Giocato su Meta Quest 2
The Walking Dead: Saints & Sinners è stato uno dei giochi che hanno rappresentato al meglio la realtà virtuale in questi ultimi tre anni. Non solo perché il brand su cui si basa è ampiamente riconosciuto, o perché è stato rilasciato nel momento di maggior flusso di mercato, ma soprattutto perché riusciva ad applicare un game design tipicamente flat a un linguaggio che non vedeva da molti mesi un esponente di rilievo nel contesto del tripla A. Avevo quindi le aspettative letteralmente a mille per questo secondo capitolo, anche perché avendolo provato alla Gamescom di quest’anno mi era parso davvero in ottima forma. E invece, devo ammettere a malincuore che le mie aspettative sono state in parte deluse, e la colpa – per lo più – è di Meta Quest 2.
The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2: Retribution, che potrebbe entrare nel guinness world record per il titolo più lungo della storia del gaming, è un’avventura semi-open wold basata sul franchise di zombie più famoso al mondo, che ha inoltre il grande pregio di presentare un game design decisamente a fuoco rispetto al resto del mercato. A partire dalla propria base, dalla quale potremo costruire armi e tool di varia natura, avremo accesso alla nostra zattera personale, che ci traghetterà verso una delle circa dieci mappe disponibili. Qui potremo risolvere quest principali e secondarie, eliminare miriadi di morti viventi, parlare con gli NPC, o semplicemente recuperare oggetti e materiali. Tornati nel nostro campo base andremo quindi a riciclare tutto ciò che non ci serve, potenziare le nostre statistiche e andare a dormire, facendo passare una giornata che andrà conseguentemente ad aumentare il numero di morti viventi presenti in gioco, e a diminuire dall’altra parte le risorse disponibili.
Se avete già giocato al capitolo precedente riconoscerete sicuramente tutti gli elmenti che ho appena descritto, e il motivo è molto semplice: questo nuovo capitolo di Saints & Sinners è sostanzialmente lo stesso gioco che abbiamo giocato tre anni fa, con qualche piccola aggiunta, e una discreta variazione nel bilanciamento. E con stesso gioco non intendo un more of the same come se ne è parlato in questo periodo di God of War, ma intendo letteralmente lo stesso gioco; con lo stesso campo base, la maggior parte delle mappe riciclate e addirittura lo stesso identico tutorial. Il finale del primo capitolo prometteva un cambio di rotta importante, quantomeno sul fronte delle location, e invece Skydance Interactive si limita a perfezionare gli elementi ludici e tecnici che caratterizzavano l’opera precedente, senza osare nulla più di qualche nuova mappa e qualche nuova arma.
Sul fronte delle aggiunte troviamo infatti una manciata di zone completamente nuove; alcune molto belle, altre un po’ vuote e impersonali, ma soprattutto delle armi inedite tra cui brilla in particolare la motosega. Questo mostro dalla potenza distruttiva devastante, ci permette infatti di tagliare in due qualunque zombie ci capiti di fronte, restituendoci una soddisfazione realmente unica nello scontro con più nemici in contemporanea. Peccato che il gioco non ci porti in nessun contesto a favorirne l’utilizzo, benché meno a forzarci nell’uso della motosega dentro a sezioni disegnate sulla sua meccanica. Curioso, anche perché la più importante delle variazioni nelle meccaniche di Saints & Sinners è relativa all’approccio.
Nel primo capitolo siamo sostanzialmente forzati ad agire di stealth, preferendo quasi sempre l’arma da taglio all’arma a lungo raggio. In questo caso invece, complice un maggior numero di munizioni e di armi, saremo portati molto più spesso a farci strada a suon di piombo per le vie di New Orleans. Se da una parte è lodevole la possibilità di utilizzare l’approccio più vicino al nostro stile di gioco, dall’altra questo tende a togliere un po’ di tensione durante gli scontri, anche perché la stamina a cui dovremo sempre buttare un occhio durante tutte le fasi delle spedizioni, non avrà nessun ruolo durante l’utilizzo delle armi da fuoco. Dal punto di vista delle rifiniture e del bilanciamento delle meccaniche sembra tutto un po’ buttato via, soprattutto perché l’esperienza di Saints & Sinners – al di là delle sue debolezza – rimane ancora oggi eccezionale.
Il game loop dell’opera di Skydance è infatti clamoroso e stimolante, facendoci restare costantemente con la voglia di entrare in gioco, recuperare qualche risorsa qua e là e tentare di potenziare al massimo il nostro skill tree. L’attività di scavenging, in questo senso, è più soddisfacente che mai, tanto che risulta forse l’elemento più importante di tutta la produzione marchiata The Walking Dead. Il senso di scoperta, poi, nonostante il riciclo delle aree, rimane invariato, lasciandoci sempre con la voglia di scoprire cosa si nasconde dietro a quell’edificio, sopra a quel tetto, o dentro a quella stanza buia. Purtroppo il level design non evolve particolarmente rispetto a ciò che abbiamo già visto tre anni fa, restituendoci tutt’oggi mappe contenute o un po’ spoglie, e dandoci accesso soltanto ai pochi edifici che sono stati modellati anche nel loro interno.
