dalla quale dovremo allontanarci, e che non ha certo la forza visiva del suo analogo in un titolo come Days Gone. La seconda è che tutti e dieci circa i livelli scavenging mantengono sia la stessa identica struttura, che lo stesso colpo d’occhio. Quest’ultimo è sicuramente il problema più grave, poiché già dopo i primi due o tre livelli, la corsa contro il tempo proposta da Survios inizierà a farsi tediosa e stucchevole. L’appeal di queste missioni secondarie può dirsi sufficiente soltanto se siete grandi fan della serie televisiva, e troverete soddisfazione già solo ad interpretare Rick, Michonne e Carol a seconda dei vostri gusti, personalizzando inoltre il loro loadout prima di partire.
Con i materiali accumulati, potrete comunque costruire le sopracitate strutture, che vi restituiranno bonus attivi e passivi durante tutte le missioni proposte dal gioco. Inoltre, potrete anche potenziare le vostre armi preferite attraverso il banco da lavoro posto nell’hub; anche in questo caso guadagnando skill passive o attive a seconda del vostro stile di gioco.
Tra missioni principali e secondarie, una run completa del titolo si potrà concludere in circa sei ore, alle quali ne potrete serenamente aggiungere un paio qualora vogliate potenziare tutte le armi e le strutture. Di certo non una durata straordinaria, ma perfettamente in linea con l’esperienza di gioco proposta.
Anche sul fronte grafico il lavoro svolto da Survios risulta sufficiente ma non esaltante. Se in Saint & Sinners lo stile cell shading ed il lavoro sull’ambientazione restituivano un grado di coinvolgimento decisamente appagante, in Onslaught l’estetica un po’ freddina che strizza l’occhio al realismo senza mai davvero raggiungerlo, non restituisce sicuramente lo stesso risultato. Non che le ambientazioni ed i modelli poligonali dei nemici siano da buttare, anzi, ma dopo aver vissuto il medesimo immaginario messo in atto attraverso un’art direction più convincente, quello di TWD Onslaught risulta decisamente dimenticabile.
Questo ci porta al più grosso problema del titolo di Survios, che racchiude tutti i sopracitati: The Walking Dead Onslaught manca di personalità. Lo zombie game su licenza AMC manca di carattere sul fronte estetico, su quello narrativo e sulle meccaniche di gioco; ed il problema è chiaramente frutto di uno sviluppo che ha subito una sterzata produttiva decisamente immotivata. Se Onslaught fosse stato – come da principio – uno sparatutto co-op caciarone, con più varietà di ambientazioni e con un maggior polishing nel combat system, il titolo poteva serenamente ergersi ad’alternativa a S&S per chi non ama i prodotti a singolo giocatore. In questo caso, invece, le avventure di Rick, Daryl e compagni risultano soltanto una copia un po’ sbiadita di un altro grande gioco, e potranno sì soddisfare qualcuno, senza però farlo mai – realmente – innamorare.
Parliamoci chiaro: The Walking Dead: Onslaught non è un brutto gioco, e nel mercato desolante dei titoli doppia e tripla A in realtà virtuale risulta comunque un prodotto competente e che divertirà sicuramente i giocatori senza troppe pretese. Il grosso problema è che Saint & Sinners ha oramai stabilito un metro di paragone molto più alto del risultato raggiunto da Survios, e di conseguenza chiunque abbia giocato al titolo sopracitato non potrà che valutare un po’ tiepidamente la nuova avventura marchiata The Walking Dead. In ogni caso, chiunque ami gli FPS single player a tema zombie non potrà che divertirsi con un prodotto che non eccelle in niente, ma che non sbaglia comunque nulla in maniera clamorosa, regalandoci l’ennesimo sparatutto dignitoso del mercato VR.
The Walking Dead: Onslaught è disponibile dal 29 Settembre 2020 su Steam, Oculus Store e Playstation Store al prezzo di 29,99€
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