Anche il lavoro sulle scelte narrative risulta meno interessante rispetto al precedente, e si dipana attraverso una storia non particolarmente esaltante o coinvolgente, riducendo un po’ tutti i personaggi del racconto a macchiette poco carismatiche, al di là di una piccola manciata di scene efficaci. Ottima invece la durata che, come nel primo Saints & Sinners, si aggira intorno alle dieci ore per la sola campagna principale, e che potrebbe addirittura raddoppiare se si deciderà di completare tutte le missioni secondarie, e di potenziare ogni banco da lavoro. In questo senso, le fetch quest di Retribution sono relegate sostanzialmente alla fase notturna del gioco. In questo secondo capitolo potremo infatti uscire non solo durante il giorno, ma anche durante le ore di buio. Per recuperare ancora più roba prima di andare a dormire, e chiudere quindi la giornata con molti più oggetti in saccoccia, dovremo tuttavia sudarci il bottino con più insistenza, affrontando nemici ben più aggressivi rispetto alla prima fase della giornata.
In ogni caso, nonostante le debolezze figlie del capitolo precedente e nonostante non siano stati fatti grossi passi in avanti da nessun punto di vista, il più grosso difetto di The Walking Dead Saints & Sinners 2: Retribution, è un altro: la sua realizzazione tecnica. E’ innegabile: su Quest 2 sono stati fatti enormi passi in avanti sul fronte puramente visivo, assottigliando le differenze tra questa versione standalone e la precedente versione PC. Tuttavia, è evidente come la prima piattaforma che andrà a ospitare il gioco, prima dell’uscita PC e PSVR2, non sia esattamente in grado di gestire un prodotto come questo. Durante il mio playthrough, che è bene specificare manca ancora della patch del day 1, ho riscontrato una serie di bug, glitch, pop-up, compenetrazioni poligonali e addirittura crash, davvero spaventosa: una cosa mai vista sullo standalone di Meta. Il problema è semplice: Saints & Sinners 2 è un titolo che presenta una quantità di elementi a schermo e interazioni fuori dallo standard di Quest 2, che – di conseguenza – non ha assolutamente idea di come gestire. Sarebbe bello che questa generazione di visori standalone fosse in grado di lavorare su prodotti come questo, ma la verità è che dovremo aspettare necessariamente Quest 3 per veder espresso il potenziale di giochi più estesi rispetto a miracoli come Red Matter 2 o Moss 2.
Di conseguenza, la mia esperienza con The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2: Retribution è stata minata da troppi problemi rispetto all’esperienza soddisfacente che avrebbe potuto restituirmi, e che probabilmente potrà restituire ai giocatori sulle altre piattaforme. A tal proposito, dando una veloce occhiata alla versione PCVR di cui siamo già in possesso – e che tuttavia non è ancora pronta per mostrarsi al pubblico – posso già dirvi con certezza che sia questa, che la versione PSVR2, risulteranno di ben altra caratura rispetto alla prima a uscire sul mercato. Mi duole ammetterlo, ma – per una volta – la versione standalone non è quella che vi consiglio, poiché Retribution ha sì qualche problema anche sul fronte del game design, ma risulta comunque un titolo di altissimo livello, che varrebbe la pena giocare al massimo delle sue possibilità.
The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2: Retribution è un bel gioco, inferiore alle aspettative rispetto a quello che mi aspettavo a tre anni di distanza dal capitolo originale, ma comunque in grado di regalarci un game loop ancora soddisfacente come pochi. Se avete amato il primo capitolo vi piacerà anche questo, se non avete mai toccato la saga potreste addirittura adorarlo, ma la versione Quest 2 – che sarà di fatto la prima a uscire rispetto le altre versioni – non si dimostra capace di lavorare così bene rispetto al suo hardware. Io, dal canto mio, non vedo l’ora di rigiocarmelo tutto su una macchina che riesca a rendergli giustizia, riscoprendolo ancora una volta, ma amandolo – possibilmente – più della prima.
The Walking Dead Chapter 2: Retribution è disponibile dal 1 dicembre su Meta Quest 2 al prezzo di 39,99€, e su PC, PSVR e PSVR2 a data da definirsi.
The Light Brigade, l’acclamato sparatutto roguelike VR sviluppato da Funktronic Labs, riceve oggi il suo…
Il lancio di Batman: Arkham Shadow, una delle esclusive first party più significative per Meta…
Exocars, il nuovo gioco di corse sviluppato da Xocus e pubblicato da Joy Way, arriva…
Oppo è un’azienda fondata in Cina nel 2004 e, insieme a OnePlus, Realme e Vivo,…
L’aggiornamento 1.2.0 per Le Avventure Cosmiche di Ziggy è finalmente disponibile, portando con sé una…
Il mondo della realtà virtuale si prepara ad accogliere Ember Souls, un entusiasmante gioco hack-and-slash…